La Lega Calcio la scorsa estate ha stoppato trasferimenti in comproprietà. Si tratta di una vera e propria rivoluzione, visto che ormai la maggior parte delle transazioni del calciomercato italico avvenivano con questo istituto.

Una pratica molto sviluppata in Italia che consentiva alle società di dividere il “cartellino” del calciatore e risparmiare sulla sua acquisizione. Infatti con la comproprietà (o compartecipazione) la squadra acquisiva metà del cartellino del giocatore, con la possibilità di mettersi d’accordo per il prezzo con cui acquistare l’altra metà a fine stagione (diritto di riscatto). Se le due società non giungevano alla risoluzione delle comproprietà veniva operata la presentazione di due offerte in buste chiuse: la squadra che aveva offerto di più otteneva l’intero cartellino.

Negli anni in cui era possibile operare questa modalità di acquisto dei calciatori sono state innumerevoli le dispute che si chiudevano poi con l’apertura delle buste: Cuadrado, Gabbiadini, Paloschi, Candreva gli ultimi nomi caldi delle scorse stagioni.

Per le “piccole” società la comproprietà era un modo per valorizzare talenti che poi sono divenuti grandi calciatori portando ad un ritorno economico che voleva dire affrontare con maggiori liquidità le successive sessioni di mercato.

Questo scenario va a favore delle “grandi” squadre che potranno cedere i giovani talenti a titolo temporaneo vedendo crescere il valore dei propri giovani talenti che in prima squadra non troverebbero posto,ottenendo dai più forti ottime plusvalenze da eventuali cessioni una volta terminato il prestito.

Di Maurizio Crispiniano