I primi anni alla Lazio condivisi con alcuni dei migliori talenti del panorama italiano ed europeo. Poi diverse esperienze per crescere, grazie agli eventi positivi e, perché no, alle difficoltà. Il presente di Francesco Vivacqua, attaccante classe ’94 del Rende, è però al Rende. Intercettato in esclusiva dai nostri microfoni, queste le sue dichiarazioni.

Dopo annate difficili, sembra tu abbia trovato la tua dimensione nel Rende, dove dal tuo arrivo nella scorsa stagione la continuità non è mancata.

Ho passato degli anni difficili dopo essere andato via dalla Lazio. Sono andato al Taranto, in Serie D, trovando spazio ma non giocando comunque sempre. Poi è arrivata l’esperienza in Lettonia, a mio avviso molto positiva, dato che ho trovato un minutaggio importante e ho avuto la possibilità di giocare i preliminari di Europa League, riuscendo anche a segnare. Qui al Rende sono vicino casa, l’ambiente è fantastico, ho subito sentito il calore della gente e delle persone che lavorano qui. Inoltre il tecnico ha sempre creduto in me sin dal primo giorno quando in pochi lo facevano, un grande ringraziamento va a lui”.

L’esperienza in Lettonia ti avrà sicuramente fatto crescere, nonostante ti abbiano fatto giocare in ruoli non propriamente tuoi.

È stata un’esperienza formativa, specialmente umanamente, perché non credevo che vivere all’estero potesse portarmi così tanti vantaggi nella vita quotidiana. A livello calcistico ho trovato poco spazio come prima punta, mentre invece sono stato spesso schierato come esterno, alle volte anche come quinto di centrocampo con compiti difensivi, perché erano le esigenze della squadra in quel momento. Tanti tecnici mi conoscono per la mia generosità e duttilità, chiaramente in certe posizioni non riesco a dare il meglio di me, ma nel percorso di crescita di un calciatore è importante riuscire a saper disimpegnarsi in più posizioni per poter sempre migliorare”.

Il Girone C negli ultimi anni è sempre stato molto competitivo. Voi, da neopromossa, che obiettivi avete?

Obiettivo iniziale e principale è quello di mantenere la categoria, visti anche gli sforzi fatti dalla società. Ho sempre detto che dobbiamo guardare partita dopo partita, perché abbiamo avuto la prova che ogni partita è difficile, sia se giochi contro l’ultima in classifica che contro la prima. Lavorando duramente giorno dopo giorno possiamo creare qualcosa di positivo, e mi sento di dire che tutti noi ci alleniamo sempre al massimo, cosa che ha creato compattezza all’interno del gruppo. Subiamo pochi gol, non segniamo moltissimo ma c’è da dire che l’infortunio di Ricciardo in questo senso ci ha penalizzato. Tra poco rientrerà Giovanni e sono sicuro che ci darà una grande mano”.

Ai tempi delle giovanili con la Lazio hai condiviso lo spogliatoio con calciatori come Strakosha, Cataldi, Lombardi e Keita Baldé. Così come per loro, anche per te le premesse erano delle migliori. Poi qualcosa forse non è andato come speravi…

L’esperienza alla Lazio è stata fantastica, perché parliamo di uno dei migliori settori giovanili d’Italia. Nei primi anni segnavo molto, difatti vinsi il titolo di capocannoniere con gli Allievi Nazionali, poi con Bollini ho trovato molto spazio perché mi vedeva praticamente come un giocatore tuttofare. Giocare con i nomi che hai citato è stato bellissimo, sono molto felice che siano riusciti ad arrivare dove sono ora. Per quanto riguarda il sottoscritto, all’epoca sono stato seguito da procuratori che non hanno svolto il loro lavoro nel modo corretto, mentre ora ho la fortuna di lavorare con una persona eccezionale come Franco Zavaglia, ed anche grazie a lui che ha creduto nel progetto Rende oggi riesco ad esprimere le mie qualità. Mi è stato vicino nei momenti più difficili, spero di ripagarlo risalendo la china”.