È morto Diego Armando Maradona. È morto El Pibe de Oro. È morto il giocatore migliore di tutti i tempi. Oggi, 25 novembre 2020, il mondo del calcio piange la sua stella più luminosa.

La notizia è di dominio pubblico ormai da qualche ora, e sin da subito i messaggi d’addio alla “mano de Dios” hanno iniziato a rincorrersi. Tutte le piattaforme social, i vari canali televisivi  i siti internet hanno iniziato, repentinamente, a tingersi d’azzurro. Non di nero, d’azzurro.

È l’azzurro della maglia del Napoli, la squadra in cui Diego è diventato grande, e che Diego ha reso grande. La squadra della città che lo ha amato e che per sempre lo amerà. È l’azzurro della maglia dell’Argentina, che Maradona ha portato per l’ultima volta in cima al tetto del mondo nel 1986. È l’azzurro del cielo, in cui l’amico Pelé, con un commovente messaggio, gli ha dato appuntamento, per giocare, finalmente insieme, a calcio. Che partita che sarà.

Omaggio a Diego Armando Maradona

L’intento di questo articolo non è quello di comunicare la notizia della morte di Maradona. Non sarebbe necessario perché, purtroppo, “una notizia così originale non ha bisogno di alcun giornale“. Il mondo l’ha saputo subito di aver perduto uno dei più grandi prestigiatori della storia.

L’intento di questo articolo è semplicemente quello di rendere omaggio a Diego Armando Maradona, anche da parte di una redazione di giovani appassionati del gioco del calcio. Quel gioco che Maradona ha praticato nella sua massima espressione.

Chi scrive non ha mai visto giocare Diego Armando Maradona. Ma, chi scrive si è innamorato del gioco del pallone grazie a Diego Armando Maradona. Chi scrive ha un ricordo ben chiaro in mente.

È un ricordo che risale a quando quel bambino, che frequentava la quarta o la quinta elementare vide un documentario sul Pibe de Oro. Quel bambino era seduto su un divano bianco, nel soggiorno del suo amico Emiliano che, ironia della sorte, era arrivato nella sua classe pochi anni prima, proprio da Napoli. Erano altri tempi, “YouTube” e “Netflix” non esistevano e, probabilmente sarebbero sembrati i nomi di qualche nuovo supereroe. Per questo, quel bambino e il suo amico Emiliano (probabilmente ci saranno stati anche Nico e Davide, quei quattro erano inseparabili), guardarono quel documentario in DVD. Di quell’intero pomeriggio, un’immagine lo colpì profondamente: il secondo dei quattro gol che Maradona rifilò a Hugo Gatti il 9 novembre del 1980, dopo che “el Loco” aveva osato provocare un ancora ventenne Diego.

Fu grazie a quel gol che, chi scrive, si innamorò perdutamente del gioco del calcio. Poco importa che la sua, per niente celebre, carriera si sia fermata solo pochi anni dopo sui campi in terra battuta del suo paese, a causa dei suoi evidentissimi limiti tecnici. Fu infatti grazie a quel gol che quell’amore sbocciò, facendo si che, un ancora innamorato scrivente, sia qui, stranamente commosso, a rendere omaggio a Diego Armando Maradona.

Per questo motivo siamo certi che Diego Maradona sia morto, ma che la sua eredità sia viva come non mai. Chi scrive non sarà stato certamente né il primo né l’unico bambino ad innamorarsi del gioco del pallone grazie a Diego Armando Maradona. E dato che, oramai, “Youtube” e “Netflix” sono noti a tutti, non sarà stato di certo l’ultimo.