Antonino La Gumina nasce a Palermo il 6 Marzo del 1996.
Per tutti quelli che lo conoscono è Nino, il ragazzino biondo, bassino e silenzioso che quando ha la palla sembra un gigante. E bassino lo è veramente: infatti, nella prima infanzia, gli viene diagnosticata la sindrome di Osgood-Schlatter, a causa della quale la sua crescita sarà bruscamente rallentata e solo con l’aiuto di una cura ormonale sarà possibile vedere lo sviluppo fisico del ragazzo.
Appassionato di calcio sin da quando ha memoria, tifosissimo del Palermo, ha come idolo di gioventù Frabrizio Miccoli, da cui cerca di imparare movenze e trucchi del mestiere. Inizia a tirare calci ad una palla presso la scuola calcio Libertas Capaci, dove le sue innate doti lo fanno spiccare come uno degli elementi di maggior prospetto. Se ne accorgono in molti in Sicilia, ed ecco il periodo dei provini, che lo vede rimbalzare da una parte all’altra dell’isola. Sarà il Palermo però a convincersi maggiormente e ad arruolare il piccolo Antonino fra le sue fila.
Inizialmente e soprattutto a causa di un fisico non sviluppato, si posiziona sulla trequarti, svariando sia da esterno offensivo che da trequartista. Le doti tecniche, però, non sono sufficienti, non basta saper accarezzare la palla o dribblare sulla fascia, il ruolo richiede un equilibrio e una maturità che Antonino sembra non possedere, si perde spesso in se stesso sparendo dalle gare e lasciando vani tutti i buoni propositi che la tecnica di cui dispone renderebbe leciti.
Infatti, alle porte della stagione 2013\2014, dopo anni di militanza tra le schiere rosanero, si prospetta la possibilità, molto più che tangibile, di cambiare aria e città. Nino non è sereno, non gioca molto, il ruolo non lo aiuta e le caratteristiche acquisite durante la crescita, tra cui una stazza atletica finalmente adeguata, lo vedrebbero meglio in un’altra posizione. Ma la svolta è vicina e l’ora di lasciare casa non è ancora giunta.
Approda infatti in società, nel ruolo di responsabile del settore giovanile, Dario Baccin, faccia nota del calcio italiano degli anni 90, assieme a Giovanni Bosi nel ruolo di allenatore della Primavera. Per Antonino è finalmente giunta l’ora della riscossa: il duo Baccin-Bosi ha l’intuizione di spostare La Gumina sulla linea degli attaccanti. E’ svelto, intelligente nei movimenti e freddo sotto porta: è, a tutti gli effetti, un attaccante e li deve stare. Inizia così una nuova parentesi e Nino questa volta sembra sempre più a suo agio. Segna gol a ripetizione e fa sempre più parlare di se, sino alla convocazione ed esordio in prima squadra, a fine campionato 2014-2015.
L’anno successivo parte con Antonino saldamente al comando dell’attacco dell’attacco della Primavera, segna e gioca spesso, affilando le sue doti. A qualcuno ricorda il primo Ciro Immobile, tutto corsa, entusiasmo e gol, ma il paragone con lo “scugnizzo” non si fermerà li: infatti, nel corso dello strepitoso Torneo di Viareggio disputato dal Palermo di Bosi (con 11 italiani in campo), giunto in finale e sconfitto solo ai rigori, è proprio Antonino a risultare la super star. Capocannoniere con 9 gol, uno solo in meno di Immobile ai tempi della Juve e soprattutto in grado di segnare una doppietta in finale, mettendosi in luce e risultando immarcabile per i centrali juventini.
Conclude la stagione nella Primavera rosanero con 12 gol, 2 in Coppa Italia e 9 siglati nel Viareggio, una vera consacrazione e il trampolino definitivo verso il calcio che conta. Sono, infatti, soprattutto le tre presenze con la maglia della prima squadra al Barbera a fare ancora più rumore, così come le apparizioni in Under 19 e 20, con annessi giudizi positivi di gente come Evani o Luigi di Biagio. In estate, in occasione del premio “Ussi estate 2016”, che celebra gli sportivi siciliani che si sono messi in luce nell’ultima stagione, Nino è stato premiato ed ufficialmente riconosciuto come il calciatore siculo più promettente, un vero incoraggiamento per chi, solo pochi anni fa, era visto come una cometa, bello ma di passaggio e che ora, ispirandosi a campioni del calibro di Morata e Dybala, punta dritto ad una carriera di primissimo piano, nella convinzione che crescere non sarà mai più un problema.
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