La crisi economica nei settori giovanili italiani: lo sfruttamento degli istruttori.

La crisi economica ha colpito da alcuni anni il nostro paese e anche il mondo calcio ha subito conseguenze.

Società dilettanti e società professioniste di provincia si trovano a dover lottare ogni stagione per concludere le annate senza ulteriori debiti.

Si cerca in qualunque modo di spendere bene o tagliare addirittura alcune spese per far quadrare i bilanci. I tagli interessano i trasporti, le spese del materiale, ecc..

Fin qui tutto ok, se non fosse che si risparmia anche in altro modo: con gli istruttori del settore giovanile.

Ogni anno le società ricercano allenatori, per il proprio settore giovanile, che diano ampia disponibilità oraria, gente preparata con molte esperienze e addirittura gente titolata accademicamente o con riconoscimenti federali (i vari patentini da allenatori).

Il problema sorge quando ci sono gli accordi economici tra le società e gli istruttori. Ci troviamo dinanzi ad istruttori validi, o laureati in scienze motorie, o allenatori con patentini uefa a e b, sottopagati o addirittura sfruttati.

Troviamo istruttori “fortunati” che hanno accordi con le società dove mensilmente “guadagnano” dai 50 ai 100 euro (pochi percepiscono di più) e troviamo istruttori che al mese “ricavano” solo una pacca sulla spalla e un grazie.

In questo modo nessuno può permettersi di pagarsi nemmeno una bolletta o di pensare di compiere questo mestiere come secondo lavoro.

Facendo così vediamo ogni anno istruttori validi che abbandonano tale professione visto che le spese sono molto più alte rispetto ai ricavi.

I settori giovanili italiani sono la fonte principale per le società: se un settore giovanile lavora bene ne gioverà benefici tutta la società.

E allora mi pongo alcune domande:

  • perché non si punta realmente sul settore giovanile?
  • perché un istruttore giovanile, che svolge questa professione minimo per 3 giorni a settimana, non può guadagnare un adeguato rimborso economico?

Onestamente non so rispondere.

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