La vita di un giovane calciatore è molto meno rosea di quello che potrebbe apparire, specialmente se la strada per il successo è ancora lunga e scoscesa. La sveglia di Raffaele Celia suona ogni mattina alle 6.00, e la giornata non finisce prima delle 20.00 con l’ultimo allenamento. Il calcio, la scuola, la vita da pendolare fra il suo paese natio Petrizzi e la più grande Catanzaro, il sostegno indispensabile della famiglia, i notevoli sacrifici. Raffaele, però, è un ragazzo con la testa sulle spalle e con le idee decisamente chiare, conscio delle grandi difficoltà che ancora gli si prospettano sul suo cammino ma altrettanto consapevole che nella vita l’abnegazione e la costanza, prima o poi, pagano. Il futuro appartiene a chi crede alla bellezza dei propri sogni e questo, Raffaele, nonostante la sua giovanissima età, sembra averlo perfettamente capito.

 

Ciao Raffaele, ruolo?

“Sono un terzino sinistro, mancino”

Le tue migliori qualità e dove, secondo te, devi ancora migliorare?

Se dovessi scegliere il mio punto forte, direi l’accelerazione e la falcata. Da piccolissimo giocavo da ala e questo cambio di passo mi aiuta ancora oggi nelle incursioni offensive, oltre che, ovviamente, nelle azioni di recupero difensivo. Probabilmente, devo ancora migliorare a livello di concentrazione. Inutile aggiungere, inoltre, che a livello tecnico non si finisce mai di migliorarsi.”

La tua prima partita allo stadio?

Fu una trasferta: mio padre è un grande tifoso del Catanzaro e mi portò con sé a vedere la finale play-off in serie C2, Cisco Roma – Catanzaro. Purtroppo perdemmo 4-0!

Il tuo calciatore preferito?

Marco Reus del Borussia Dortmund

E quello a cui ti ispiri invece?

Mi paragonano a Fabio Coentrao del Real Madrid, ed è un paragone che mi piace e mi onora.

Recentemente hai esordito in Nazionale U15 nella doppia amichevole ravvicinata contro il Belgio, essendo, tra le altre cose, l’unico ragazzo proveniente dal settore giovanile di una squadra di Lega Pro. Cosa si prova ad indossare la maglia azzurra?

E’ un esperienza bellissima, indescrivibile. Mi rendo conto che ci sono tanti ragazzi che sarebbero voluti essere al mio posto e questo mi rende consapevole dell’ immensa fortuna che ho e mi spinge a migliorare, giorno dopo giorno. Cantare l’Inno di Mameli è qualcosa di unico, ho ancora i brividi.”

Si parla insistentemente di un corteggiamento nei tuoi confronti di varie big del calcio italiano, quali Roma e Juventus. Cosa vuol dire per un ragazzo così giovane sentire il proprio nome accostato a squadre così blasonate?

Fa piacere e mi riempie d’orgoglio, non posso negarlo, ma per il momento penso solo ed esclusivamente a far bene con la maglia del Catanzaro. Tutto il resto si vedrà in futuro.”

Credi sia più difficile per un ragazzo meridionale emergere in ambito calcistico rispetto a un suo coetaneo del Nord?

Sinceramente credo di si.  Al Nord ci sono più squadre, più risorse economiche, più strutture e una visibilità decisamente maggiore. Qui c’è tanta gente di talento, ma spesso non è sufficiente e c’è bisogno di un pizzico di fortuna per andare avanti.”

Quanto sono importanti i tuoi genitori nella tua crescita umana oltre che professionale?

Indispensabili. Non ce la farei mai senza di loro. Ogni giorno mi accompagnano a scuola e agli allenamenti, entrambi a Catanzaro e quindi a una quarantina di chilometri dal paesino dove abito. Mi hanno perfino accompagnato a Coverciano per lo stage con la nazionale. Non mi fanno mancare niente, a livello di supporto sia psicologico che materiale.”

Oltre la tua famiglia, quali sono state finora le altre figure rilevanti nel tuo percorso?

“Senza ombra di dubbio, i mister che ho avuto: Corasaniti che vedendomi giocare a calcetto nel mio paese mi ha convinto, nonostante fossi scettico, a tornare a giocare per una scuola calcio; Trocano e Vitale a Montepaone che mi hanno formato calcisticamente e insegnato i valori veri del calcio; e per finire Mister Teti che mi ha voluto fortemente a Catanzaro e che ha fatto la mia fortuna spostandomi qualche metro più dietro e impostandomi nel mio ruolo naturale di terzino sinistro!”

In tempo di social network, è estremamente facile per un giovanissimo calciatore come te montarsi la testa e perdere di vista l’obiettivo. Tu riesci a rimanere con i piedi per terra?

Io ho sempre in testa l’insegnamento di mio padre: “Se ti rilassi, sei finito”.  So che a volte può essere facile montarsi un po’ la testa, ma l’umiltà è al primo posto nella mia scala di valori. Bisogna migliorarsi ogni giorno e non smettere mai di imparare, perché quando pensi di essere arrivato e ti adagi, non vai da nessuna parte e ci sarà sempre qualcuno pronto a superarti.

Ultima domanda, il tuo sogno nel cassetto?

Giocare un mondiale con la Nazionale, ma la strada è ancora lunghissima.”