Alcuni l’hanno definita la “miglior Coppa d’Asia di sempre”. Di sicuro è stato così per chi l’ha vinta, che tra l’altro è anche chi l’ha organizzata: l’Australia. I Kangaroos hanno ottenuto la prima vittoria della loro storia, rimediando alla sconfitta in finale subìta dal Giappone nella precedente edizione (Qatar 2011). Ma anche un trionfo sorprendente perché arriva in finale contro la stessa Corea del Sud che aveva battuto gli australiani già nella fase a gironi. Flop invece per il Giappone, eliminato ai quarti dalla lotteria dei calci di rigore contro gli Emirati Arabi, e per l’Arabia Saudita. L’exploit della Cina è rinviato a tempi futuri. La nota più lieta di tutta la competizione è stata la prima volta della Palestina: una cenerentola (ultima nel gruppo D a 0 punti) che con la sola partecipazione ha dimostrato quanto sia grande il potenziale del calcio anche al di là del discorso sportivo.

Ma la Coppa d’Asia è stata anche un’occasione importante per tanti giocatori di mettersi in mostra. Qualcuno gioca già in Europa, altri no. O non ancora. Purtroppo le limitazioni sul tesseramento degli extracomunitari sono un limite al loro approdo nel nostro continente ma qualcuno, chissà, potrebbe guadagnarsi almeno una scommessa. Andando in ordine di ruolo:

 

Portiere

Mathew Ryan (Australia)

Mathew (con una sola ‘t’) ha 22 anni e gioca già in Europa, e precisamente nel Bruges. È un portiere atipico perché punta più sull’agilità che sull’altezza (1,81m). È arrivato in Belgio nel 2013 e da allora non è più uscito dal campo. Ha fatto tutta la trafila delle nazionali giovanili australiane e con la sua personalità decisa è destinato a essere il numero uno del suo paese per tanti anni.

 

Difensori

Abdelkarim Hassan Fadlalla (Qatar)

La grande speranza del calcio qatariota. Ha 21 anni e già laureato. Nessuno scherzo: in Qatar esiste una vera e propria accademia dello sport, chiamata Aspire Academy. È un terzino ambidestro dall’energia inesauribile, capace di offrire un alto rendimento sia in difesa che in attacco. Gioca in patria nell’Al Sadd ma meriterebbe uno scenario diverso.

Ahmad Ibrahim Khalaf (Iraq)

Classe ’92, è una delle grandi speranze dell’Iraq. Difensore alto (1,90m) e roccioso ma con piedi educati. Si concede spesso incursioni offensive. Ricorda un po’ il brasiliano Lucio. È dotato anche di un carattere maturo rispetto alla sua età, grazie anche alle 50 presenze già conseguite con la sua nazionale. Gioca negli Emirati Arabi con la maglia dell’Ajman Club.

Trent Sainsbury (Australia)

La società olandese in cui gioca da un anno, lo Zwolle, si sta rendendo conto solo ora dell’affare che ha fatto facendo venire dall’Australia questo 22enne difensore centrale. Sainsbury è stato uno dei protagonisti della vittoria in Coppa d’Asia e la sua esplosione è stata ritardata solo da un infortunio a un ginocchio. Fisico asciutto e velocità nell’anticipo. Suo il primo dei due gol decisivi in semifinale contro gli Emirati Arabi.

Dhurgham Ismail (Iraq)

Nei suoi vent’anni ha attraversato la crescita del calcio iracheno, avendo fatto la trafila addirittura dall’under 17. È un terzino sinistro dalle spiccate capacità offensive. Spesso viene direttamente schierato come ala. Tecnica e velocità palla al piede sono le sue armi. Diversi club europei hanno già messo gli occhi su di lui: fra questi, il Liverpool e il Torino. Gioca ancora in patria nell’Al-Shorta.

 

Centrocampisti

Ki Sung-Yeung (Corea del Sud)

Questo 26enne centrocampista tuttofare milita in Europa già dal 2010, quando venne adocchiato dai Celtic di Glasgow. In Scozia sorprende tutti e diventa un titolare fisso. Dopo due stagioni va allo Swansea, dove milita tutt’ora. Un giocatore sottovalutato.

Omar Abdulrahman (Emirati Arabi Uniti)

Ha solo 23 anni ma le idee già chiare: diventare una star internazionale. Tutto in lui è vistoso, dalla capigliatura eccessiva (alla Fellaini) alla tecnica da giocoliere. È un centrocampista di qualità ma il suo dinamismo gli permette di svariare anche dietro le punte. Gioca in patria nell’Al-Ain ma gli osservatori di mezza Europa lo tengono d’occhio da un bel po’.

Massimo Luongo (Australia)

Il suo è uno dei nomi che i tifosi australiani non dimenticheranno mai. Suo il primo dei due gol con cui la nazionale gialloverde ha vinto la finale a Sydney. Ha solo 22 anni ma è già un centrocampista completo. L’unico neo è una certa facilità agli infortuni. Sembra incredibile, ma gioca nella terza serie inglese ed esattamente nello Swindon Town.

 

Attaccanti

Son Heung-Min (Corea del Sud)

Di tutti i nomi citati finora, quello di Son merita meno presentazioni: gioca in Germania con il Bayer Leverkusen e ha già collezionato presenze anche in Champions League. Le sue caratteristiche gli permettono di coprire tutti i ruoli d’attacco. E’ velocissimo e sa tirare bene con entrambi i piedi. I critici lo definiscono il miglior talento emergente del calcio asiatico. In questa Coppa d’Asia ha segnato 3 gol, di cui uno in finale.

Hamza Al-Dardour (Giordania)

La sua Giordania è stata eliminata subito ma ciò non gli ha impedito di mettersi in luce come vicecapocannoniere del torneo con 4 gol. Tutti segnati in un solo match: contro la Palestina. Non era mai successo in un’edizione della Coppa d’Asia. Al di là di questo particolare, questo ragazzo di soli 23 anni ha manifestato doti difficili da trovare in giro: grande intensità agonistica e un fiuto quasi animalesco per il gol. Gioca in Arabia saudita nell’Al-Khaleej ma meriterebbe attenzione.

Ali Mabkhout (Emirati Arabi Uniti)

Il suo inserimento nella top 11 è d’obbligo, visto che con 5 reti è stato il capocannoniere della Coppa d’Asia 2015. Classe ’90, è un attaccante moderno, dotato di grande forza fisica unita alla velocità. Gioca nell’Al Jazira ma chissà che le recenti prestazioni non gli consentano di approdare a un campionato più competitivo?

 

A cura di: Alessandro Fasanaro