Nell’ambito della rubrica “Azzurri in prestito”, la redazione di CalcioNapoli24 ha intervistato Giuseppe Fornito, centrocampista in prestito al Cosenza. Nativo di Trebisacce in Calabria, approda al Napoli giovanissimo, addirittura sotto età per un trasferimento ma l’allora staff tecnico del Napoli (Santoro e Pierpaolo Marino) lo volle a tutti i costi. Fu accolto come un figlio nel settore giovanile ma anche i grandi avevano un occhio di riguardo per quel piccoletto che viveva nel centro tecnico di Castel Volturno come se fosse un grande. Perché per Peppe, prima o poi, sarebbe arrivata l’ora di diventare grande. Sabato è arrivato il primo gol da professionista, una perla su punizione che non fa notizia, sì, perché Giuseppe ha sempre impressionato in quella che è una delle sue specialità.
Qual è stata l’emozione più grande della tua carriera sinora?
“Sarebbe troppo facile dire il primo gol da professionista. In effetti è stato un momento fantastico, un’esplosione di gioia visto il periodo difficile vissuto lo scorso anno. Facendo un passo indietro però devo ammettere che la gioia più grande, sinora, mi è stata regalata dall’ex allenatore del Napoli, Mazzarri, che mi convocò per una sfida di Europa League. Non ho mai esordito in quella partita, né successivamente con la maglia del Napoli in Serie A, ma stare seduto su quella panchina al San Paolo è stata indubbiamente l’emozione più forte”.
Molti tuoi colleghi già affermati hanno provato la stessa cosa…
“È vero. Il San Paolo è uno stadio fantastico, i tifosi sono eccezionali si crea un’atmosfera unica. Credo sia tra gli stadi più caldi in assoluto”.
Mazzarri – Benitez: differenze, pregi e difetti?
“Sono due allenatori molto diversi. Ho avuto modo di allenarmi con entrambi ma con Mazzarri ero ancora in primavera, con Benitez invece la scorsa estate ho potuto vivere quasi per intero il ritiro. Che grande tecnico lo spagnolo!”.
Racconta…
“Rispetto ad altri allenatori predilige quasi totalmente il gioco con la palla, il possesso del pallone e tutto ciò che possibile fare in campo. Mazzarri invece è molto tattico. Con Benitez ho svolto la preparazione estiva, sono rimasto sorpreso quando ho visto che persino in allenamento è capace di infonderti fiducia e serenità. Ti dà opportunità di sbagliare, di imparare e di riprovarci. Ti dà consigli in continuazione e ti dice su cosa devi continuare ad allenarti per migliorare. Benitez è l’ideale per poter crescere, anche sei sei molto giovane, proprio perchè non hai paura di sbagliare”.
Come per le punizioni…
“In ritiro ci ha fatto allenare anche su quello: un pomeriggio rimanemmo io, Hamsik e Insigne a provare le conclusioni in porta. Fui fortunato (ride, ndr) e, a discapito degli altri due azzurri, le mie entrarono tutte in porta”.
Hai trascorso davvero tanti anni all’interno del centro sportivo, gran parte della tua adolescenza.
“Porto con me il Napoli nel cuore e sogno di tornarci. Mi ha dato tanto: tutto quello che sono professionalmente è nato e cresciuto a Napoli, in particolare con mister Liguori che mi accolse come un figlio. In futuro voglio poter ripagare la società per aver creduto in me sin da piccolo. Grazie al Napoli ho vissuto la Nazionale. Spero di poterci tornare presto, quest’anno a Cosenza ho ritrovato finalmente la continuità che mi è mancata la scorsa stagione. A dire il vero nello scorso campionato a Pescara non ho quasi mai giocato. Ora lavoro sodo per questa squadra, è un club ambizioso e il progetto è serio. Ho trovato finalmente la società ideale per poter crescere, poi la Nazionale sono certo che verrà da sé”.
Stai giocando in un ruolo non proprio tuo, come procede l’ambientamento?
“Con la squadra e la società sto benissimo, mi sono subito integrato. L’allenatore mi ha sempre dato fiducia e adesso mi sta facendo giocare sull’esterno a destra, in un centrocampo a quattro. Non avevo mai giocato in questa posizione ma sto facendo molto bene e mi sono adattato subito. Con la tranquillità si dà il cento per cento in campo”
Un giocatore a cui ti ispiri?
“Sembrerà strano, forse anche scontato. Ma per me Hamsik rappresenta il top come giocatore e come uomo. Probabilmente ho sviluppato questa idea avendolo vissuto giorno per giorno quando ero a Napoli. Ha caratteristiche importantissimi e fondamentali per qualsiasi ruolo in cui venga schierato. E’ un campione. Vorrei arrivare ai suoi livelli. E’ devastante dappertutto. Può essere il jolly che ti permette di fare la differenza”.
Eppure sembra vivendo un periodo non facilissimo, non è così?
“Ci può stare un calo, magari dopo un infortunio. Ma nel caso di Marek è normale che si noti una differenza rispetto alle scorse stagioni. Eravamo abituati a vederlo sul tabellino dei marcatori, faceva tanti gol. Adesso gioca in un ruolo diverso e fa meno gol. Lui esegue al massimo ciò che gli viene chiesto di fare, suda la maglia per novanta minuti, non è di certo un nome sul tabellino a determinare se sia stato o meno fondamentale”.
Uno dei giocatori più difficile da affrontare?
“Pogba e Kovacic sono tra i più forti in assoluto e, per chi gioca nel mio ruolo, averli di fronte non è affatto semplice”.
Mi accennavi che negli anni hai legato anche con Gargano, com’è fuori dal campo?
“Sia con Marek che con Walter ho avuto modo di trascorrere del tempo anche fuori dal campo, si è creato un bel rapporto che dura tuttora. Gargano farà la differenza, sono felice che sia tornato e sia riuscito a guadagnarsi sia un posto che rispetto da parte della tifoseria, dopo la frattura che si era creata. Nelle vesti di giocatore, alcune volte magari si dicono frasi di circostanza, o magari si interpreta male. Però Walter ha risposto in campo, quale miglior risposta poteva dare? È inarrestabile e instancabile. Dà il cento per cento in campo. Basti guardare che, dopo due settimane dopo l’infortunio al viso, ha insistito per scendere in campo con la mascherina e sembrava non mi si fosse mai fermato. Non è una sorpresa vederlo in campo con Benitez. Lo merita e darà grandi soddisfazioni”.
Per finire, un aneddoto curioso?
“Proprio con Marek e Walter ho giocato spesso a ping pong: lì faccio parecchi danni, altro che gol a punizione, insomma mi prendevano in giro ogni qualvolta sbagliassi. E ne ho combinate delle belle a ping pong”.
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