Che nel 2024 la tecnologia potesse prendere decisamente il sopravvento sull’attività manuale e non dell’uomo, in tantissime attività quotidiane, di certo non era adducibile sotto la voce “sorpresa”. Tuttavia, molti erano restii e scettici riguardo alla possibilità che tale influenza potesse avere un ruolo così significativo e un impatto così determinante nel mondo del calcio, data la difficoltà di un connubio scontato con l’ambito applicativo in questione.

Che il tanto famigerato “Algoritmo” oggigiorno abbia rivoluzionato il mondo degli osservatori, l’attività di scouting, è indubbio, cosi come appare alquanto innegabile poter constatare quanto questo strumento abbia agevolato questa spasmodica ricerca di giovani talenti. Ma siamo sicuri che tale metodo possa del tutto sostituire l’attività posta in essere dagli osservatori?

Calcio e IA: i possibili limiti dell’algoritmo

Sebbene il grande apporto dato da questo strumento abbia permesso a molte società di ottenere netti benefici, soprattutto a livello economico, riducendo significativamente i costi per sostenere la ricerca, talvolta sarebbe più opportuno concentrarsi anche sulla rilevazione di caratteristiche qualitative, come le doti tecniche, e comportamentali. Questo perché un comune o uno specifico algoritmo non è sempre in grado di identificare e valutare in modo concreto queste caratteristiche richieste.

Determinati aspetti di natura pratica (come l’ampiezza o il raggio di azione ricoperto sul campo, cosi come l’intensità nella corsa, nei contrasti di gioco) che di natura mentale (come le eventuali capacità di leader all’interno di un gruppo, del carisma, delle doti innate da trascinatore) sono aspetti difficilmente ravvisabili da algoritmo, per quanto esso possa esser specifico e minuzioso. Certo, è anche vero che sminuire o negare i risultati profusi da questo algoritmo, sarebbe da retrogradi e antiprogressisti, poiché il doversi conformare alle nuove metodologie di lavoro, non è più una discrezionale quanto arbitraria facoltà, bensì un incontrovertibile obbligo a cui doversi necessariamente sottoporre se si vuol progredire e non rimanere ancorati esclusivamente alle proprie conservatrici convinzioni.

Intelligenza artificiale nel calcio: applicazioni pratiche

Fra le principali piattaforme consolidate in tale ambito da cui poter attingere i dati ricercati, non possiamo non citare AiScout, WyScout, Olocip, che per l’appunto, non fanno altro che ricercare in base alle proprie preferenze, esigenze e caratteristiche preventivamente stabilite, tramite una combinazione di dati, il profilo cercato.

Un concreto e pratico esempio di quanto tale strumento sia entrato di prepotenza anche nelle più grandi e storiche società calcistiche, lo possiamo ben ravvisare nella nota vicenda che nel Giugno del 2023 ha portato al sollevamento dell’incarico da direttore tecnico e direttore sportivo del Milan, Paolo Maldini, leggenda e icona rossonera, e Frederic Massara, entrambi rimpiazzati da Moneyball, ovvero un algoritmo che analizza e incrocia i dati di tutti i calciatori professionisti, cercando di approfondire ed esaminare statistiche, capacità di adattamento ad un nuovo contesto, tendenza agli infortuni, abilità tecniche e atletiche, etc.

Un calcio senza algoritmo: gli esempi Sartori e Corvino

Per una società che si proietta inesorabilmente al futuro, tale strumento è un ottimo punto di raccordo per attuare una parziale scrematura sui tanti profili ricercati, ma non dimentichiamoci che è pur vero che l’occhio umano resta imprescindibile per cogliere e carpire tutto ciò che non è cosi manifesto ed evidente. Ed è proprio in questa ottica che, in perfetta contrapposizione al vasto e smisurato utilizzo dell’algoritmo, possiamo riscontrare esempi sportivi che limitano al minimo, per non dire che non utilizzano l’AI, ma ciò nonostante continuano a raggiungere obiettivi professionali non indifferenti, soprattutto in certi casi.

Direttori tecnici e sportivi che hanno fatto e continuano a fare storia nel calcio, come Giovanni Sartori, attuale ds del Bologna, squadra che in questa stagione ha incredibilmente centrato una storica qualificazione in Champions League, ma che è ricordato anche e soprattutto per essere stato uno degli artefici principali del miracolo Chievo Verona, senza assolutamente poter dimenticare il grandissimo salto di qualità e di dimensione dell’Atalanta, consacrandola a società di vertice della Serie A e non solo, visto e considerate le cavalcate in ambito europeo.

A supporto dell’ideologia rilevata in tale orientamento, accanto al sopracitato Sartori, dobbiamo necessariamente menzionare colui che in questi anni, grazie ad un immenso e perpetuo lavoro (che l’ha consacrato, non solo come un vero e proprio idolo, ma anche come figura di riferimento dotata di un carisma fuori categoria) ha raggiunto traguardi davvero storici. Stiamo parlando ovviamente del direttore sportivo Pantaleo Corvino, icona leggendaria salentina con il suo amato Lecce, che non solo ha riportato in Serie A, ma che tramite un ambizioso e lungimirante progetto, ha portato anche al raggiungimento del titolo per la formazione Under 19 nel Campionato Primavera 1. E non solo: altre testimonianze del suo emblematico e poderoso lavoro, le possiamo riscontrare a Firenze, con la Fiorentina che sotto la sua direzione è riuscita a raggiungere lo storico traguardo della Champions League.

AI e calcio: un supporto non sostitutivo

Una soluzione che potrebbe mettere d’accordo entrambe le compagini, trovando un punto di raccordo, di bilanciamento per entrambi gli orientamenti, cercando sempre di progredire al futuro ma senza mai discostarsi troppo dalle tradizionali visioni che caratterizzano lo scouting vero e proprio sul campo, potrebbe essere quello di adottare l’intelligenza artificiale, vista la notevole importanza profusa, ma vagliandola come un metodo integrativo e non totalmente sostitutivo per la ricerca ad hoc dei profili.

In questo modo si potrebbe ovviare al problema degli elevati costi di gestione a cui sarebbe soggetta una società, oltre che ad ottenere una parziale e importante scrematura dei profili individuati, ma allo stesso tempo non ci si priverebbe del tutto dell’occhio vigile dell’uomo, capace di carpire caratteristiche non rilevabili dall’algoritmo, trovando un perfetto equilibrio, sintesi di un costante progresso tecnologico ma anche di tradizionale visione di metodologie di lavoro senza tempo.