Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, è stato forse il giocatore più atipico che la storia del calcio ricordi. Persona estremamente colta, laureato in medicina non ha mai messo al primo posto il calcio, che può considerarsi solo come una delle sue passioni. Esperto di politica e medicina, noi italiani lo ricordiamo soprattutto per il mondiale del 1982 e per la sua fugace stagione alla Fiorentina, nella quale sembrò più interessato a Gramsci che al calcio.
Sócrates, cresce a Ribeirão Preto, il padre autodidatta e molto appassionato di classici manda il figlio prima a scuola e poi all’università e il giovane Sócrates prende la laurea in medicina anche se inizialmente non eserciterà la professione dedicandosi al calcio.
La sua carriera calcistica inizia nel Botafogo di Riberão Preto, in cui milita dal 1974 al 1978. Inizialmente si divide fra il calcio e l’università, in quattro stagioni nel Botafogo mette a segno un centinaio di gol attirando su di se l’attenzione delle maggiori squadre brasiliane, vince anche un campionato Paulista nel 1977, ma il grande salto lo fa a 24 anni dopo aver terminato gli studi in medicina. Il Corinthians una delle maggiori squadre brasiliane si assicura il “dottore”, che approda quindi finalmente in una grande squadra. Con il Corinthians dimostra subito le sue grandi doti tecniche, non è un grande atleta né un grande faticatore, il suo gioco è fatto di intelligenza e tecnica, ma i suoi ritmi rimarranno sempre molto blandi. In trecento gare con il Corinthians mette a referto 172 reti. Ma il Corinthians di quegli anni oltre ad esser stata una grande squadra di calcio, viene ricordata per la famosa Democracia Corinthiana.
Nel 1981 dopo una brutta stagione, ci fu l’avvento di Adilson Monteiro Alves, che venne nominato direttore tecnico. Adilson decise insieme ai calciatori più rappresentativi di dare una svolta epocale, erano gli ultimi anni della dittatura e il Corinthians mise in atto la “Democrazia Corinthiana” un movimento di autogestione per la squadra, in cui le decisioni venivano prese tramite un sistema democratico. Questa fu una netta opposizione alla dittatura che vigeva in Brasile. I giocatori giocano con la scritta Democracia sulla maglia e iniziano a usare il calcio come strumento per veicolare l’insoddisfazione del paese. Le decisioni all’interno della squadra vengono prese a maggioranza, tutti partecipano alle votazioni dal presidente ai magazzinieri e ogni voto ha lo stesso peso. Con questo sistema si decide tutto, gli orari degli allenamenti, le formazioni, gli acquisti e le cessioni. Sócrates fu uno dei maggiori esponenti della Democracia Corinthiana, che portò il Corinthians ad ottenere anche grandissimi risultati sportivi come la vittoria di due campionati Paulistas (1982-1983), la squadra si fece anche portavoce della volontà del popolo di eleggere il presidente dopo la dittatura, ma questa ultima istanza della Democracia, fallì. Vinsero i militari che fecero eleggere un presidente di transizione al Parlamento.
In quegli anni Sócrates disputò anche il Mondiale del 1982 che lo consacrò agli occhi del mondo intero. Sócrates era il capitano di una delle nazionali verdeoro più forti della storia, che annoverava giocatori del calibro di Zico, Paulo Roberto Falcão, Júnior, Toninho Cerezo, Éder . Il Brasile però non riuscì a vincere il titolo perché come ben sappiamo venne eliminata dall’Italia di Paolo Rossi che riporterà dopo tantissimi anni la coppa del Mondo in Italia.
Nel 1984, Sócrates approda finalmente in Europa e arriva precisamente in Italia nella Fiorentina. Sócrates sembrava un giocatore venuto da un luogo lontanissimo e atipico. Arrivato in Italia gli venne chiesto: “Chi è l’italiano che stima di più, Mazzola o Rivera?”, Sócrates rispose: “Non li conosco. Sono qui per leggere Gramsci in lingua originale e studiare la storia del movimento operaio.”.
I giornalisti pensavano di trovarsi di fronte ad un alieno. Oltre alle passioni per la letteratura e per la politica, Sócrates era un grande amante di alcool e sigarette, fumava e beveva senza preoccuparsi di allenamenti o partite, come detto già non era il prototipo di un atleta, ma per lui non era un problema perché il calcio era solamente un hobby. Nella Fiorentina visse una stagione difficile, non era abituato a svolgere allenamenti così duri e non riuscì mai ad ambientarsi del tutto, ma più semplicemente questo calcio non faceva per lui. Dopo una sola stagione in cui disputò 25 gare mettendo a segno 6 reti tornò in Brasile.
Tornò in Brasile e giocò al Flamengo e al Santos, disputò anche il mondiale di Messico 1986 ma la sua carriera era ormai in declinò, il Brasile venne eliminato dalla Francia ai quarti di finale e Sócrates sbagliò uno dei calci di rigore, chiuse così la sua esperienza in verdeoro con 63 presenze condite da 25 reti. Si ritirò dal calcio giocato nel 1989 tornando per un ultimo anno nel Botafogo di di Riberão Preto, ma non disputò neanche una gara. Tornò nel mondo del calcio nel 2004 per dirigere il Garforth Town, diresse la squadra per qualche mese disputando anche una ventina di minuti durante una partita, ma ormai il calcio era lontano dal suo immaginario. Dopo il ritiro esercitò finalmente la professione di medico prima di spegnersi il 4 dicembre del 2011 per un’infezione intestinale.
Sócrates ha lasciato nel mondo del calcio un ricordo unico, Pelè lo definì come: “Il giocatore più intelligente della storia del calcio brasiliano”. Sócrates non era semplicemente un calciatore, ma era soprattutto un intellettuale, una persona libera e contro corrente. La Democracia Corinthiana fu una delle più importanti forme di resistenza messa in atto durante la dittatura in Brasile. L’impatto storico dell’autogestione del Corinthians fu enorme e rimane come l’unico caso in cui una squadra riuscì a veicolare il dissapore del popolo e nel frattempo portare ottimi risultati sul campo e risanare il bilancio societario. Purtroppo per il popolo europeo la sua esperienza italiana non fu felice e non si potè ammirare a pieno la genialità di Sócrates.
In un mondo come il nostro esempi come quelli del “Doutor da bola” sarebbero fondamentali. In un periodo in cui il calcio viene visto solo come una macchina da soldi, in cui i calciatori, le dirigenze non sono esempi da seguire avremmo un disperato bisogno di uomini come Sócrates per tornare a sognare dietro un pallone e per capire che il calcio non è tutto ma è solo una tra le tante passioni per un uomo.
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