(La Gazzetta dello Sport – Alex Frosio) – I raggi di sole che arrivano dall’Under 21 somigliano tanto a un’alba azzurra. La qualificazione a un grande torneo non è mai scontata, ci siamo scottati con la Nazionale maggiore per capire quanto fa male.
Gli azzurrini invece ancora una volta non tradiscono. Hanno raggiunto l’Europeo di categoria con un’ultima vittoria netta, costruita intorno a tutta una prestazione entusiasmante. Come ci hanno abituato a fare.
Perché la verità è che al calcio italiano il talento giovane non manca. Semmai, a mancare di coraggio di puntare su questi ragazzi a livello di club. Paolo Nicolato nel corso di nove mesi di qualificazione ne ha convocati 49 e ne ha fatti giocare 43.
Alcuni sono passati meritatamente al piano superiore: da dove credete che arrivino Tonali, Raspadori, Cancellieri, Scalvini, S.Esposito, che Roberto Mancini ha meritatamente portato nella Nazionale maggiore? E prima di loro Scamacca, Frattesi, Pobega: un anno fa giocavano proprio l’Europeo con l’Under 21. Hanno avuto la possibilità di misurarsi con il calcio di Serie A e hanno dimostrato di poterci stare. Di poter pure rilanciare il nostro calcio.
Ecco, allora il discorso si trasferisce sui club. Ora gente come Carnesecchi, Bellanova o Udogie ha risvegliato l’interesse di qualche grande club. Giusto. Era ora. Il discorso va approfondito, perché le risorse tra gli azzurrini sono tante. Basta crederci. Concedere opportunità.
Nell’ultimo trittico di partite, per esempio ha impressionato Nicolò Cambiaghi. E’ di proprietà dell’Atalanta ma sapete dove ha passato l’ultima stagione? Al Pordenone, retrocesso in C. Ma questo ragazzo ha gambe forti, il carattere di chi ha fame di arrivare, e due piedi per niente male. In A ci starebbe benissimo, di certo meglio di tanti carnedi stranieri con l’unico fascino del nome esotico. Cambiaghi non è l’unico diamante grezzo.
Capitan Ricci sembra già su un livello superiore. Intanto crescono gli altri. C’è Rovella, etichettato troppo presto come semplice plusvalenza e invece centrocampista di polmoni e tocco. O Pellegrini, un “predestinato” come si dice in questi casi, ma che tra guai fisici e occasioni sprecate sembrava destinato all’oblio. Ecco: due gol in tre partite. E poi Quaglia, finito giovane in Olanda, i giganti Okoli e Pirola, promossi in A con Cremonese e Monza. Liberi rigiocare e anche di sbagliare, prendere delle pause, essere discontinui, come Lucca sparito dai radar ma decisivo nella prima parta.
L’azzurro moltiplica le energie e le qualità, forse perché semplicemente lì si riesce a metterle in mostra. Nella qualificazione all’Europeo c’è anche un altro fattore da non sottovalutare. L’azzurro concede infatti la possibilità di accumulare esperienza internazionale. E spesso è l’unico modo per questi ragazzi di misurarsi con avversari e contesti diversi, confrontarsi con un calcio differente da quello che conoscono.
Altrimenti con i club tanti arrivano a 23-24 anni senza aver mai sesso piede fuori dai nostri confini. E quando ci arrivano sono spaesata dai ritmi, dall’intensità, dalla qualità. Se possono farlo da giovani, dimostrano invece di sapersi adeguare. E a proposito: tra poco inizia pure l’Europeo Under 19. L’Italia c’è. Altri raggi di sole.
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