Nel calcio moderno spesso accade che le figure e i personaggi sappiano reinventarsi in ruoli nuovi.

È soprattutto una moda all’italiana e ormai non ci scandalizza più il trovare persone, associate prima ad alcune funzioni, in nuove vesti.

Questo accade con calciatori, direttori sportivi, arbitri. E accade soprattutto con i procuratori, la figura più chiacchierata delle scrivanie calcistiche.

Questo personaggio, da quando esiste, è associato all’oscurità degli sport.

I giocatori si affidano a loro per guadagni maggiori mentre le società li temono, anche se ultimamente li consultano per il mercato, in quanto sono spesso detentori di vere e proprie reti di giocatori dalle quali attingere.

Ma chi è il procuratore? È davvero uno dei mali del calcio, come molti sostengono?

Il procuratore, o Agente Fifa, o intermediario (questo il nome secondo le ultime normative) è colui che gestisce e rappresenta il calciatore a livello giuridico. È appunto il tramite tra giocatori (dipendenti) e società (datore di lavoro). Si occupa praticamente del lato “economico” di ogni suo assistito.

Questa, almeno in teoria, la “comfort zone” di questa figura. Spesso però, la pratica è diversa.

Questo perché, in nome di quel reinventarsi a cui si faceva riferimento prima, ora è pratica comune ritrovare il procuratore in altri ambiti.

Pablo Cosentino, famoso procuratore argentino e intermediario in tante trattative con il Sudamerica (Lavezzi, Enzo Perez, Barrientos, De Paul e tantissimi altri), e molto amico dell’ex presidente del Catania, Antonino Pulvirenti, è stato vice presidente della squadra siciliana. Passare dalla gestione dei suoi calciatori allo gestire un club è stato passaggio veloce ma anche infelice, infatti i guai della tristissima storia recente della squadra etnea sono noti a tutti.

Antonio Caliendo, il primo procuratore della storia calcistica moderna (BaggioJuve), è tutt’ora presidente del Modena, con fortune alterne in Serie B.

Mino Raiola invece, universalmente riconosciuto come uno dei top player della categoria, non si è schierato così apertamente ma ha perfino superato ed evoluto questa figura.

Il buon Mino ha creato un network di calciatori fittissimo e molto districato, con tanti giocatori in procura e tante altre collaborazioni. Non solo, ha stretto forti amicizie con i direttori sportivi di alcune società e muove i fili del mercato come si fa con una marionetta.

Lo sa bene Adriano Galliani che ha avuto molte trattative con Raiola per il Milan. Ibra, Balotelli, Emanuelson e tanti altri, ma anche il caso Bonaventura, che ha lasciato il suo agente storico per Mino e pare aver ottenuto un raddoppiamento dell’ingaggio.

Facile pensare che il Milan abbia una corsia preferenziale con Raiola, una manna dal cielo visto il parco giocatori del procuratore, ma altrettanto facile è capire quanto questo rapporto possa condizionare un mercato e la gestione tutta.

In questo ingarbugliato scenario, i procuratori continuano a guadagnare in commissioni e percentuali, in un circolo vizioso che sembra sempre più ciclico.

Intanto il rapporto procuratore – società continua a far discutere.