Gianluca Grande è il responsabile del settore giovanile del Latina. Intervistato ai microfoni di RadioGoal24, nel corso della trasmissione “Primavera in Goal”, ha detto la sua sul campionato della squadra di Mark Iuliano alla fine del girone d’andata. Ecco l’intervista integrale a Grande.

Un finale di stagione per il Latina con la prima squadra che recupera posizioni in Serie B, mentre la Primavera sale al 4 posto con la vittoria di Livorno. Dove vuole arrivare questo Latina?

È un progetto che va avanti da 4-5 anni. Un po’ particolare ed è stato difficile portarlo a termine con i risultati di quest’anno in quanto abbiamo fatto gli stessi risultati con la prima squadra, partendo da un campionato di Eccellenza e arrivando poi fino alla Serie B. Abbiamo quindi dovuto organizzare il settore giovanile di anno in anno, con le problematiche di trasferimento di giocatori da una serie all’altra, sempre più difficile. Fino a quando, con un progetto biennale, perché il Latina è il secondo anno che fa la Primavera, siamo riusciti ad ottenere risultati anche in classifica. Fermo restando che per noi i risultati più grandi sono quelli di portare giocatori in prima squadra, piuttosto che il rendimento scolastico dei ragazzi.

Anche i giovanissimi nazionali sono al secondo posto in classifica, segnale del lavoro a 360° di tutto il settore giovanile del Latina

La programmazione è importante. Iniziando dal basso, avremo un beneficio nel tempo. Questa è una squadra che, se Dio vuole, ci porteremo avanti nel tempo, con il carro drenante della prima squadra che mantenendo la categoria della Serie B ci può dare la possibilità di mantenere le categorie importanti che ci permettono di continuare la crescita dei giocatori. I giovanissimi sono una squadra importante, che hanno dimostrato anche nelle uscite di Trigoria piuttosto che di domenica di essere una diretta interessata ai primi posti del campionato Giovanissimi. Anche questo percorso deve essere sviluppato con molta calma e tranquillità, in quanto ai ragazzi, oltre alla professionalità in campo che devi dare dalle 2 alle 5 del pomeriggio, devi dare anche tranquillità per il resto dell’anno, scolastico e comportamentale. È un progetto che diventa bilaterale, nel senso cioè sia a livello calcistico che umano. Per questo siamo contenti anche di come sta andando la stagione a 360°.

Quali sono le caratteristiche principali di Mark Iuliano e perché il Latina ha scelto lui come tecnico della Primavera?

È un allenatore che ci ha dato grande spessore. Sono sempre del parere che chi frequenta o ha frequentato il calcio in palcoscenici importanti come è stato per Mark Iuliano, essendo una persona molto razionale e intelligente, tutto quello che ha imparato nei vari anni calcistici da professionista lo sta riporta pari passo nel settore. Ciò significa che, avendo affrontato finali di Coppa Campioni e il campionato di Serie A, questa sua esperienza l’ha riportata nella Primavera. Ha fatto un grande lavoro, ha creato un grande gruppo. La Primavera nostra è una Primavera che gioca veramente a calcio, che non lascia spazio a qualcosa d’istintivo al ragazzo, non lascia spazio sotto l’aspetto tattico e perciò è un allenatore che cura i particolari. Una persona che ha rispecchiato quello che volevamo noi: dare spessore a una squadra Primavera che sta alle soglie della prima squadra. Preparare i giocatori per essere protagonisti poi in un campionato di Serie B, come è successo per un ’96, come Talamo, come è successo per qualche panchina dei ’96 e dei ’97.

Età media bassa ma classifica buona. Combinata la crescita dei giovani con i risultati. Qual è il segreto del Latina?

Il segreto è un lavoro che sviluppiamo verificando, oltre la parte tecnica del calciatore, anche la parte caratteriale. Formare dei gruppi importanti che arrivano a dei risultati significa avere dei ragazzi che si mettono a disposizione del gruppo e del progetto calcio. Perché non tutti sono portati, nonostante siano bravi, a diventare giocatori. Perciò stiamo portando avanti un gruppo di ’97 che sta facendo bene in Primavera, e siamo andati a scegliere dei ragazzi del ’96, in minima parte, che sono comunque ragazzi disposti al sacrificio e predisposti a stare nel gruppo stesso. Questo binomio 96-97 (addirittura abbiamo avuto il debutto di un ’98 che è Di Nardo, che ha anche già segnato tre gol in Primavera), unito ad una guida come quella di Mark Iuliano, e del nostro secondo come Francesco Gesmundo,  permette di fare un progetto che, oltre sul campo, viene fatto anche sulla parte “giornaliera” del ragazzo. E questo ci ha dato grosso beneficio.

Età media bassa (17,8), quarto posto in classifica. Obiettivo play-off alla portata?

È stato difficile per noi abbinare questa squadra mista di 96 e 97, soprattutto con un allenatore che è arrivato quest’anno, perciò, secondo il nostro punto di vista, anche a livello di classifica, potremmo migliorare proprio perché abbiamo un allenatore che ha inquadrato meglio tuta la rosa e nello specifico ha visto anche qualche ’98 degli Allievi Nazionali, che comunque possono far bene anche nella Primavera. Ma i risultati nel settore li vediamo relativamente, mentre vediamo la crescita del ragazzo durante i prossimi sei mesi. Ma penso che abbiamo possibilità di entrare nei play-off.

Talamo e Di Nardo cannonieri della squadra. C’è qualche calciatore che secondo lei è pronto per un posto stabile in prima squadra?

Celli, il difensore centrale, è stato convocato per Bari, questa è la terza convocazione. E insieme a lui anche Barone è già stato convocato. Nelson Atiaglia è sicuramente un giocatore importante come quinto di sinistra. Nella scelta nostra abbiamo preso giocatori che potenzialmente, sia tecnicamente che caratterialmente possono dire qualcosa in Serie B. Qualcuno ha avuto una crescita, tipo Talamo, avvantaggiata perché l’anno scorso ha fatto il campionato Interregionale. Qualcun altro sicuramente ha bisogno di qualche altro mese per uscire del tutto, ma potenzialmente tutti hanno dimostrato, in un campionato importante come quello Primavera, di poter dire qualcosa nel calcio. Per capire se la prospettiva sarà Serie B, Lega Pro piuttosto che Serie A ci serviranno ancora 7-8 mesi per verificarlo.

Terminato il girone d’andata, c’è una squadra che l’ha colpita di più?

Sicuramente la Roma, ma quella è una situazione consolidata. Forse quella che dall’esperienza dell’anno scorso mi ha impressionato e io, dopo la partita, nel dialogo con Iuliano, glielo accennai, è il Bari. Visto il bari a Latina, nella prima di campionato (purtroppo siamo stati beffati per 1 a 0 in una partita che potevamo tranquillamente pareggiare), dissi a Iuliano che era una compagine che poteva far bene e, vista l’esperienza mia anche dell’anno precedente nel campionato Primavera.

Qual è la causa dominante della crisi del calcio italiano?

La non cura dei settori giovanili. Non parlo esclusivamente della parte tecnico-didattica, ma anche della parte della scelta del calciatore nel suo carattere, per poter fare i sacrifici per diventare poi calciatore. Sicuramente è colpa nostra, dei diretti interessati, i quali prendono i ragazzi esclusivamente per cercare di fare risultato anche nei settori giovanili. La difficoltà che ho trovato come responsabile del settore giovanile è che molte società dilettantistiche cercano di tenere i propri giocatori legati alle proprie società per cercare di fare campionati importanti, che potrebbero essere per loro gli Elite piuttosto che i Regionali. Questo comporta, molte volte, che noi visioniamo i calciatori, ma alla nostra richiesta viene negata la possibilità a questi calciatori di venire, ad esempio, a Latina a fare un campionato nazionale perché le società hanno l’esigenza di tenere i calciatori per sviluppare i loro campionati, non rischiando di perdere le categorie. Questo non permette a noi di lavorare a 360° su calciatori di qualità, perciò si va a cercare all’estero, perché i calciatori arrivano con maggiore facilità, senza investimento o comunque con un investimento a lunga scadenza. Questo lo dobbiamo assolutamente evitare. È una battaglia che sto facendo nel settore nostro. È una battaglia che dobbiamo fare tutti noi dei settori giovanili, cercando di invitare le società non professionistiche a dare le possibilità a giocatori di qualità di fare campionati importanti. Questo permetterebbe di dare qualità ai campionati e di dare consistenza alla nazionale e alle nazionali giovanili.

Può essere il Latina un esempio per le altre società affinché il calcio italiano non raschi il fondo, come ha detto Antonio Conte, ma esca invece dalla crisi?

Sicuramente sì. Noi passiamo tanto tempo a gestirli e farli capire che la vita in questo momento non è solo il calcio, ma è a 360°, dove esiste la parte didattica e il calcio. Io sono del parere che, lavorando sotto età con giocatori di prospettiva, si può arrivare a dei risultati ottimi, come stiamo facendo noi sia con la Primavera che con i Giovanissimi e con gli Allievi Nazionali, che forniscono ogni domenica alla Primavera 4 giocatori del ’98, in maniera molto molto semplice e genuina.