Sabato 14 dicembre 2013, in campo Ospedalieri e Pisa si affrontano per il campionato Esordienti, classe 2001.

L’ex difensore della Juventus Alessandro Birindelli è il tecnico della squadra nerazzurra. Sugli spalti del centro sportivo i genitori di due baby talenti avviano un’accesa discussione. Le offese sono dirette ai rispettivi figli che intanto ascoltano dal rettangolo verde.

Birindelli non esita, invita i suoi ragazzi ad abbandonare il terreno di gioco e di fatto ritira la squadra. Un gesto eclatante condiviso dall’intera dirigenza del Pisa.

Nel post gara il tecnico invita il mondo sportivo alla riflessione: “Se non si comincia ad educare i genitori, i figli non impareranno mai”.

Purtroppo il regolamento non lascia spazio ad insegnamenti etici e il giudice sportivo punisce il Pisa con uno 0-3 a tavolino, un punto di penalizzazione e una sanzione economica di € 100 per “intemperanze dei sostenitori”.

Una doppia beffa alla quale Birindelli non ci sta e risponde: «La nostra è una categoria dove si insegna soprattutto a stare in campo e i valori dello sport e quindi della sconfitta a tavolino e del punto in meno in classifica non mi importa nulla. Però credo che la Figc abbia perso un’occasione: è inutile proclamare il fair play solo a parole»… «È un problema di cultura sportiva che da noi non c’è. Non si programma nulla e infatti i settori giovanili italiani producono sempre meno talenti e si vuole tutto e subito così se i risultati non vengono paga solo l’allenatore e non i dirigenti che quell’allenatore hanno scelto senza però costruire una squadra all’altezza degli obiettivi prefissati».

Quell’episodio ha suscitato clamore riempiendo le prime pagine dei giornali per due giorni. Tuttavia, come spesso accade nel Bel paese, sono bastate poche settimane e qualche trattativa di calciomercato a far dimenticare la lezione etica di Birindelli, senza alcun risultato.

A distanza di quasi un anno lo sport non è mutato, molti padri sono ancora protagonisti in negativo e le società sportive non investono a dovere nei settori giovanili.

Non possiamo accettare che si parli di etica solo in occasione di episodi eclatanti ed è importante sviluppare una cultura etica nello sport in modo costante.

Un segnale interessante arriva da Bollate, un piccolo comune in provincia di Milano con circa 36000 abitanti.

Portabandiera di questa iniziativa è l’US Acli Goss Basket con a capo il presidente Mauro Dainelli.

Durante l’apertura dell’anno sportivo 2015 il presidente ha rilasciato alcune dichiarazioni, riprese dalla redazione locale di settegiorni.it : “La nostra associazione è riuscita a dotarsi di un’organizzazione seria e professionale, pur mantenendo una gestione familiare, dove il centro non è fare canestro, ma l’atleta in quanto persona.

La dimostrazione è l’ormai continua crescita del settore minibasket  che vede impegnate nei campionati provinciali Fip le diverse compagini divise per singole annate e la conquista della Promozione da parte della prima squadra, di cui fanno parte moltissimi atleti provenienti dal settore giovanile, perché noi crediamo nei giovani.

Il prossimo obiettivo è lo sviluppo del settore giovanile per dare seguito al progetto del minibasket.”

Un esempio di sport etico che arriva dalla piccola Bollate con l’intento raggiungere il cuore dello sport italiano.

Perché l’etica si costruisce giorno per giorno e non può essere un argomento trattato occasionalmente.