In esclusiva per Football Scouting abbiamo raccolto le dichiarazioni del giovane Valerio Zuddas. Dopo un passato in Serie C (lo scorso anno alla Reggina) da gennaio nuovo preparatore atletico dell’ UTA Arad, formazione che milita nella Liga 2 romena.

L’arrivo in Romania

“Dopo un anno in Georgia diviso tra le esperienze con il Kolkheti Poti e lo Spartaki Tskhinvali é arrivata la chiamata dell’ UTA Arad, una delle formazioni più blasonate del calcio romeno, capace di mettere in bacheca ben sei campionati e due coppe nazionali. Qui ci sono tutti i presupposti per lavorare bene e i primi mesi sono stati molto positivi. La società opera in maniera molto oculata sia per quanto riguarda la prima squadra che per la gestione del proprio settore giovanile. Molti ragazzi provenienti dalla nostra cantera sono finiti in club importanti come Wolverhampton e Steaua Bucarest, sintomo che il nostro vivaio produce calciatori di grande qualità. La squadra? Ho trovato un gruppo giovane e di valore, impreziosito da calciatori di grande esperienza che hanno avuto trascorsi importanti in squadre rinomate: Cristian Melinte vanta esperienze in Italia con le maglie di Piacenza e Palermo. Senza dimenticare altri elementi cardine come El Hasni (ex Vicenza), Alexander Ciucur, Bodo Kanda, Ciprian Rus, Alin Seroni e Ionut Neagu (ex Steaua e Otelul Galati).

Georgia-Romania vs Italia: due modi di fare calcio agli antipodi

“I metodi di lavoro, in questi paesi, hanno risentito tantissimo dell’ influenza sovietica: grandi volumi di allenamento, capacità come forza e velocità allenate separatamente attraverso lunghe sessioni che non prevedono l’ utilizzo del pallone. Per quanto riguarda la filosofia di gioco, rispetto all’ Italia, in Romania e in Georgia si opta per un calcio molto più verticale, nel quale si vede poco palleggio ma tantissimi capovolgimenti di fronte e transizioni. Un’ idea di calcio molto spettacolare dove i principi della tecnica individuale la fanno da padrone sulla tattica. Concetti che vanno a cozzare con i dogmi italiani del tatticismo esasperato e della grande organizzazione. Dal punto di vista nostrano questo tipo di approccio viene catalogato come “disordinato” perché molte volte le distanze tra i reparti non sono omogenee, così come i meccanismi difensivi di marcatura e copertura non sempre vengono applicati al meglio”

Progetti futuri

“Attualmente mi trovo molto bene in Romania. Trasferirmi qui é stato un passo molto importante per la mia carriera e nonostante abbia iniziato a lavorare in questo club soltanto da pochi mesi mi sono inserito bene. C’é molta sintonia con i calciatori, con lo staff e con tutto il gruppo dirigenziale. Sicuramente mi piacerebbe fare ritorno in Italia un domani ma come ho già detto qui mi trovo benissimo e ci sono tutte le condizioni per lavorare al meglio”

La struttura della preparazione atletica

“Per quanto riguarda la fase di preparazione al campionato, in Romania, prima che inizi la stagione ufficiale molti club optano per un trasferimento nel complesso situato ad Antalya, in Turchia, oppure a Cipro dove le condizioni climatiche sono buone e permettono di strutturare al meglio le sedute. A proposito degli obbiettivi della preparazione fisica legati alla stagione, occorre fare dei chiarimenti: é impossibile pensare che, sia dal punto di vista fisiologico che da quello pratico, un allenamento svolto ad agosto o a gennaio possa influire sulla forma nei mesi successivi. E’ una vecchia convinzione che noi preparatori atletici stiamo cercando di ribaltare: la condizione fisica si acquisisce in maniera graduale, lavorando giorno dopo giorno, settimana per settimana, ma soprattutto giocando a calcio, non correndo attorno al campo o nei boschi. Giocando a calcio quotidianamente, il giocatore viene stimolato dal punto di vista tecnico, tattico, fisico e psicologico. Sono componenti fondamentali che non possono essere allenate separatamente. Nel calcio vince chi gioca meglio, non chi corre di più. Il nostro lavoro ha come fine quello di mettere la squadra nelle condizioni di correre “bene”, non di correre tanto. Per questo é fondamentale comprendere e parlare la lingua dell’ allenatore”

Un pensiero sulla drammatica situazione della nostra Serie C

“Ci sono delle regole chiare che andrebbero rispettate. La normativa sulle fideiussioni é molto limpida: chi non la presenta entro la scadenza non si può iscrivere al campionato. Invece ci tocca assistere a veri e propri scempi come quello accaduto nella partita tra Cuneo e Pro Piacenza. E paradossalmente é un “bene” che sia finita 20-0, perché un risultato così eclatante può aiutare a fare aprire gli occhi sulla situazione in cui versa il calcio italiano. Stiamo assistendo alla progressiva scomparsa di piazze storiche che hanno fatto tantissimo per il nostro movimento, come Matera e Piacenza. Solide realtà nelle quali si poteva lavorare bene e che invece finiscono per aggravare ancora di più il quadro clinico disperato del nostro pallone. Allo stesso tempo non va dimenticato che le società di Serie C sono costrette a pagare le stesse tasse dei club di prima e seconda divisione, pur avendo molte più problematiche dal punto di vista regionale e logistico, per nulla comparabili a quelle dei top club professionistici. Così diventa tremendamente complicato reggere tali costi. Formazioni storiche come i Glasgow Rangers e il Ferencvaros sono state relegate alla terza divisione per inadempienze economiche, senza se e senza ma. Da noi, invece, c’é ancora troppa permissività da questo punto di vista”