Sono passati due decenni da quel 1998, da quando la Croazia indipendente stupiva con la sua Nazionale ai mondiali francesi. I Vatreni sono stati i primi fra i paesi della disciolta Jugoslavia a disputare una manifestazione con il nome del neo-Stato appena formatosi, e paradossalmente, è tutt’altro che una comparsa. La Repubblica Croata è, dal 1991, guidata da Franjo Tudjman, un veterano della Seconda Guerra Mondiale che ha fondato l’HDZ, la Comunità Democratica Croata, partito conservatore che si è imposto nelle prime elezioni libere del Paese. Sarà eletto presidente a vita, plasmando il volto di una società ormai lontana dal comunismo, filoeuropea ma un po’troppo affine agli ideali degli Ustascia, vale a dire i fascisti croati, lasciando dietro la sua morte controverse teorie sulla pulizia etnica che avrebbe perpetrato nei confronti dell’enclave musulmana bosniaca.

Il personaggio è tutto da interpretare, ma non ci sono dubbi sull’efficacia del suo programma politico, che ha affermato la Croazia del Nuovo Millennio come potenza assoluta dei Balcani, scavalcando i rivali di sempre della Serbia. Il risultato più evidente resta sicuramente la selezione di Miroslav Blazevic, la quale arrivò a Parigi come 125esima nel Ranking FIFA e si ritrovò appena un mese dopo al terzo posto. Quel gruppo era un omaggio alla concezione balcanica del calcio, di quel pubblico infernale che però esige almeno un giocoliere in mezzo al campo. E durante quel mondiale i tifosi biancorossi furono accontentati, potendosi gustare le movenze di Zvonimir Boban. La luce di quella formazione che sapeva illuminare i vari Prosinecki, Stanic, Suker e Igor Tudor. E chi se la dimentica la montagna di Spalato. Colui che arrivò alla Juve proprio dopo quel mondiale, dove guidò la linea difensiva dei suoi fino alla semifinale. Un leader, che ha vestito la maglia della nazionale per ben tre edizioni dei mondiali, diventando l’idolo indiscusso della generazione d’oro di giovani croati.

Di sicuro anche Duje Caleta-Car aveva un suo poster nella propria cameretta di Sebenico. Lì è nato il 17 giugno del 1996, trascorrendo la sua infanzia tra il canale marittimo di Sant’Antonio e lo stadio Subicevac, la casa dell’NK Sibenik, la squadra della città. Caleta-Car entra a farne parte sin dagli esordienti, forte di una corporatura notevolmente superiore rispetto ai coetanei. Compie tutta la trafila delle giovanili, esordendo a soli 16 anni in prima squadra. Duje è introverso, lo si nota in campo, non ha la caratura del capitano o del leader, ma ha appreso da Tudor il senso di responsabilità che deve albergare in un difensore centrale, diffondendo fiducia nei compagni a suon di tackle. I continui miglioramenti gli fruttano 17 presenze alla prima e unica stagione nella massima serie croata. Già nel 2014 è ben inserito fra le nazionali under, risultando uno dei migliori prospetti per la retroguardia Hrvatska insieme a Sime Vrsaljko. Decidono di puntare su di lui gli austriaci del Pasching, che lo portano in Alta Austria per 150mila euro. La capacità di adattamento di Caleta-Car è impressionante, il giocatore si guadagna subito un posto da titolare nella squadra di Linz, sfruttando i suoi 192 cm per 88 kg sui calci piazzati, saranno 3 i gol su 15 apparizioni alla fine. Se fai bene in Austria, prima o poi, arriva l’offerta di chi comanda il campionato locale, l’RB Salisburgo, che sborsa 500mila euro per lui.

La società della Red Bull fonda su Duje e il brasiliano Ramalho la spina dorsale che vincerà coppa e Bundesliga per quattro anni di fila. I due si completano, Caleta-Car è un difensore vecchio stampo, si limita a passaggi in giro palla per quanto riguarda l’aspetto tecnico, ma ha nel suo repertorio un grande senso della posizione, che gli garantisce chiusure fondamentali e interventi puliti grazie al suo fisico persino in situazioni di ultimo uomo. Durante l’ultima Europa League è stato inserito nell’All Star Team, per essere stato il punto di forza della solidità difensiva dei tori che sono arrivati a un passo dalla finale, sconfitti dal Marsiglia. Schierato anche in linea a tre come perno centrale, Caleta-Car ha esordito in Nazionale maggiore a marzo nell’amichevole contro il Brasile, subentrando, quasi come da passaggio del testimone, a Vedran Corluka.

L’allenatore del Hrvtaska Zlatko Dalic si è dimostrato lungimirante nel guardare al futuro della difesa croata, affidandogli la numero 15 per Russia 2018. Viste le straripanti prestazioni dell’undici costiero nel Gruppo D, contro l’Islanda Caleta-Car è stato schierato da titolare insieme a coloro che avevano raccolto un esiguo minutaggio negli scontri precedenti. Proprio al fianco di Corluka si è rivelato la sorpresa del match, dando ancor più adito alle avance della Lazio che pare essersi fiondata sul 22enne. Con Vida poco affidabile, CaletaCar potrebbe essere un’alternativa valida per Dalic che, come ha dimostrato con il caso Kalinic, promuove e boccia senza sconti per nessuno.