A lasciarsi portare dalle convergenze si potrebbe dire che la sua storia al Monumental inizia quando quella del suo attuale allenatore all’Atletico Madrid finisce. Inizia cioè nel momento più difficile che il River Plate abbia passato, forse da sempre: prima retrocessione in serie B (era il 2011) e fermissima certezza che, ad ogni Superclásico da qui ai prossimi cinquantanni almeno, la “12” del Boca, e a seguire l’intera Bombonera, scandirà ogni minuto con l’invincibile “River decime que se siente”.

Quanto l’impietoso e magnifico coro ronzerà nei timpani di Matías Kranevitter durante i suoi (molti, ci auguriamo!) anni europei non è dato sapere. Forse segnerà solo il tempo di covare la voglia di tornarci a “la Boca” e rigiocarselo quel clásico. Insomma, anche per il ventiduenne argentino tucumano di Yerba Buena, quello che su sponda opposta è accaduto di recente a Carlitos Tevez. Come lui, Kranevitter ha vestito solo la camiseta biancorossa dei Los Millo sin da quando, intorno ai quattordici, venne richiesto al San Martin de Tucuman; e presumibilmente non dovette pensarci su a lungo se fare o meno il grande salto a Baires.

23 giugno 2013, al Monumental il River gioca contro il San Martin. È la prima da titolare di Kranevitter tra i Millonarios, dopo l’esordio nell’Inicial contro il Lanus e cinque partite da subentrante nel campionato Final. Partita sul 2-1 e nei minuti finali, con le squadre spaccate in due tronconi da pochi metri ciascuno e la squadra ospite che cerca l’assalto arrembante: capita così, su un rinvio-flipper del San Martin, l’intercetto di Kranevitter. Primo tocco. Lancio immediato e profondo per l’inserimento della punta. Secondo tocco, e giocatore in porta a scaricare il mancino sotto i pali. Goleador è il coetaneo Juan Manuel Iturbe, che al River è di passaggio dal Porto, dove tornerà prima di approdare a Verona.

I due tocchi di Kranevitter contro il San Martin parlano del suo calcio. O almeno di quello che sin qui ha giocato in Argentina. Dicono dell’esplosività considerevole per un fisico che non è di un colosso, al servizio della capacità di intuire le linee di passaggio avversarie. E coprirle, chiuderle. Il risultato è un numero mastodontico di palle recuperate, nell’intercetto e nell’uno contro uno. E una fase di non possesso interpretata dal “Tucumano” con tenacia, a dir poco, vale a dire un pressing portato costantemente alto, privilegiando l’intervento anziché abbassarsi sulla linea di difesa. Al difensore, centrale o laterale che sia, in uscita palla al piede gran favore porta una diga del genere, mobile e precisa in copertura sull’intera orizzontalità del campo. Potenzialità che lo rendono adatto al calcio europeo, dove la linea del recupero palla (con le coperture preventive conseguenti) è praticata ben più alta che nella Primera Divicion argentina.

Al River Kranevitter non vestiva una maglia qualunque: la numero 5 dei Millonarios ha avuto interpreti non proprio sconosciuti nei tempi recenti. Due su tutti: Matías Almeyda e Javier Mascherano. Più statico e con un passo diverso dal secondo, che ai tempi del River eccome se giocava di inserimenti, il Tucumano ci ricorda più forse l’ex Lazio e Parma. Almeno nel vestire il ruolo, in fase di possesso, di ripulitore di palle sporche per i compagni. Certo non ha ancora “servito” compagni come Veron, Stankovic e Nedved e, dati i nomi, non è detto che ciò accada. Motivo per cui questo “centrocampista basso di recupero” (copyright Simeone) dovrà probabilmente crescere ancora nell’abito di metronomo e geometra del centrocampo. D’altra parte, se nell’Atleti gli è riservato il ruolo di vice-Gabi (così, pronti-via, ha esordito mercoledì contro il Rayo) dare verticalità alla manovra con i tempi adeguati è una competenza richiesta e necessaria nel centrocampo a tre del Cholo. Non che gli manchi la capacità, accresciuta nel River proprio da vertice basso del triangolo di centrocampo caro a Marcelo Gallardo; piuttosto, il vero salto di qualità Kranevitter lo potrà fare dando costanza sui 90 minuti alla sua intensità. Non è un caso che commentando in conferenza la sua prima da titolare in Liga (giocata con a fianco Thomas e l’altro neoacquisto Augusto), Simeone abbia speso parole anzitutto sulla regolarità del suo gioco: segno che questo è l’aspetto su cui l’allenatore ha maggiori aspettative e su cui vi sono margini di naturale crescita.

Nome : Matías Kranevitter

Data di nascita: 21 maggio 1993

Luogo di nascita: San Miguel de Tucuman

Nazionalità: argentina

Ruolo: centrocampista centrale difensivo

Squadra: Atletico Madrid

Contratto: 30/06/2020