Dal calcio giovanile al palco di Sanremo: sono in pochi a conoscere la storia da film di Riccardo Fabbriconi, in arte Blanco. Protagonista indiscusso di questi giorni al Festival sanremese insieme a Mahmood con Brividi ed autore di numerose hit negli ultimi due anni, Fabbriconi ha un importante passato nel mondo del calcio. E molto probabilmente, se non fosse stato per la pandemia da covid-19, avrebbe continuato a giocare arrivando ad alti livelli.
Dal calcio al Festival, il percorso di Blanco
Di ruolo difensore centrale – tra l’altro dai piedi delicati – Fabbriconi sembrava avere una carriera calcistica ormai ben avviata. Cresciuto nelle giovanili della Feralpisalò (che in questi giorni, sui social, sta facendo il tifo per lui), era diventato anche capitano della formazione Allievi della Vighenzi Padenghe prima di ritirarsi anzitempo. A raccontare del suo percorso al Corriere della Sera è stato il suo ex allenatore, Vittorio Sandrini.
“Un giorno entrò nel mio ufficio e mi disse che voleva lasciarci per la musica. Non ci credemmo fino in fondo, quando ce lo confidò. Sapevamo che cantava, alcune tracce si potevano trovare sul suo canale YouTube, di ritorno dalle trasferte in pullman i ragazzi intonavano spesso ‘Notti in bianco’“.
Il tecnico provò anche a convincerlo a continuare col calcio, ma la pandemia diede la svolta definitiva: “Non avevamo compreso quanto per lui la cosa fosse seria, tanto che insistemmo perché provasse a fare entrambe le cose. Inizialmente accettò, poi ci pensò la pandemia a rendere definitiva la sua decisione. Ancora adesso è una delle cose che mi stupisce maggiormente, perché non ne conosco tanti di suoi coetanei che abbiano avuto la sua convinzione nell’intraprendere con tutto sé stesso un percorso. Anche perché lui avrebbe lasciato una strada che gli dava prospettive, per un’altra che non portava con sé alcuna garanzia di successo”.
Sandrini racconta della sorpresa e dell’emozione che ha provato nel sentirlo in radio per la prima volta: “Pensavo fosse uno scherzo, invece sette mesi dopo mi sono ritrovato ad ascoltare un suo pezzo in radio: ero in macchina, stavo guidando verso Montichiari, quando su Radio Zeta passarono ‘La canzone nostra’. Gli telefonai subito, colmo di emozione. La stessa provata martedì osservandolo in televisione. Una storia incredibile, penso che nemmeno lui potesse aspettarselo. Figuriamoci noi. L’importante è che abbia trovato il modo più congeniale per esprimere quello che ha dentro. Quello che fuori dal campo nascondeva, che in campo faceva intravedere, e che col microfono in mano sta mostrando a tutta Italia“.
Non sono presenti commenti.