Raccontare Diego Armando Maradona è una delle operazioni più diffuse ma al contempo più difficili, in cui un giornalista o aspirante tale può imbattersi nella sua carriera.
Diego Armando Maradona, meglio conosciuto come “El Pibe De Oro” è l’idolo di più di una generazione di calciofili e non, a Napoli rappresenta l’incarnazione di un santo, in Argentina è venerato e nel mondo intero è parzialmente riconosciuto come il miglior calciatore della storia.
Oggi quello scugnizzo argentino compie 55 anni e ci ricorda ancora una volta di quanto tutto il mondo provi affetto per lui.
Maradona ha incarnato perfettamente la figura del talento tormentato, del calciatore che poteva tutto ma che allo stesso tempo poteva perdere tutto, ha fatto sognare Napoli e realizzato magie che verranno ricordate per sempre ma è anche stato capace di cadere nel baratro senza però perdere mai quell’alone di mito che lo ha sempre accompagnato.
A 55 anni un bilancio della vita è ormai più che tracciabile e vivere 55 anni come li ha vissuti Diego Armando Maradona non deve essere di certo un’impresa facile. Non vive un’infanzia facile, tormentato dalla povertà della famiglia ma la sua fortuna diventa quel pallone con cui riesce a fare qualsiasi cosa. Nel 1976 a neanche sedici anni fa il suo esordio con l’Argentinos Juniors, la leggenda dice che l’allenatore dell’epoca disse a Maradona: “Vai Diego, gioca come sai” e il giovanissimo Pibe de Oro per tutta risposta appena entrato fece un tunnel all’avversario.
Da qui inizio la parabola del talento argentino, nel 1979 era già pallone d’oro sudamericano e dopo l’80 approdò al Boca Juniors. Nell’ 82 poi via verso l’Europa direzione Barcellona, qui Diego fu tormentato da infortuni, ma il Barcellona gli aprì la strada verso il suo grande amore il Napoli, allora del presidente Ferlaino.
A Napoli, Maradona rimase dal 1984 al 1991, facendo diventare gli azzurri una grande squadra d’Europa.
A Napoli Maradona divenne un mito, un idolo indiscusso di tutta la città, fu qui che forse definitivamente si consacrò la sua grande immagine come icona moderna.
In mezzo all’esperienza napoletana, ci fu il Mondiale del 1986, giocato e vinto da Diego con la famosa doppietta all’Inghilterra, con il primo gol siglato di mano(la famosa mano de Dios) e il secondo che fu definito il gol del secolo, Maradona partendo dalla sua metà campo riuscì a dribblare tutti i calciatori che gli si pararono davanti e a insaccare il raddoppio per l’Argentina. A Napoli, Diego vinse due campionati, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e una Coppa Uefa, facendo diventare quel Napoli il più vincente della storia.
Dopo Napoli, Maradona iniziò la sua parabola discendente, prima il Siviglia e poi il ritorno in patria fino al Mondiale del 1994, nel quale Maradona venne squalificato per un controllo antidoping che evidenziò dell’efedrina nel suo sangue.
Maradona oltre all’aspetto calcistico ha sempre avuto anche un grande eco extra calcistico, sia per le sue integerrime posizioni e sia per la sua sregolata vita.. I figli non riconosciuti, la cocaina, la famosa rissa quando militava al Barcellona e questi sono solo alcuni dei tormenti avuti nella sua carriera. Diego non si è poi fatto mancare mai nessuna polemica, gli attacchi ripetuti alla Fifa, la lotta infinita con Pelè per lo scettro di miglior giocatore della storia e poi le sue forti idee politiche, l’amicizia che nacque con Fidel Castro nel suo primo tentativo di riabilitazione a Cuba, l’ammirazione per Ernesto Che Guevara, l’avversione dimostrata più volte(con interviste) all’imperialismo neo-liberista.
Maradona è quindi uno di quei personaggi che non può essere solo chiuso nell’alveo del calcio, è sicuramente un’icona del nostro mondo moderno con i suoi pregi e i suoi difetti, e nessuno, neanche i più grandi scandali che ha provocato l’argentino potranno mai farlo scendere da questo trono.
Maradona ha cambiato completamente l’idea di cosa può diventare un calciatore nell’immaginario comune, ha attuato una nuova rivoluzione dopo quella fatta a suo tempo da George Best che aveva fatto diventare per la prima volta i calciatori come fenomeni di massa. Maradona è unico e nessuno può prendere il suo posto o essere il suo erede, nessuno ha quel carattere, nessuno ha quella personalità che lo ha sempre contraddistinto dentro e fuori dal campo. Messi da molti definito come il suo erede, non è un leader come lo è stato Maradona, non sa caricarsi tutto sulle spalle come fece ad esempio Diego nella famosa semifinale di Coppa Uefa contro il Bayern Monaco. Diego scese nel riscaldamento e iniziò a ballare con il pallone sulle note dei Toto, questo quello che poi dichiarò: “Nello spogliatoio vedevo i miei compagni tesi e impauriti. Poi quando siamo usciti per fare riscaldamento appena fuori dal tunnel ci hanno massacrato di fischi, ancora peggio! Allora sentendo quella musica mi sono detto ora porto l’attenzione tutta su di me!“.
Maradona è unico e per questo noi gli auguriamo di continuare a essere se stesso, di continuare a lottare per quello in cui crede, di continuare a stupirci fuori dal campo, e se qualche volta ne avrà voglia, di farci vedere ancora il suo magico sinistro.
Buon Compleanno Pibe de Oro.
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