Abbiamo intervistato Christian Botturi, Direttore Sportivo della Pro Sesto, l’outsider per eccellenza del campionato di serie C attualmente in corso. Bresciano, classe 1980, ha alle spalle una ricca e variegata esperienza nel mondo del calcio.

Nonostante lei sia ancora molto giovane, vanta già un’esperienza pluriventennale in ambito dirigenziale. Come si è avvicinato per la prima volta a questo mondo e quali sono stati i passi successivi che l’hanno portata ad essere dove si trova attualmente?

“Inizialmente ho giocato a calcio a livello dilettantistico. Iscrivendomi poi alla facoltà universitaria di Scienze Motorie, mi sono accorto di avere delle attitudini maggiormente manageriali: in poche parole, mi piaceva gestire le situazioni che mi si generavano attorno.

All’età di 18 anni, nonostante fossi ancora giovanissimo, ho deciso di smettere di giocare e ho avuto l’opportunità di mettermi alla prova allenando una piccola squadra oratoriale. Da quel momento in poi ho svolto diverse esperienze, ricoprendo per quattro anni il ruolo di Osservatore all’Atalanta. A Bergamo ho avuto modo di lavorare con Favini e Bonifacio, due figure importantissime per me, poiché mi hanno fornito i primi input tecnici per capire come andavano inquadrati e sviluppati i calciatori all’interno di un Settore Giovanile.

Il luogo in cui mi sono formato nella mia totalità è stato però Montichiari, dove ho ricoperto praticamente tutti i ruoli: da Allenatore dei Pulcini, a Responsabile dell’attività di base, fino ad arrivare alle cariche di Responsabile del Settore Giovanile e Direttore Sportivo della Prima Squadra in serie C2.

Ho fatto poi il DS anche al Mantova e al Lumezzane, il Direttore del Centro di Formazione dell’Inter e cinque anni come Responsabile del Settore Giovanile del Brescia, culminati con la direzione tecnica della Prima Squadra in Serie B, quando l’allenatore era Pippo Inzaghi. Terminato il mio contratto con Cellino, quest’estate, proprio quando pensavo di dovermi fermare per un periodo, limitandomi a visionare partite, mi è arrivata questa possibilità dalla Pro Sesto, che ho deciso di cogliere al volo.

In aggiunta a quanto appena illustrato, nel mio percorso ho anche avuto l’occasione di svolgere due esperienze all’estero: in una ho fatto il Responsabile Scouting in Brasile per una società spagnola, nell’altra, per mezzo di una società inglese di marketing sportivo, ho portato per sei mesi il calcio nelle scuole a Nuova Dehli, in India.

Inoltre, ho lavorato anche come Responsabile Organizzativo del Centro Federale Territoriale di Brescia ed ho fatto parte per due anni della Commissione Nazionale FIGC, per lo sviluppo dell’attività calcistica di base in Italia”

Venendo al presente, quale aspetto in particolare l’ha convinta ad accettare senza riserve l’offerta della Pro Sesto?

“Ad avermi convinto è stata la “sofferenza sportiva” di questa società, nell’ultimo anno soprattutto.

La Pro Sesto veniva infatti da una finale playout, vinta negli ultimi dieci minuti ai danni del Seregno. Siccome in quel periodo stavo cercando soprattutto una nuova sfida personale da affrontare, sono rimasto particolarmente colpito dalla storia recente del club, che veniva da tanti anni di Serie D, in seguito al fallimento del 2010.

Inoltre, la società è stata sin da subito molto schietta in merito al budget da rispettare, dandomi letteralmente le chiavi in mano, quindi piena libertà operativa, nella costruzione della squadra”

La rosa della squadra è complessivamente giovanissima- con un’età media inferiore ai 24 anni-e vanta numerosi prestiti dai Settori Giovanili nazionali più prestigiosi. Oltre all’aspetto economico sopra accennato, quali sono le caratteristiche predilette dalla società nella selezione dei profili?

“Considerato il recente passato piuttosto sofferto della società, non nego di aver avuto una certa riluttanza da parte di alcuni procuratori a mandare i propri assistiti da noi. Pertanto, tenendo presenti anche i limiti di budget, ho cercato innanzitutto di portare giocatori che negli ultimi anni, per vari motivi, non erano riusciti ad esprimere appieno le proprie potenzialità, unendoli ad altri provenienti da Settori Giovanili di livello assoluto, quali ad esempio Inter, Sampdoria, Parma e Sassuolo.

Al di là degli aspetti prettamente tecnici, ho cercato di carpire chi avevo di fronte prima come uomo e poi come calciatore, ascoltandone attentamente le motivazioni, gli obiettivi personali e le problematiche che ne hanno limitato la piena espressione.

Un altro criterio da non sottovalutare è poi la struttura fisica dei calciatori. Non tutti, infatti, una volta usciti dalla Primavera, sono in grado di reggere l’urto fisico del campionato dei grandi”

Analogamente alla Rosa, giovanissimo è anche il tecnico Matteo Andreoletti (30 gennaio 1989-34 anni). Perché la scelta è ricaduta proprio su di lui? Quali caratteristiche in particolare hanno portato alla sua nomina?

“Personalmente, ritengo che nel calcio esistano allenatori che per caratteristiche tecniche, comportamentali e di filosofia calcistica, possono lavorare solo in determinate piazze. Andreoletti è appena all’inizio e a noi serviva un tecnico che, nonostante la giovane età, avesse la capacità e la “spavalderia” di incidere, imprimendo alla squadra la propria filosofia calcistica.

Pertanto, la scelta non è ricaduta su un profilo esperto e conservatore, ma anzi, al contrario, su un giovane promettente e dalle idee innovative. Alla Pro Sesto il nostro motto è “umili fuori, arroganti dentro” – e questo principio si applica anche nella scelta del timoniere.

Non so in quanti, a bocce ferme, avrebbero affidato la panchina di una Prima Squadra professionistica ad un allenatore così giovane. È facile parlare adesso che la stagione sta andando alla grande, ma la nomina del mister è una scelta che rifaremmo altre mille volte, poiché noi tutti eravamo ben consci delle qualità tecniche ma soprattutto caratteriali di Andreoletti”

La stagione della Pro Sesto è stata finora straordinaria e al di sopra di ogni più rosea aspettativa; attualmente è in testa al girone A con 50 punti, a pari merito con la Feralpisalò. A fronte di risultati così sorprendenti, c’è stato un rimodellamento verso l’alto degli obiettivi di inizio stagione?

“Assolutamente no. Sembrerà strano, ma fino ad un mese fa il nostro unico obiettivo era la salvezza che – a meno di casi anomali o eccezionali – possiamo dire orgogliosamente di aver raggiunto con largo anticipo.

Detto ciò, non rimaniamo ancorati ai 50 punti del passato e, allo stesso tempo, non facciamo voli pindarici per il futuro. Per noi è importante continuare a vivere nel “qui ed ora”, valorizzando i giovani ed indirizzando tutte le nostre energie mentali esclusivamente alla prossima gara in calendario, quasi come si trattasse di una vera e propria finale”

Solo alla fine della stagione, tracceremo una linea e vedremo dove saremo arrivati.

Un’ultima battuta prima di salutarla: dove vuole arrivare Christian Botturi?

“Bella domanda (ride). Me lo sono chiesto anche io questa estate, dopo i cinque anni trascorsi a lavorare per la squadra della mia città, un’esperienza unica nel suo genere ma emotivamente molto dispendiosa.

Come ho già accennato in precedenza però, non amo molto parlare del passato o proiettarmi troppo in avanti nel tempo. La mia attenzione è rivolta solo ed esclusivamente al “qui ed ora” ed il mio presente si chiama Pro Sesto.

Personalmente, mi ritengo una persona molto ambiziosa, che non ha paura di mettersi in gioco e di affrontare le nuove sfide che la vita gli metterà di fronte”