« Settembre, il tuo minor fratello Aprile
fioriva le vestigia di San Marco
a Capodistria, quando navigammo
il patrio mare cui Trieste addenta
co’ i forti moli per tenace amore.
Capodistria, succiso adriatico fiore!

Così scriveva Gabriele D’Annunzio di Capodistria (Koper in sloveno), cittadina carsica che si trova al centro di un incrocio geografico fra Croazia e Italia. Fa parte di quel gruppo di città da sempre contese fra italiani e slavi, ma poi passata sotto l’egida della Yugo. Ma Leo Štulac può affermare di essere nato nella neonata Slovenia indipendente, che, guidata dal socialdemocratico Milan Kucan, dava il là allo scioglimento della Yugoslavia. I primi privilegi della nuova repubblica slovena influenzano parecchio anche la leva calcistica dell’epoca, ad esempio, arriva finalmente nelle case degli sloveni la TV via cavo, e di conseguenza, anche i ragazzi iniziano a venerare i loro beniamini dei grandi campionati stranieri. Leo è particolarmente impressionato da un ragazzo dai capelli lunghi, il passo elegante e il tocco leggiadro; è Andrea Pirlo, per questo sceglierà di indossare la numero 5 che il Maestro aveva a Brescia.

EGLI INIZI DI LEO STULAC

Già dagli inizi al Koper, Štulac dimostra una spiccata visione di gioco, unita a un ottimo senso della posizione. Si ritaglia così, a soli sedici anni, un posto in prima squadra, diventando il più giovane calciatore a esordire in 1.SNL., la massima serie locale. Nel quinquennio trascorso in patria, affina anche la propria abilità sui calci piazzati, mettendo a segno 8 reti in 96 presenze con la formazione capodistriana. Il salto di qualità arriva nel 2016, quando il suo nome percorre 300km di Litorale giungendo in laguna: è il Venezia a scommettere su di lui, che nella sessione invernale lo acquista in prestito con diritto di riscatto fissato a €350.000.

CHIAMATA DALL’ITALIA

L’ambientazione in Lega Pro richiede tempo, alla prima stagione italiana colleziona soltanto 14 presenze, mettendo però a segno una rete nel ritorno della semifinale-derby di Coppa Italia Serie C contro il Padova, sigillo pesante che porta i veneziani alla conquista sia del trofeo sia della promozione in B. La stagione 17/18  consacra Štulac come uno dei migliori mediani del campionato cadetto. Fondamentale nel 3-5-2 di Pippo Inzaghi, il classe ’94 ha decisamente incrementato il suo rendimento in fase offensiva, insaccando per ben 7 volte le porte avversarie. Tanto piede ma anche un’eccellente intelligenza tattica, che gli garantisce un buon apporto difensivo evitando falli e cartellini, soltanto due le ammonizioni per il 24enne. Il biglietto da visita per i club interessati a lui quest’estate (Genoa e Bologna su tutte) resta la perla al Perugia durante il primo turno dei playoff, un bolide che ha si è insaccato alle spalle del portiere umbro grazie a uno schema su calcio d’angolo perfettamente riuscito. Purtroppo per lui, la sua prodezza non è bastata a realizzare l’impresa dei veneti, che sono usciti sconfitti dal Barbera di Palermo per 1-0, mancando per un soffio lo storico ritorno in A. Štulac ha già fatto intendere che il suo futuro sarà lontano dal Pienzo, e Tacopina già si sfrega le mani immaginando una cospicua plusvalenza.

FUTURO DA BIG

Štulac rappresenta la nuova generazione del football sloveno, che insieme a Oblak, Beric e Kampl spera di staccare  un biglietto per Qatar 2022. Prima del Mondiale però, ci potrebbe essere l’approdo in Serie A. Chissà se insieme a quel Pippo Inzaghi che stravede per lui.