Parlare oggi di Claudio Ranieri potrebbe sembrare ridondante visto quanto si è scritto in questi giorni, ma dopo la vittoria ottenuta con il Leicester abbiamo deciso di dedicargli una pagina speciale della nostra rubrica per ripercorrere le tappe di un allenatore di cui si sembravano perse le tracce, dopo l’esperienza con la Grecia, e che molto spesso in carriera ha ottenuto meno di quanto meritasse.
Claudio Ranieri nasce a Roma nel 1951 e inizia a giocare nell’oratorio di Piazza San Saba a Roma. Il suo ruolo iniziale è quello di attaccante e a sedici anni passa al Dodicesimo Giallorosso, fin quando non viene notato da Helenio Herrera e approda nella Primavera della Roma, proprio qui il suo nuovo allenatore Antonio Trebiciani decide di spostarlo nel ruolo di terzino.
Con la maglia giallorossa della Roma fa il suo esordio in Serie A il 4 novembre del 1973, a lanciarlo nella massima serie è Manlio Scopigno, allenatore che aveva portato il Cagliari di Gigi Riva alla vittoria dello scudetto, curioso aneddoto per il futuro tecnico che porterà il Leicester sul tetto d’Inghilterra. Con la Roma però disputa solo sei partite e nel 1974 passa al Catanzaro.
Il Catanzaro segnerà la parte più importante della sua vita da calciatore, con i calabresi disputerà otto stagioni diventando il recordman assoluto di presenze in Serie A con 128 partite e proprio a Catanzaro conoscerà Gianni Di Marzio che successivamente lo lancerà come allenatore.
Ranieri a Catanzaro resta dal 1974 al 1982, come detto questa esperienza lo segnerà per sempre, sia sportivamente che umanamente. Come dichiarato pochi mesi orsono il Catanzaro con cui ottenne la promozione in Serie A è la squadra che ha più ispirato il suo Leicester, non per modo di giocare ma per l’unione che quel manipolo di calciatori riuscì a creare. Catanzaro è un pensiero ricorrente nella vita di Claudio Ranieri, una squadra di provincia che in quegli anni fece sognare una regione intera. A Catanzaro, Ranieri ha anche trovato l’amore, ed è sempre nel capoluogo calabrese che il mister campione d’Inghilterra torna abitualmente. Con i compagni di quel Catanzaro non si è mai perso, si incontrano ancora oggi per ripercorrere le tappe di quelle fantastiche stagioni che portarono la squadra giallorossa nell’olimpo del calcio.
Forse quella storia di provincia al pari con la fantastica cavalcata con il Cagliari(di cui parleremo più avanti) hanno segnato per sempre Ranieri che è riuscito a ritrasmettere molti anni dopo quello spirito battagliero e di rivalsa nel suo Leicester dei miracoli.
Riallacciandoci ora alla storia calcistica di Ranieri, dopo il 1982 cambia casacca e arriva a Catania dove riconquista insieme agli etnei la massima serie, a guidare quel Catania c’è Gianni Di Marzio. Dopo i due anni a Catania, Ranieri chiude la carriera a Palermo.
Ranieri non è stato uno di quei calciatori che ha segnato il mondo del calcio, ma sicuramente i valori che ha messo in campo nei suoi anni di carriera da calciatore lo hanno ripagato dell’affetto del pubblico e soprattutto gli insegnamenti ricevuti da calciatore lo hanno portato ad essere un allenatore serio professionale e combattivo.
Dopo la fine della sua carriera da calciatore, Ranieri sembra non voler rimanere nel mondo del calcio ma ancora una volta è Gianni Di Marzio che spinge Ranieri ad accettare la panchina della Vigor Lamezia, squadra calabrese che milita in interregionale. Ranieri accetta e inizia nel 1986 subito dopo il suo ritiro da calciatore la carriera da allenatore. Dopo la Vigor Lamezia passa alla Puteolana in C1 ma l’esperienza che cambierà per sempre la sua carriera è quella di Cagliari.
Arriva a Cagliari con la squadra in C1 e inizia la sua grande cavalcata. In due stagione Ranieri ottiene due promozioni e dalla C1 porta la squadra sarda in Serie A, al terzo anno sulla panchina dei rossoblu ottiene un’inaspettata salvezza dopo che la squadra alla 22esima giornata si trovava all’ultimo posto.
A fine stagione 1990-91, Ranieri lascia la panchina del Cagliari, dopo aver realizzato la sua prima favola in carriera, e approda a Napoli, qui resta per due stagioni ottenendo un quarto posto e un esonero nella stagione successiva.
Nel 1993-94 Ranieri approda a Firenze, la squadra naviga in Serie B, ma dopo un solo anno torna nella massima serie. Nel 1995-96 arriva il primo trofeo per Ranieri che porta la Fiorentina al quarto posto e vince la Coppa Italia battendo l’Atalanta. Nell’anno successivo supera il Milan in Supercoppa italiana e chiude la sua esperienza a Firenze con un nono posto.
L’ex calciatore del Catanzaro si trova a un bivio, l’esperienza di Firenze è sicuramente positiva ma in Italia le grandi squadre stentano a credere in lui e allora il mister romano decide di cambiare aria e parte la Spagna, direzione Valencia dove sostituisce Jorge Valdano esonerato dopo tre partite. Qui rimane per due anni ottenendo un nono posto e un quarto posto. Decide dopo l’esperienza di Valencia di rimanere in Spagna e passa all’Atletico Madrid nel 1999-2000 la sua permanenza sulla panchina della seconda squadra di Madrid dura però solo per otto mesi e nel marzo del 2000 Ranieri decide di dimettersi.
Passa al Chelsea, dove ottiene molti risultati positivi, vince 107 partite ufficiali su 199 disputate ottenendo un secondo posto e una semifinale di Champions League. Finisce però la sua positiva esperienza inglese nel momento in cui Roman Abramovic rileva il Chelsea, e dopo la sconfitta in semifinale con il Monaco viene sollevato dall’incarico. Al Chelsea Ranieri ha sicuramente vissuto quattro anni importanti, i blues non erano la potenza economica diventata poi con Abramovic e l’allenatore italiano in tutte le quattro stagioni in cui ha guidato i blues è riuscito a ottenere i migliori risultati possibili, guadagnandosi anche il nomignolo di Tinkerman, colui che aggiusta tutto.
Finita l’esperienza inglese torna al Valencia, ma qui viene esonerato dopo l’eliminazione in Coppa Uefa, riesce però a vincere la Supercoppa Europea con gli spagnoli.
Ranieri resta fermo per due anni, l’ultima esperienza spagnola ha lasciato degli strascichi e torna ad allenare dopo dieci anni una squadra italiana, il Parma. I crociati non navigano in buone acque e ma Ranieri riesce a salvare la squadra emiliana, rilanciandosi come allenatore.
Infatti nella stagione successiva arriva alla Juventus fresca di ritorno in Serie A. Con i bianconeri, a mio modesto parere ottiene risultati lusinghieri, nella prima stagione ottiene un terzo posto che riporta la Juventus in Champions, mentre nella stagione successiva ottiene una doppia vittoria sul Real Madrid in Champions League, ma un filotto negativo porta la squadra juventina ad esonerarlo a due giornate dal termine, forse sopravvalutando troppo la rosa costruita in quella stagione, tant’è che per tornare ai livelli a cui era abituata la Juventus bisognerà aspettare l’arrivo di Antonio Conte sulla panchina e passare altri due anni con risultati molto più scarsi di quelli ottenuti da Ranieri.
Dopo l’esperienza conclusa in maniera amara sulla panchina della Juventus passa alla Roma, allenando così la squadra che lo aveva lanciato nel calcio come giocatore, subentra a Spalletti dopo due giornate e porta i giallorossi a un passo dallo scudetto, chiudendo il campionato secondo a 80 punti e perdendo di fatto lo scudetto nella partita contro la Sampdoria. A Roma si fa valere come allenatore, decidendo anche di non far rientrare in campo Totti e De Rossi dopo il primo tempo contro la Lazio e portando così la squadra a vincere il derby per 2 a 1. Anche a Roma però la sua esperienza finisce senza successi e l’anno successivo rassegna le dimissioni da tecnico dei giallorossi.
Dopo Roma è il turno di Milano e dell’Inter ma qui Ranieri resta solo sei mesi, non ottenendo buoni risultati. Torna quindi all’esterno al Monaco, con cui ottiene la promozione in Ligue 1 e un secondo posto nella massima serie francese, ma anche qui la società smette di credere in lui e viene esonerato.
La carriera di Ranieri sembra arrivata a un punto di stallo e accetta la panchina della Grecia. Questa è sicuramente l’esperienza più brutta di Ranieri come allenatore. Con la Grecia non riesce ad ottenere i risultati e sperati e viene allontanato dopo quattro partite. Sembra ormai arrivata al punto più basso la sua carriera fin quando non diventa allenatore del Leicester il 13 luglio del 2015.
Con il Leicester, Ranieri torna nell’olimpo del calcio, e realizza la favola di cui tutti stiamo parlando e scrivendo negli ultimi giorni. Non mi dilungo a parlare di questa stagione trionfale, perché molto probabilmente avete sentito e letto tutto ma un elogio a Ranieri mi sembra d’obbligo, considerato da sempre un perdente di lusso ha dimostrato che con tenacia, caparbietà e professionalità i risultati si riescono ad ottenere, di certo il suo calcio non sarà dei più innovativi ma in una stagione particolare come questa è stato il più concreto e il più continuo. Il Leicester, è una delle squadre con valore più basso nella Premier nonostante quello che si dica in giro facendo paragoni improbabili con il calcio italiano, viste le differenze di budget tra la Premier e la Serie A. Con il Leicester, Ranieri ha ottenuto quello che ha sempre meritato, consegnandosi per sempre agli immortali del calcio. È sicuramente la vittoria più bella che potesse ottenere e riallaccia la sua storia sia da calciatore che da allenatore, tornando a vincere in una squadra di provincia come fece da calciatore a Catanzaro e a inizio carriera a Cagliari.
Ranieri non avrà vinto come altri allenatori o calciatori nella sua carriera, ma le sue vittoria hanno e avranno un ricordo indelebile negli occhi di ogni sportivo.
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