L’off season è il periodo di preparazione più importante per un calciatore: parola di Giuseppe Ungaro. Atalanta, Mantova, Real Vicenza, Reggina e non solo: sono state tante le maglie vestite in carriera dall’ex trequartista classe ’95. Una carriera sul campo che ha deciso di interrompere anzitempo, e che lo ha portato a dedicarsi anima e corpo a Seanex, un nuovo progetto pensato per accompagnare i calciatori – professionisti e dilettanti – nei loro allenamenti a cavallo tra la fine di una stagione e l’inizio di quella successiva. Ce ne ha parlato ai nostri microfoni in un’intervista esclusiva, insieme all’amore per Taranto, al calcio femminile, agli anni da calciatore e non solo. Ecco le sue dichiarazioni.

Giuseppe Ungaro: le origini di Seanex e l’amore per Taranto

Com’è nato e quando è nato il progetto Seanex?

Diciamo che l’idea è nata da un po’ di anni, già da quando giocavo, siccome mi capitava spesso di dover affrontare il periodo di off season da solo. Due anni fa ho creato il primo gruppo e quello dell’anno scorso è stato un po’ l’anno zero, quello pilota del progetto. Ho visto che è andato bene, quindi ho pensato di creare un vero e proprio format e ho fondato un’associazione. 

Quanto è importante per te che sia nato proprio a Taranto, nella tua città, e non magari a Milano o Roma?

Ho lasciato casa a 14 anni, per giocare nel settore giovanile dell’Atalanta. In sette anni di professionismo ho girato un po’ tutta Italia e mi sono trovato bene ovunque. La verità però è che l’amore per la mia città è sempre stato forte e quindi mi piaceva l’idea di poter creare qualcosa di mio qui. Mi piacerebbe dare un contributo, non solo a livello calcistico ma in generale per tutto il mondo dello sport. Tra l’altro Seanex richiama un po’ anche un gioco di parole: ‘to see’, ‘vedere’ in inglese, ma anche ‘sea’ come ‘mare’, che è un po’ immagine della mia città. Una città che ha tanto da offrire, in termini anche di cultura, strutture e divertimenti. Sono convinto, insomma, che qui un calciatore possa venire ad allenarsi ma al tempo stesso godere di relax e tranquillità.

Qual è l’obiettivo a lungo termine di Seanex?

Seanex nasce come associazione sportiva che si occupa di off season. Siamo partiti da un gruppo ristretto, ma ci auguriamo col tempo di poter attirare professionisti da tutta Italia e di poter far crescere l’intero progetto in sinergia con la città, che ha bisogno di una ventata d’aria fresca. Ti direi molto di più, sono in ballo diversi altri format, ma sono ancora in fase di sperimentazione. Dopotutto, si può dire che siamo ancora agli inizi.

Giuseppe Ungaro racconta il percorso in Seanex e l’importanza dell’off season

Che tipo di percorso è previsto in Seanex e quanto dura?

Il percorso inizia all’incirca a metà giugno e dura dalle tre alle quattro settimane. Questo percorso è pensato per affiancare i calciatori che poi cominceranno i rispettivi ritiri di squadra tra la metà e la fine di luglio. A questo fa seguito una seconda edizione, pensata anche per i non professionisti, che parte invece dal 24 luglio e si conclude il 5 agosto.

E per quanto riguarda invece lo staff, da chi viene affiancato il professionista in questo percorso?

Oltre che dal sottoscritto, lo staff di Seanex è composto da Lorenzo Mastropietro, preparatore atletico che viene da una stagione importante con il Pineto, e Francesco Lafortezza, preparatore dei portieri con un curriculum importante alle spalle proprio in questo ruolo.

Considerando che l’hai vissuto in prima persona, pensi che il modo di allenarsi – in relazione ad un calcio sempre più veloce e dinamico – sia cambiato, oppure questa fase di off season ha sempre avuto un ruolo fondamentale ed era stata semplicemente sottovalutata?

Senza dubbio il calcio sta evolvendo, e si sta passando sempre più verso una maggiore attenzione alla condizione fisico-atletica a discapito magari della parte tecnica. Per questo la fase che precede il ritiro è sempre più importante, perché bisogna farsi trovare pronti appena si raggiunge la squadra. Detto questo, ciò che mancava nell’ottica dell’off season era piuttosto la cultura dell’allenarsi in gruppo, principalmente per una questione psicologica. Per quanto si possa essere grandi professionisti, infatti, allenarsi da soli per settimane tra spiaggia, campo, palestra, diventa difficile da gestire. E in questo periodo, che dovrebbe essere di scarico, non si può accumulare così tanto stress.

Ma questo tipo di percorso interessa solo ai giocatori più esperti o coinvolge anche i giovanissimi?

No, anzi, devo dire che ci sono arrivate tante richieste anche da ragazzi di 13 o 14 anni. Il nostro percorso è pensato per i calciatori dai 18 anni in su, che già si approcciano ad un calcio più professionistico, diciamo dall’Eccellenza fino alla Serie A. Il secondo percorso però, quello come ti dicevo pensato anche per non professionisti, è già più adatto ad esempio a 16enni e 17enni, siccome parliamo di un programma un po’ più morbido.

E per quelli ancora più piccoli, invece?

Per loro stiamo studiando un ulteriore programma, che potrebbe partire dal 2024. Dopotutto anche loro hanno necessità di prepararsi, anche se in modo diverso. Io che sono cresciuto in un settore giovanile importante so bene che bisogna farsi trovare pronti, anche a quell’età, soprattutto quando si passa dalla piccola scuola calcio del proprio paese ad una grande realtà.

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Tra grandi nomi e calcio femminile: i progressi di Seanex e la visione di Giuseppe Ungaro

Ci sono delle differenze nel programma d’allenamento del 30enne professionista consumato e il 17enne-18enne che magari ha un fisico e delle esigenze diverse?

Assolutamente, anche se più che un discorso d’età direi che è una questione di background. In Seanex per ogni atleta viene effettuata un’anamnesi dettagliata. Da che stagione viene? Si è allenato tutto l’anno o ha subito dei traumi? Che tipo di allenamenti ha svolto sotto l’aspetto aerobico e della forza? Tenendo conto di questi fattori viene poi preparato un certo tipo di percorso ad hoc.

E c’è un modo per dare continuità a questo percorso durante tutto l’anno?

Sì, durante la stagione viene fatto un lavoro integrativo. Lo scorso anno, ad esempio, ci siamo confrontati anche con i preparatori atletici delle rispettive società proprio per creare un filo conduttore tra la parte di off season e gli allenamenti di squadra. Da questo confronto riusciamo a produrre una scheda personale, che presenta esercizi, tempi e carichi diversi in base alle attitudini del singolo.

Avete già avuto modo di lavorare anche con calciatori importanti?

Assolutamente, lo scorso anno abbiamo avuto Pippo Falco, che col Cagliari ha vinto i play-off di Serie B. Stiamo lavorando anche con Alessandro Gatto, che viene da un’annata con 35 presenze e 8 gol tra Casarano e Legnagno. Un altro esempio è Federico Mastropietro, che ha fatto 25 partite in Serie C la scorsa stagione e in quella prima si è messo in mostra con 6 gol e 3 assist. Ovviamente questi numeri non sono tutti merito di una buona off season, ci mancherebbe, però il percorso fatto con noi contribuisce anche a instaurare una forma mentis che poi rimane nella testa dei giocatori per tutta la stagione.

E con le donne invece? State già lavorando anche con loro?

Certo, ci sono anche atlete donne, dopotutto Seanex significa integrazione. Il calcio femminile è ormai una realtà anche in Italia, basti pensare alla partita di Champions League di quest’anno tra Roma e Barcellona. Attualmente stiamo lavorando con Giorgia Basile, portiere del Napoli Primavera, e Giulia Pia Turco, centrocampista cresciuta nella Lazio Primavera che proviene da una stagione giocata da sotto età nei Dilettanti. Al momento si allenano insieme agli uomini, ovviamente con programmi specifici per loro. Il nostro obiettivo però, sul lungo periodo, è provare a strutturare una off season pensata solo per atlete.

Giuseppe Ungaro e il calcio giocato: “Non c’è meritocrazia. Reggio mi è rimasta nel cuore”

Direi che sul progetto ci siamo detti tutto, quindi parliamo un po’ di te. Più di 100 presenze in Serie C e poi hai deciso di smettere. C’è qualcosa che ti è mancato, che non ha funzionato a dovere, e che ti ha portato a dire basta?

Quello del calcio è un mondo particolare, un mondo dove spesso lavoro e sacrifici non bastano e in cui bisogna saper cogliere i momenti fortunati, se e quando arrivano. E io il mio dovere penso di averlo fatto.

Ti riferisci all’esperienza con la Reggina?

Sì. Dopo una prima parte di stagione a buoni livelli, mi sono ritrovato fuori lista. Poi ci sono rientrato, ma semplicemente perché meritavo quella seconda possibilità. Ho fatto anche un gol importante ai play-off che ci permise di passare il turno ma poi, l’anno dopo, non fui riconfermato.

Come mai?

Ah, non saprei. Non ero stato abbastanza bravo? O forse c’erano altri motivi? Vedi, il calcio è fatto di tante dinamiche imprevedibili. Dopo Reggio passai al Bisceglie, ma dopo un anno in Serie D ho deciso di fermarmi. Ero cresciuto in un ambiente di Serie A a livello giovanile e le mie ambizioni erano sempre state quelle. Lì mi sono reso conto di dover smettere, anche perché mi ritengo una persona che crede molto nella meritocrazia, e nel calcio purtroppo la meritocrazia manca.

Rifaresti la stessa scelta?

Sì, non ho rimpianti. Nel frattempo ho preso una laurea in scienze motorie e cerco di trasmettere il mio amore per il calcio a tutti i ragazzi e le ragazze che si affidano a Seanex. Il mio è stato comunque un bel percorso e sono felice di aver lasciato un ottimo ricordo a tante persone che hanno apprezzato la mia dedizione e la mia professionalità. Reggio, in particolare, mi è rimasta nel cuore. L’ho sempre vista simile a Taranto per certi versi, è una città che respira calcio e con una piazza che merita grandi traguardi. A proposito: stanno vivendo giorni difficili e mi auguro davvero che questa spiacevole situazione in cui si trovano possa avere un lieto fine.

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