Federico Bernardeschi ieri sera era ospite alla Domenica Sportiva, il 10 viola ha parlato del suo presente ma anche del suo futuro, senza tralasciare gli screzi ad inizio stagione con Paulo Sousa, dovuti secondo la stampa ad un rapporto teso tra i due.

BANDIERA VIOLA

Inevitabile una domanda sul futuro in maglia viola, considerando anche la forza economica del mercato cinese: “Io penso solo al presente, sto bene alla Fiorentina e sto pensando alla partita contro il Napoli che è fondamentale per noi. Il pensiero di diventare una bandiera viola come Antognoni c’è, sono legato tantissimo a questi colori e vedremo insieme alla società di provare a farlo diventare realtà. A ventidue anni bisogna pensare a cosa si vuole lasciare a questo calcio più che al resto. Il calcio europeo ti fa vincere ed emozionare. Ad una certa età, vinto qualcosa di importante, si può andare”.

GIOVANI ITALIANI

Nell’ultimo anno in Italia si stanno rivalutando i giovani calciatori italiani, motivi economici o di talento? A tal proposito Bernardeschi dice: “Finalmente se ne parla, perché negli scorsi anni non era così. Negli scorsi anni non era così, probabilmente perché non avevamo dimostrato di meritarlo. È una bella cosa sentire che i giocatori che conoscevi nelle giovanili e nelle under, ora giocano in Serie A. Un nome? Cataldi, Benassi, Romagnoli, Rugani, Gagliardini, Caldara… ce ne sono tanti

IL PESO DELLA 10 E IL RAPPORTO CON SOUSA

Bernardeschi ha anche chiarito i motivi per i quali a inizio stagione non giocava, attribuiti dalla stampa al rapporto con il mister Sousa: “Le parole di Sousa su di me? Quando si fa una manifestazione importante come gli Europei, rientrare subito mi è parso più difficile del normale. Perciò il mister credo che si riferisse a quello, io e Sousa abbiamo parlato e ci siamo chiariti. Siamo sempre stati legatissimi al mister che ci ha sempre dato tranquillità e abbiamo sempre dato il cento per cento. Ci sono stati momenti di difficoltà, ma non certo dovuti al rapporto giocatori-allenatore. Lo spogliatoio non è mai stato spaccato. Mi sono sempre adeguato a quello che mi ha chiesto l’allenatore, poi se devo scegliere una posizione in campo, sicuramente qui è dove mi trovo meglio. Sono innamorato follemente di questo sport”.

Sul numero di maglia invece: “Peso della maglia numero 10? Un po’ ci ho pensato ma devo dire che non volevo far passare il messaggio di essere un presuntuoso, ma il mio messaggio. Avere uno stimolo in più, concentrazione in più, indossando quella maglia vestita da grandi campioni. Ci vuole ogni giorno determinazione in più nel portarla. Siccome ero giovane ho chiesto ai senatori se la vedevano come un gesto di presunzione, ma mi hanno detto di no“.

CHI VINCERA’ LO SCUDETTO?

Sulla corsa al tricolore Federico Bernardeschi non ha dubbi: “La Juve ha qualcosa in più, è una spanna sopra. La Roma ha giocatori fortissimi, se c’è qualcuno che può dar fastidio ai bianconeri sono loro e il Napoli”.

Sulla gara contro i bianconeri vinta al Franchi: “L’impostazione era di andare ad aggredirli alti subito, per metterli in difficoltà. Se fai giocare una squadra come la Juventus diventa difficile”.

IDOLI DA BAMBINO

Nessun dubbio neanche quando gli viene chiesto a quali giocatori si ispira: “I miei idoli sono sempre stati Shevchenko e Totti, grandi campioni e grandi uomini fuori dal campo”.