Sembrava un sabato come tanti, la Koa Bosco, squadra di migranti di cui avevamo parlato poche settimane fa, era ospite della Vigor Paravati, paese natio di Natuzza Evolo, famosa mistica italiana.

La partita è maschia e già da inizio gara, voci isolate dagli spalti, rivolgono insulti ai giocatori avversari. Durante il secondo tempo, un giocatore della Koa Bosco perdendo le staffe colpisce un giocatore avversario, l’arbitro espelle il giocatore della Koa Bosco(giustamente), ma gli animi non si calmano, anzi dalle tribune iniziano a piovere sempre più insulti tutti di marca razzista nei confronti dei calciatori della Koa Bosco.

L’arbitro non riuscendo più a gestire la situazione, è costretto a sospendere la gara con i tifosi della Vigor Paravati che cercano di entrare in campo e continuano a definire gli avversari “Africani di M….”.

Anche dopo la gara, la situazione resta difficile, la Koa Bosco cerca di ritornare a Rosarno(dove ricordiamo i migranti non hanno casa, ma vivono in fabbriche, tende e così via), ma anche qui i cittadini sostenitori della Vigor Paravati cercano ancora di entrare in contatto con i giocatori della Koa Bosco, si sentono indistintamente frasi come: “Il barcone doveva affondare”, o ancora insulti di stampo razzista per il diverso colore della pelle, vola anche qualche pietra, fortunatamente grazie all’intervento della Polizia nessuno resta contuso e la Koa Bosco riesce a tornare a Rosarno.

Nei giorni successivi alla gara, le acque non si calmano, anzi sulla pagina facebook della Koa Bosco, iniziano a piovere insulti provenienti sia da calciatori della Vigor Paravati che da loro sostenitori, commenti in cui si legge: “Insegnate l’educazione, questi sono delle scimmie”, o anche insulti diretti a Don Meduri(creatore del progetto Koa Bosco), reo secondo chi lo insulta di “intascare” denaro per gli immigrati, e infine c’è anche chi minaccia di prendere un fucile per dare una lezione ai migranti e anche ai giornalisti che riportano questa storia.

Riordiniamo quindi le idee: il calciatore della Koa Bosco ha sicuramente sbagliato a colpire un suo avversario, ma è e deve rimanere una questione di campo, anche perchè la squadra di Rosarno fin ora è stata la squadra più in alto in nella classifica della disciplina. Gli insulti piovuti dalle tribune, il tentativo di colpire i giocatori della Koa Bosco è vergognoso e non può essere giustificato da una situazione di campo tesa, non può e non lo sarà mai. Definire con tutti gli insulti riportati sopra, un ragazzo avversario è sintomo di una situazione di ignoranza diffusa e di un’intolleranza che fa molto male a una regione come la Calabria che invece dovrebbe fare fronte comune contro i soprusi che subisce. Ancora peggio è la situazione verificatesi nei giorni seguenti, con commenti sui social network che hanno dell’incredibile, minacce, insulti rivolti a allenatore, al parroco che porta avanti un processo di integrazione fondamentale e a tutti i giocatori.

Concludiamo cercando anche di spiegare che Don Meduri non guadagna sulle spalle dei poveri immigrati, che non sono in una struttura di accoglienza, ma che vivono in situazioni di fortuna chi in tendopoli(i più fortunati), chi in fabbriche abbandonate, e che la legislazione sugli aiuti, che vengono dati agli immigrati è ben diversa da quella descritta da chi getta fango sul progetto Koa Bosco.

Speriamo che questo ennesimo episodio vergognoso porti molte persone a pensare che la vita umana va oltre il colore della pelle. e che il senso di umanità va riscoperto in ognuno di noi, per non cadere in una guerra tra poveri che distruggerebbe quel poco rimasto in una terra falcidiata come la Calabria.