Jota ed un Europeo Under 19 da protagonista
Obrigado, Portugal. Un ringraziamento è doveroso perché, se il buongiorno si vede dal mattino, da quella zona del mondo è arrivato un altro calciatore destinato a far parlare di sé. Parliamo di João Pedro Neves Filipe e, se coloro i quali hanno avuto modo di seguire l’ultimo Europeo Under 19 non hanno afferrato il soggetto interessato, rendiamo il tutto più facile: Jota.
Partiamo da un presupposto: alcune maglie nel calcio sono simboliche. La 10 è la casacca per eccellenza. La 9 era “la maglia” prima della venuta sulla Terra di un umano che di umano aveva poco e che indossò proprio la dieci: Edson Arantes do Nascimento, in arte Pelé. E poi c’è la 7. Il simbolo rende sicuramente più della parola, l’associazione è immediata. I nostri genitori e nonni sono cresciuti nel mito di Best. La nostra generazione racconterà ai nipoti di un portoghese che ha segnato quest’epoca (insieme a Lionel Messi): Cristiano Ronaldo Dos Santos Aveiro. CR7, appunto, con quel numero che è stato praticamente registrato all’anagrafe del nativo di Funchal.
Jota e CR7: tutto cominciò undici anni fa
A cos’è servito questo (si spera gradevole) preambolo? Ad indicare che, quando si indossa una certa maglia, e magari si hanno in comune le origini, il paragone è inevitabile. Se non il paragone, perché sbilanciarsi può essere (e spesso è) controproducente, quantomeno l’accostamento. È la situazione che, dopo un Europeo da assoluto protagonista, si appresta a vivere Jota.
Quattro gol (cinque complessivamente) e due assist (quattro nel corso dell’intera manifestazione) in una finale al cardiopalma contro l’Italia. Dati, questi, che rendono nota l’incidenza del classe ’99 sull’economia delle partite giocate.
Attualmente in forza al Benfica, come abbiamo avuto modo di vedere nel corso della rassegna giocatasi in Finlandia, parliamo di una duttile ala, che ama partire da sinistra per accentrarsi ed esplodere il destro, ma che ha un’ottima abilità anche col mancino, che gli permette di offrire alla squadra diverse soluzioni offensive. Grande passo, ottima tecnica e capacità di dribbling. In Nazionale ha mostrato di saper trovare con facilità la via del gol, cosa che forse gli è mancata nel suo club (dove gioca con la squadra B) tra campionato e Youth League (durante la quale ha però trovato ben 8 assist vincenti). Può crescere fisicamente, ma sarà importante non bruciare le tappe sotto quest’aspetto, onde evitare danni alla muscolatura.
Jota: un nome nuovo, ma neanche troppo
Eppure, agli occhi e taccuini degli addetti ai lavori Jota è un profilo più che noto, dato che il Manchester United nel 2014 lo portò in Inghilterra per un provino (da quelle parti di portoghesi se ne intendono). Per evitare lo “scippo”, il Benfica lo mise sotto contratto, così da vederlo crescere tra le mura amiche.
Per lui è arrivato il tempo del definitivo salto di qualità, sia tecnico (e, viste le premesse, i portoghesi possono dormire sogni tranquilli) che mentale: perché, con quella maglia sulle spalle, tutto sarà diverso.
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