Capita sovente di osservare le partite di calcio sulle tribune insieme ad altri colleghi e di scambiare con essi delle opinioni su questo o su quel giocatore. Fin qui niente di male anzi, scopro nel confronto con gli altri che ci sono mille sfumature e molte variabili che rendono, talvolta, l’osservazione ingannevole e contornata da pregiudizi; nonostante ciò, si ha sempre qualcosa di nuovo da imparare da persone che hanno la tua stessa passione.
Fatto questo preambolo, per non cadere nell’errore di una valutazione tecnica superficiale del giovane calciatore, che induce il Talent Scout in errore, penso che non bisogna lasciare “niente al caso”, piuttosto è opportuno costruire una “griglia di valutazione” su più livelli che aiuti a “misurare” la prestazione del giocatore in maniera più obiettiva possibile. Prima di pensarla e formalizzarla è opportuno che l’osservatore sappia “ciò che cerca nel giovane calciatore di prospettiva“.
Per meglio comprendere il concetto faccio un esempio semplice e pratico: un giovane calciatore di 11 anni non potrà avere la stessa “valutazione tattica” di un ragazzo di 15 anni, a cui invece è richiesto una diversa risoluzione dei problemi di gioco e un migliore approccio mentale alla gara. Così come, non si può chiedere ad un pre-adolescente in fase di sviluppo, una performance adeguata sul piano condizionale rispetto ad un giovane adulto.
Aver ben chiaro questi concetti aiuta a focalizzare l’osservazione che sarà invece incentrata su ciò che il giovane calciatore può “meglio esprimere in quella particolare classe d’età”. E’ evidente che l’età anagrafica spesso non è coincidente con quella biologica, in questo caso si può osservare in “maniera più allargata“, prendendo in considerazione anche altri parametri che solitamente vengono posti ad un livello successivo di analisi.
Personalmente ritengo che la valutazione tecnica ai fini dello Scouting debba rispecchiare il più possibile il processo evolutivo del giovane calciatore, per questo considero gli “eccessi” poco attraenti per il mio lavoro di osservazione. Mi riferisco in particolare a giovani calciatori che, cresciuti anzitempo, sono inseriti in contesti di gioco sproporzionati per le loro qualità, in particolare fisico-atletiche, condizionando negativamente compagni, avversari e, conseguentemente, il gioco nella sua stessa essenza.
Questo non vuol dire che i ragazzi “cresciuti precocemente” non debbono essere osservati e anch’essi valutati ai fini dello Scouting, tutt’altro; probabilmente, ed è una proposta, andrebbero inseriti in squadre in fasce d’età che si avvicinano maggiormente all’età biologica del ragazzo per “confrontarsi” con avversari in modo sano ed equilibrato ed accrescere, conseguentemente, il livello stesso di autostima.
Fonte: Roberto Nencini – www.calcioscouting.com
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