Edoardo Ceria, ala a metà tra Juventus e Atalanta, racconta i suoi primi mesi in Eerste Divisie. Con l’obiettivo di tornare in Italia da calciatore maturo.
Per un giovane calciatore italiano è sempre più difficile salire agli onori delle cronache senza una lunga e talvolta interminabile gavetta. I dirigenti bianconeri, consci di lavorare per una società prestigiosa e carica di pressioni, che annovera una rosa di giovani promesse non indifferente, hanno dovuto trovare varie soluzioni per fare in modo che questi calciatori potessero maturare in fretta giocando da titolari. Sempre più numerose, infatti, sono le società che hanno stipulato una solida collaborazione con la Juventus, in Italia e all’estero. Una di queste è la compagine olandese del Den Bosch, cui la società di corso Galileo Ferraris ha girato due classe ’95 molto promettenti: il centrale difensivo Filippo Penna e l’ala sinistra Edoardo Ceria, il cui cartellino è a metà con l’Atalanta.

Proprio Ceria ha concesso un’intervista al portale Goal.com in cui ha espresso tutta la sua felicità per la nuova avventura, tra l’altro cominciata in maniera scoppiettante con 3 reti in 4 partite in Eerste Divisie, grazie a tutti i compagni “che – dice Edoardo – mi hanno fatto sentire a casa fin dal primo giorno, aiutandomi sia dentro che fuori dal campo“. Il calcio olandese, su sua stessa ammissione, sembra fatto apposta per le sue caratteristiche, privo com’è di eccessivi tatticismi, basato su un calcio offensivo basato sulle qualità tecniche e il pressing a tutto campo: “In Olanda si lavora fin da subito con la palla e i tecnici amano suddividere, per reparto, le sessioni tecniche“, continua il laterale biellese.

Le qualità del ragazzo si erano ampiamente palesate durante le stagioni passate nelle giovanili bianconere, in cui Ceria si è spesso messo in luce per le grandi capacità tecniche e nell’uno contro uno, sebbene spesso sottovalutato dai suoi stessi allenatori che in campionato spesso lo hanno lasciato inizialmente in panchina. Memorabile è la sua ultima apparizione in bianconero, contro il Chievo negli ottavi di finali della volata scudetto in cui Ceria, subentrato dalla panchina, cambiò volto alla gara riuscendo quasi a sovvertire l’esito dell’incontro. Ed è proprio alla Juventus che il ragazzo dedica uno speciale ringraziamento durante l’intervista, sia per avergli dato le basi per approdare nel calcio professionistico, sia per avergli regalato la possibilità di giocare in un club che punta tantissimo sui giovani, al contrario delle squadre italiane che verso i ragazzi nutrono “poca fiducia“. Un ragazzo dal futuro brillante davanti a sé, ma con la testa sulle spalle, che coltiva ambizioni importanti come “approdare nella massima serie olandese o magari ritornare alla base per vestire quei due colori che ho sempre amato: il bianco e il nero“, ma considerando come priorità assoluta quella di crescere e di far bene al Den Bosch, club che più di altri ha creduto nelle potenzialità, “attraverso una grande cultura del lavoro“. Sperando che tanto impegno possa bastare per imporsi, magari in futuro, in un Paese che sta lasciando andare via sempre più spesso i suoi giovani talenti.