Oggi abbiamo il piacere di poter intervistare Emanuele Celeste, uno dei fondatori e responsabile editoriale della testata giornalistica Soccermagazine.

Emanuele da dove nasce l’idea di creare Soccermagazine e come si è evoluto il sito nel corso del tempo?

Soccermagazine è nato nel 2010 con l’intento di essere una testata giornalistica fresca e professionale. All’inizio ci siamo dovuti scontrare con alcune regole non scritte che determinano il meccanismo dell’informazione online, ma comunque non abbiamo mai avuto problemi particolari nell’andare avanti. Oltre a fornire le classiche notizie, ci occupiamo di integrarle con interviste esclusive o editoriali che vanno ad analizzare determinati aspetti di alcuni casi magari passati sottotraccia, o che rispondono a quelle domande che però nessuno ha mai il coraggio di porre in conferenza stampa. Tutti noi amiamo il calcio e per quanto il nostro lavoro possa essere meticoloso e certosino, alla fine risulta sempre piacevole. I nostri collaboratori non esitano ad intraprendere anche lunghi viaggi per presenziare a partite o ad eventi vari; vivere l’informazione da vicino è sicuramente affascinante e può aiutare ad entrare dentro ai fatti, anche se, al contrario di come si potrebbe pensare, non è sempre indispensabile.

Quali sono i giovani che si metteranno in mostra nel prossimo campionato di Serie A e quale talento estero vorresti vedere in un club italiano?

Purtroppo l’Italia non sembra essere un Paese per giovani: sono pochissime le società a puntarvi seriamente, e a volte quando i ragazzi hanno più libertà non si trovano in contesti loro congeniali. Spesso i talenti ci sono, ma dato che il risultato viene cercato ossessivamente l’usato sicuro ha costantemente la priorità. Basti pensare a come sia esploso El Shaarawy: se Pato non avesse sofferto i suoi problemi fisici e Robinho non fosse drasticamente calato nel rendimento, oggi sarebbe ancora una promessa incerta e non farebbe parte della Nazionale; eppure sembra che il Milan, nonostante il colpo di fortuna, sarebbe disposto a cederlo pur di arrivare al solito nome di mercato altisonante. All’estero per fortuna non è così: sappiamo bene che in Spagna, ad esempio, anche grazie alla “cantera” blaugrana, il rinnovamento è sempre in atto; non a caso il Barcellona è la squadra che, oltre a costituire l’ossatura della Nazionale di Del Bosque, attualmente fornisce il maggior numero di giocatori all’Under 21. Anche se un giovane viene mandato in prestito per farlo giocare, ha comunque accumulato una certa esperienza alla base, quindi sarebbe interessante vedere magari proprio un ragazzo spagnolo da noi, ed il nome più accreditato in tal senso è sicuramente quello di Thiago Alcantara. Tra i ragazzi di casa nostra, invece, dobbiamo sperare nelle giuste maturazioni di Perin ed Immobile, quest’anno troppo penalizzati dalle situazioni dei rispettivi club; sicuramente in vetrina ci sarà Insigne, che con il cambio di allenatore a Napoli dovrebbe trovare più spazio, lui che mira velatamente a partecipare ai Mondiali.
Qual è il tuo pensiero sul fair play finanziario e come cambierà il calcio con questo progetto?

E’ sicuramente un sistema giusto che vuole concretizzare innocentemente la parità di condizioni, che è alla base dello sport. Sarà curioso vedere, ad ogni buon conto, se i provvedimenti che la UEFA dovrebbe prendere nel 2014 si riveleranno effettivi: sono molti, infatti, i top club indebitati fino al collo. Alcune società meno quotate, però, hanno già subito sanzioni e squalifiche, quindi sarebbe difficile per Platini & co. tirarsi indietro all’ultimo. Inter e Milan, per citare le italiane più traballanti, hanno solo un quarto del deficit del Barcellona. In Italia non si può dunque non premiare la gestione di De Laurentiis, che da neofita è sempre stato attentissimo al bilancio del suo Napoli, ancor prima che fosse istituito il Fair play finanziario. Forse sarebbe il caso di cominciare a cercare i “top players” nelle nostre Primavere, anche forzando il naturale movimento calcistico, in modo da frenare un attimo con le spese; ricordiamo che in meno di un anno abbiamo sfornato un De Sciglio che presto sarà titolare in Nazionale. La storia ci insegna che anche spendendo decine di milioni tutti in una volta, non è detto che si vinca, quindi è bene che le società, se veramente vogliono far evolvere il calcio, siano quantomeno stabili e sane.