Francis Odinaka Uzoho: portiere prodigio, figlio di una terra segnata dai conflitti

Gli Igbo sono il gruppo etnico prevalente in Nigeria. Una civiltà che affonda le proprie radici nel 1000 a.C., sedentaria, e sviluppatasi nel sud-est del Paese, zona comunemente nota come il Biafra, purtroppo terra di estrema povertà e conflitti. La guerra civile che travolse la Nigeria di fine anni sessanta ebbe inizio qui, sulle sponde del fiume Niger, e coinvolse principalmente le due grandi etnie della Nazione, gli Igbo, cristiani e gli Yoruba, ceppo creolo animista che ritroviamo anche nel Caribe. Il conflitto si aprì immediatamente dopo l’indipendenza dal Regno Unito ottenuta nel 1960, e vide scontrarsi le tribù locali sotto l’egida o dell’esercito regolare o dei secessionisti del Biafra. Unico risultato fu la morte di 1 milione 200 mila nigeriani.

Un evento tragico, una guerra combattuta con metodi hitleriani, un susseguirsi di genocidi che fece scattare in Bernard Kouchner, medico francese, la fermezza per porre fine alle sofferenze di quella gente, e quindi fondò l’organizzazione “Medici senza frontiere”. Nonostante l’armistizio ufficiale siglato nel ’70, la Nigeria ha continuato a essere meta di attentati terroristici e discriminazioni religiose, messe spesso in atto dai fondamentalisti islamici di Boko Haram. Ma le Super Eagles, una delle migliori selezioni calcistiche del Continente Nero, hanno sempre saputo unire sotto la bandiera bianco- verde i  violenti focolai sparsi per il territorio.

Nigeria: presenza fissa a i Mondiali

In particolar modo alla fine del secolo scorso la Nazionale sembra poter dare un volto nuovo al paese, raggiungendo gli ottavi di finale a USA ’94 e Francia ’98, guidata per mano da Jay-Jay Okocha, il solo africano inserito nella lista dei 100 giocatori più forti della storia, stilata da Pelè. Il calcio sembra essere l’asso nella manica di questo popolo, e se ne accorge anche il Governo, che inizia a promuovere e finanziare attività sportive a partire dagli albori del Terzo Millennio, producendo così una generazione di calciatori che hanno garantito un posto fisso alla squadra di Abuja per le fasi finali delle ultime 5 edizioni dei Mondiali.

Francis Odinaka Uzoho: portiere prodigio

Francis Odinaka Uzoho, nato a Nwangele il 28 ottobre 1998, nello stato di Imo, una delle zone più floride a livello calcistico, avendo già dato i propri natali a Nkwankwo Kanu, ex Gunners. Uzoho. La nuova Africa è un continente appetibile per gli investitori stranieri, in questo caso, qatarioti. Alcuni emissari dell’Aspire Academy, una sorta di college su modello americano di Doha, nota Uzoho in una manifestazione locale, ma per le sue doti prolifiche da punta centrale. Una potenza fisica straripante, che convince gli sceicchi a portarlo, a soli 12 anni, in Qatar. In Medio Oriente però Uzoho dimostra poca velocità, o meglio, una lentezza che non può dargli spazio in alcun reparto offensivo.

Francis Odinaka Uzoho: occasione spagnola

Così, quasi per caso, in occasione di una manifestazione giovanile a Barcellona, si mette in luce come portiere dell’Aspire, attirando e non poco il Deportivo La Coruna, che decide di ingaggiarlo, grazie anche alle impressionanti prestazioni offerte nel mondiale under 17 negli Emirati Arabi, vinto con la Nigeria da imbattuto. Per questioni concernenti la giovane età, arriva in Galizia solamente nel 2016, dove dimostra, per distacco, di essere il miglior portiere delle Juveniles. I 196 cm e l’attenzione che presta a ogni pallone che varca la propria area di rigore bastano per aggregarsi al Depor B che gioca in Segunda Divisiòn, formazione con la quale disputa 25 incontri. Una stagione impressionante per Uzoho, che entra anche nelle grazie di Cristobal Parralo, tecnico della prima squadra che lo fa debuttare, a soli 18 anni, in Liga contro l’Eibar, L’esordio si termina a reti inviolate, ma saranno solamente 2 le apparizioni di Uzoho in maglia Branquizauis, complice anche la retrocessione della formazione poi affidata a Clarence Seedorf.

Francis Odinaka Uzoho: mani sicure per la Nazionale nigeriana

In Nazionale però e già un punto fermo per il tedesco Gernot Rohr, che nel 2017 l’ha fatto esordire contro l’Argentina.  Il CT ha trovato in lui l’erede ideale dell’eterno Vincent Enyeama, e decide che sarà Uzoho a guidare la retroguardia di Abuja in Russia. La prima è contro la Croazia, un 2-0 che non ritrova certo Francis fra i suoi colpevoli, dopo l’autogol di Etebo e un rigore dell’immenso Luka Modric.  A Volgograd è lui il protagonista. Insieme a Musa regala una performance senza errori che vale tre punti agli africani, e qualche speranza in più alla deludente Argentina. 90 minuti dove si è imposto ai continui attacchi aerei degli islandesi, mostrando un’inaspettata efficacia nelle uscite sui calci d’angolo, con qualche pecca nelle nei rinvii. Difetti migliorabili per il 19enne, che ha tute le carte in regola per indossare, un giorno, la fascia di capitano del suo idolo Enyeama, e dopo il rigore sbagliato da Sigurdsson, Uzoho sa di poter contare sulla Dea bendata che l’ha già baciato.