Pochi giorni fa, così come riportata dalla nostra redazione, è stata approvata la nuova riforma voluta da Carlo Tavecchio per rilanciare il movimento calcistico italiano. I cambiamenti più importanti sono tre:

riduzione delle rose a 25 calciatori a partire dalla stagione 2015/2016;

-obbligo del tesseramento di almeno 4 giocatori cresciuti in Italia ed altri 4 cresciuti nel proprio vivaio;

-tesseramento di giocatori extracomunitari vincolato agli studi in Italia (almeno 4 anni) oppure alle presenze con la propria Nazionale (almeno 5 a livello giovanile).

Non tutti però si sono mostrati d’accordo con queste nuove norme e Calciomercato.com ha contattato Damiano Tommasi, presidente dell’AIC, una delle associazioni che si sono imposte con maggior forza alle nuove normative.

Ecco le sue dichiarazioni: “In sostanza si intendono calciatori formati nel club quelli che fra i 15 anni e i 21 anni sono stati tesserati a titolo definitivo per il club per un periodo anche non continuativo di 36 mesi o per 3 intere stagioni sportive. Quindi  chi arriva in Italia a 18 anni può al termine della terza stagione risultare come giocatore “formato in Italia”. Faccio un esempio: giocatori come Ljajic e Hamsik rientrerebbero in questa categoria di giocatori. E’ un controsenso? Esatto, e questa particolarità è una delle tante lacune presenti nella norma che la rende di fatto inutile al fine della valorizzazione e degli investimenti sui vivai italiani. Noi abbiamo provato ad opporci e avevamo proposto di affiancare a questa tipologia di scelte che sono importanti per le prime squadre anche l’inserimento di un campionato riserve o meglio l’introduzione delle seconde squadre.  Al momento – conclude Tommasi – all’interno del Consiglio Federale sembra che non se ne possa parlare per colpa di ostacoli che attualmente non conosciamo“.

L’inizio di una battaglia che Tommasi non intende perdere.