Nonostante il progresso tecnologico, il crescente interesse per lo scouting e il calcio giovanile ci sono zone d’Italia che sembrano ancora tagliate fuori dai circuiti che contano, dai canali giusti per entrare nel professionismo. Il primo esempio, quello più clamoroso, è la Sardegna.
Da questo presupposto è nato il gruppo Sardinia Football Scouting, un insieme di professionisti che ha lo scopo di valorizzare i giovani sardi e di farne conoscere il valore alle società professionistiche. Il responsabile del progetto è Marco Bottegoni, ex calciatore, osservatore professionista e coach Uefa B che ha concesso una breve intervista a footballscouti24.it

Da quanto tempo di dedica allo scouting?

“Dal 2006  fino al 2010 ho lavorato per la Juventus relazionandomi e collaborando con i Responsabili del Settore Giovanile (Pietro Leonardi, Ciro Ferrara, Pasquale Sensibile e Renzo Castagnini). Nel settembre 2010 ho avuto un incarico dal Genoa e ho lavorato con Michele Sbravati fino al giugno 2013 e da settembre 2013 a gennaio 2014 ha fatto l’osservatore con la Lega Pro per le Nazionali Under 16/17 per conto del selezionatore Bertotto”

Nell’osservare un giovane talento quali sono i tre punti chiave?

“Il primo riguarda la tecnica di base, la naturalezza nel fare i movimenti. Il secondo elemento è il fattore fisico, anche se il Barcellona insegna che non è indispensabile avere un grande fisico per giocare a certi livelli, pero’ le società professionistiche italiane danno un certo peso al fattore fisico. Ultimo aspetto è quello caratteriale: mi chiedo se ha la ‘giusta fame’, se è umile, cerco di studiarne i genitori, ne osservo l’atteggiamento in tribuna, provo a capire se riusciranno a gestire l’eventuale distacco dal figlio, che aspettative hanno. Io da calciatore sono partito a 15 anni per Torino, sentivo la mancanza dei miei genitori, ma c’era solo un telefono a gettoni per tutti. Spesso i ragazzi di oggi non staccano mai il cordone ombelicale con famiglia ed amici, questo puo’ esser un problema”