La Svezia nell’immaginario collettivo degli italiani  è terra di  ragazze bionde,clima rigido e mobili che si montano, non di certo il luogo ideale per giocare al calcio. A sfatare questi fastidiosi luoghi comuni ci ha pensato Luca Gerbino Polo, attaccante italiano classe ’87  dell’AFC United, una delle squadre di Stoccolma, che milita nel Superattan, la seconda divisione del calcio svedese. Luca nell’aprile 2013, dopo sei stagioni di Lega Pro divise tra Giulianova, Ravenna e Rimini, ha deciso di tentare l’avventura in Svezia, dove sta provando ad imporsi a suon di gol.

Lo abbiamo raggiunto per fare quattro chiacchiere e per sapere qualcosa in più su come si vive il calcio nel nord Europa:

Luca, avevi una carriera ben avviata in Lega Pro, cosa ti ha spinto a tentare una nuova avventura? 

“Fondamentalmente mi ero stufato.  Ho iniziato a sentire il bisogno di trovare nuovi stimoli, di dover cambiare, così ho deciso di tentare quest’avventura”.

Come mai hai scelto proprio la Svezia?

” Sono fidanzato con una ragazza italo-svedese, uno dei motivi principali è stato sicuramente questo, il poter disporre di un appoggio da cui partire. All’inizio non è stato per niente facile, ho preso i contatti da solo, sono riuscito a contattare un ragazzo italiano che ha fondato un’agenzia di management qui in Svezia e attraverso lui sono riuscito ad ottenere dei provini. È stato complicato perché appena sono arrivato Stoccolma, in seconda divisione militava solo l’Hammarby che è un po’una realtà a parte del calcio svedese, riescono a far 30mila tifosi ogni partita  e loro non mi hanno concesso neanche un provino, ho provato con il Syrianska, che all’epoca militava in prima  divisione, ma non sono riuscito a trovare l’accordo. Ho provato addirittura con una squadra di Serie A  finlandese, ma francamente era impossibile per me dal punto di vista climatico.  Allenarsi  tutti i giorni a -12 ed avere i geloni ai piedi non era fattibile, così ho deciso di ripartire dalla terza divisione”.

Ora pian piano ti stai imponendo.

“Si, sono due anni e mezzo che vivo qui, ho imparato la lingua  con il calcio mi sto prendendo soddisfazioni, ora sono in seconda divisione, penso e spero di aver ingranato. Giocare in Superattan è una bella soddisfazione per me, oltre ad essere un’importante opportunità per la mia carriera, perchè alla fine ho solo 27 anni e far bene qua mi darebbe molta più visibilità rispetto alla Lega Pro. Il Superattan è come la nostra Serie B, c’è la pay-tv che trasmette le partite ogni week end e poi con il fatto che siamo a Stoccolma la gente le partite le viene a vedere”.

Che tipo di calcio hai trovato?

“Un calcio secondo me diverso rispetto al calcio italiano. Molto meno tattico, molto più fisico, ma allo stesso tempo molto più corretto, nel senso che si va spesso al contatto fisico e ci sono contrasti duri, ma con meno furbate tipo le tirate di maglia che siamo abituati a vedere in Italia. Per non parlare poi della simulazione che è detestata da tutti”.

Che idea hanno in Svezia del calcio italiano?

“Sinceramente non capiscono come il livello del nostro calcio sia potuto scendere così tanto negli ultimi anni. Per loro il nostro calcio è quello degli anni ’90 e dei primi anni 2000, il calcio pieno di campioni a cui tutti ambivano”.

La tua sul nostro calcio qual è?

“Siamo rimasti un po’ arenati al passato, soprattutto a livello di strutture.  Altra cosa che non mi piaceva nella mia esperienza era la poca possibilità di poter fare il salto di categoria. Io ho fatto molte stagioni di Lega Pro e ormai ero etichettato come un giocatore di Lega Pro, era impensabile per me poter sperare di avere una chance in Serie B, questo mi ha portato a sentirmi chiuso, avevo vogli di respirare aria nuova, mi sono preso il rischio e me ne sono andato anche per vedere cosa c’era dall’altra parte d’Europa”.

E il calcio svedese invece in che fase è?

“Quello che mi sento di dire è che il calcio sta crescendo. Stanno sviluppando molte Academy in cui formare i ragazzi sia in ambito calcistico che professionale. Credo che le strutture delle academy svedesi in questo momento siano anche più all’avanguardia delle nostre. Diciamo che hanno intrapreso una buona strada. L’esempio più lampante è il Brommapojkarna, la squadra che ha affrontato il Torino nei preliminari di Europa League, che a livello di settore giovanile vanta più di 200 squadre fra ragazzi e ragazze, credo che solo questo possa render l’idea di quanto si curino i settori giovanili. La prima squadra viene vista come  una vetrina, dove i migliori prodotti delle formazioni giovanili possono mettersi in mostra. Giocatori come Ekdal e Guidetti vengono fuori da lì”.

Un consiglio da dare ai calciatori italiani che vogliono tentare un’avventura come la tua?

” Di sapere almeno due o tre parole d’inglese e di avere un curriculum calcistico idoneo, altrimenti fanno una figuraccia” ( ride, ndr ).

Luca, che dire, grazie mille e in bocca al lupo!!!

“Grazie a voi, crepi!!!”.