Piero Lenti è un baby-fenomeno, nato a Schwelm il 25 giugno del 2001 e presto trasferitosi in Puglia. Cresce nei campi di San Giorgio Jonico e dal 2010 veste la maglia viola della Fiorentina.

Prima di procedere con l’intervista abbiamo avuto modo di scambiare due chiacchiere con Francesco Lenti, padre del giovane talento, che ci ha permesso di realizzare una breve intervista al figlio. Un sentito ringraziamento va a tutta la famiglia Lenti per la massima disponibilità dimostrata.

Preparare un’intervista ad un ragazzo del 2001 non è mai semplice. Bisogna cercare di trovare le parole giuste per non essere fin troppo formali e far diventare la temibile intervista, una discussione piacevole tra amici. Numerosi i dubbi e le perplessità e ci siamo chiesti se fosse più coscienzioso rivolgere le domande esclusivamente al padre Francesco. La realtà alcune volte è sorprendente e sono bastati pochi attimi per spazzare via tutti i dubbi. Piero è un ragazzo eccezionale che dimostra già una grande maturità. Umile, sincero e consapevole dei propri mezzi, un giovane talento che ci ha sorpreso per il linguaggio tattico con il quale spiega nei minimi dettagli le sue giocate.

Come ci si sente a crescere con l’etichetta del baby-fenomeno?

Personalmente non mi ha creato nessun problema. Sono un ragazzo umile che non si monta la testa. Questo è quello che mi ha trasmesso da sempre mio padre ed è un aspetto del mio carattere che riconoscono tutte le persone che mi circondano. Quando scendo in campo penso solo a dimostrare le mie qualità, mantenendo sempre una grande umiltà.

Da Schwelm a Firenze passando per Taranto. Com’è cambiata la tua vita con il trasferito alla Fiorentina?

Ero molto entusiasta del trasferimento alla Fiorentina. Una decisione presa con tutta la famiglia, con mia madre che ha avuto un ruolo determinante per l’amore che nutre verso questa città. Una scelta che rifarei perché si tratta di una società seria, composta da ottime persone e che mi ha regalato delle grandi emozioni da quando sono qui. 

Quali sono le tue aspettative e dove ti vedi tra qualche anno?

Voglio vivere il presente, senza pensare troppo al futuro. Oggi sono alla Fiorentina, mi trovo bene e penso a dare tutto per questi colori. Per quanto riguarda le altre squadre, nutro fin da bambino una grande passione per Liverpool e  Napoli, due piazze dove un giorno mi piacerebbe approdare.

Ti ispiri a qualcuno per il tuo gioco?

Da sempre il mio idolo è Diego Armando Maradona, mentre se devo fare un nome valutando gli ultimi dieci anni dico Ronaldinho. Naturalmente quando scendo in campo cerco di dare il massimo per la squadra. Vivo alla giornata e metto sempre il gruppo davanti alle singole giocate. 

Il ruolo tattico varia nel corso degli anni anche in relazione al mister. In quale zona del campo riesci a dare il meglio di te?

Nella nostra squadra alterniamo il 4-2-3-1 al 4-4-2, mi trovo meglio nel ruolo con i tre trequartisti a supporto della punta perché credo sia la disposizione tattica dove riesco ad esprimere al meglio le mie qualità. Un ruolo dove ho giocato per molto tempo e che mi permette di andare a segno con più facilità. Tuttavia nel corso degli anni ho giocato anche come centrocampista, prima punta ed esterno destro. 

Nel 4-2-3-1 mi abbasso spesso per ricevere palla e parto subito in progressione verso l’area avversaria. E’ il ruolo dove mi trovo meglio e che mi ha permesso di siglare diverse marcature da inizio stagione.

Napoli e Liverpool sono due piazze dove ti piacerebbe approdare in futuro. Ma in Italia ci sono altri club dove vorresti giocare?

Napoli e Roma sono le squadre che preferisco perché amo le piazze che vivono di calcio sette giorni su sette. Il Milan è la mia squadra del cuore quindi rientra di diritto tra le mie preferenze.