Jean de La Fontaine, scrittore moralista del ‘600 sosteneva che, a volte, il destino appare sulla stessa strada che si era presa per evitarlo. Mai avrebbe potuto pensare che, mezzo millennio dopo, la sua affermazione si avverasse, in una semifinale del campionato del mondo e soprattutto, per un suo compaesano. Il letterato nacque Chateau-Thierry, in Alta Francia,a 180 km di distanza da Maubeuge, dove il 28 marzo 1996 è venuto al mondo Benjamin Pavard.

Benjamin Pavard: gli inizi nel Jeumont

La peculiarità della regione è di essere il capolinea del confine franco-belga, e predilige decisamente il dialetto fiammingo alla lingua di Voltaire, ed è cosi che cresce Benjamin Pavard, fra l’Enciclopedia e un Van Eyck. Sin da bambino ricorda un ragazzo del coro, longilineo, pallido e dagli occhi azzurri. Alla disciplina belga unisce la passione per le foot francese, per questo decide di calcare i campi dell’US Jeumont, più Fiandre che Francia. Ma come tutti i ragazzi del Nord, il suo cuore è un mastino, e sogna di essere coperto dalla maglia rossa del Lille.

Benjamin Pavard: la chiamata del Lille

A 9 anni arriva l’occasione, il LOSC lo vuole nelle proprie giovanili. Con i dogues mette in risalto la propria duttilità, riuscendo a essere impiegato in tutti i ruoli della difesa, qualità che nel 2015 gli varrà l’esordio in Ligue 1. Sotto la guida di Renè Girard matura a tal punto da poter essere schierato anche sulla linea dei centrocampisti, sia da esterno che come mediano. La predisposizione al lavoro di Benjamin Pavard gli garantisce 25 presenze in due anni di massima serie, giocando anche una finale di Coppa di Lega, persa, contro il PSG. Quella sarà anche l’ultima gara al Mauroy per Benjamin, perché lo Stoccarda, appena retrocesso in Zweite Liga, vuole ripartire da giovani come lui, il portoghese Manè e Santiago Ascacibar per riprendersi un posto in Bundes.

Benjamin Pavard: lo Stoccarda lo strappa alla concorrenza

La garanzia di un posto da titolare e 5 milioni di euro basta allo Stoccarda per portarlo in Germania, e farne una pedina importantissima. Già nel giro dell’under 21 francese, il ragazzo cresciuto nella stessa accademia di Jean-Pierre Papin, riesce a conseguire ottimi risultati extracalcistici, ottenendo un brevetto di educatore sportivo prima di lasciare la propria terra. Benjamin decide di andare nei pressi della Foresta Nera autonomamente, senza il padre, magazziniere all’ospedale di Maubeuge e suo primo allenatore. Domina il campionato cadetto, mettendo a disposizione della squadra la forza di 186 cm a un fisico da maratoneta, lunghe leve che gli permettono recuperi difensivi importanti dopo qualche errore dovuto alla tecnica individuale ancora da migliorare.

Benjamin Pavard: 2017/18, annata della consacrazione

Benjamin Pavard è ordinato, composto, timido nella vita privata ma completamente il contrario in campo.  L’annata 2017/18 è quella della svolta, dove disputa 34 incontri, prevalentemente da terzo di difesa, da terzino o da volante di contenimento. Una consacrazione che alletta pure Didier Deschamps, il quale lo fa debuttare il 2 novembre 2017, sostituendo Jallet. Il rigore che gli ha impartito mister Wolf, e la mancanza di laterali destri in nazionale maggiore, è sufficiente per un pass a Russia 2018.

Benjamin Pavard: un goal Mondiale

Nel 4-2-3-1 bleu Pavard ha qualche difficoltà di adattamento e pressione, che dura per tutta la fase ai gironi, troppi passaggi sbagliati e la concorrenza con Sidibè che mette a rischio l’ottavo con l’Argentina. Da una parte, la voglia di dimostrare, dall’altra, Leo Messi e 30.000 argentini che fischiano ogni giocata avversaria. Nonostante questo, al fischio d’inizio sulla fascia destra c’è il numero 2, che al 57’ tira dal cilindro una voleè che incanta tutta Kazan, e sigla il pareggio e fiducia per i suoi. 4-3, e ai quarti l’Uruguay, dove, complice l’out di Cavani, Pavard gioca la sua solita gara semplice e senza macchie.

Benjamin Pavard: sfida al Belgio

Alle 20 però Pavard troverà di fronte chi avrebbe voluto evitare, la sua gente, i diavoli rossi che parlano la sua stessa lingua. Per lui è un derby, cosi come il signore che siede affianco a Roberto Martinez sulla panchina del Belgio. E’più che una semifinale, per Benjamin Pavard è una sfida di cuore e di testa, dove dovrà anche convincere Bayern e Juve che stanno facendo a gara per accapararselo. A proposito, il signore seduto sulla panchina del Belgio, ha lo stesso nome della cittadina dov’è nato La Fontaine.