Un calciatore speciale. Senza paura di iperbole, questa è la descrizione più sintetica ed efficace per Billy Gilmour. Nato in Scozia, cresciuto nei Rangers, prelevato dal Chelsea. Un percorso ovviamente breve, dato che parliamo di un classe 2001, ma che ha tutto per lasciare importanti tracce di significatività.

Billy Gilmour: talento Blues

Il blocco del mercato comminato dalla FIFA quasi un anno fa (sanzione poi dimezzata dal TAS di Losanna qualche mese dopo) ha reso necessaria una rifondazione che mettesse al centro il futuro homemade del Chelsea. Il certosino lavoro portato avanti negli anni con l’Academy ha permesso al tecnico Lampard (che merita un encomio) di cercare e trovare la perfetta simbiosi tra richiesta, proposta e giovani. Gilmour è stato uno di questi e, a cominciare dal debutto in Premier League dello scorso 31 agosto (nel match pareggiato contro lo Sheffield United) ha dimostrato di avere le qualità necessarie per reggere le pressioni di un grande club e del campionato più intenso al mondo.

Billy Gilmour: caratteristiche

Cosa rende Gilmour “diverso”? La capacità di sapersi elevare in relazione al contesto. La sua tecnica è nota a osservatori e interessati da anni (non è un caso che il Chelsea abbia dovuto spendere un numero a 6 cifre per assicurarsi le prestazioni del centrocampista), ma c’era il classico e legittimo dubbio riguardante la possibilità di traslare nel calcio dei grandi quanto mostrato con i coetanei. Detto che il sistema inglese sotto quest’aspetto facilita un certo tipo di discorso, Gilmour ci ha messo del suo. Non si vince un premio MVP contro il Liverpool esclusivamente con le qualità balistiche. Billy ha nei piedi due pregevoli strumenti guidati da una mente che viaggia a un ritmo decisamente più veloce e consapevole rispetto alla normalità. Ha importanti doti cognitive che si manifestano nella visione, nell’intelligenza, nella gestione del tempo e della scelta. La conoscenza della complessità del gioco gli permette di abbandonare l’etichetta di regista come comunemente inteso per potersi destreggiare mostrando a fasi alterne rotazioni e senso della posizione. Guardando una sua partita, c’è una fattispecie che risalta: Gilmour si guarda sempre attorno. Con e senza il pallone. Chiama il passaggio e, nella frazione di secondo in cui il pallone viaggia verso di lui, analizza lo spazio circostante per decidere poi la successiva giocata. Multitasking.

Lo status di Jorginho non può e non deve essere messa in discussione, dato che l’ex Napoli ha leadership e centralità nell’arco dei novanta minuti che Gilmour potrà acquisire solo con il tempo. Il percorso di crescita del talento scozzese, però, gli permetterà di cogliere insegnamenti e conoscenze del compagno di reparto, a cui aggiungerà un ventaglio di soluzioni che spaziano dalla ricerca della verticalità alla capacità di saper uscire in pressione e tentare l’anticipo oppure l’interdizione. A differenza dell’italo-brasiliano, calciatore che necessita di una porzione più ampia di campo per poter creare gioco, Gilmour avanza maggiormente il proprio raggio d’azione ed è più orientato verso l’effettuazione dell’ultimo passaggio oppure di un laser pass.

Un fiore, insomma, che gli amanti del calcio sperano possa definitivamente sbocciare quanto prima.