Dal calcio giovanile, alla riforma della figura dei procuratori fino ai talenti emergenti provenienti dalla fertile terra sarda: questi i contenuti della prima intervista a footballscout24.it del giovane avvocato Mauro Garau.

C’è grande attesa per l’introduzione della figura degli intermediari, ma in che modo questa riforma puo’ migliorare le dinamiche del calciomercato?

“Per quanto riguarda il nuovo regolamento Fifa e l’introduzione della figura degli intermediari, ho difficoltà ad immaginare che questo cambiamento una volta entrato in vigore possa in  qualche modo migliorare le dinamiche del calciomercato.
L’intento dell Fifa non era certo quello di deregolamentare la materia ma aver maggiore controllo sulle operazioni di mercato, tuttavia resto critico sulle modalità di perseguimento scelte per raggiungere tale fine. L’attuale sistema che prevede il superamento di un esame di abilitazione o la facoltà per il calciatore di rivolgersi ad un avvocato garantiscono un certo standard di competenze base che andrebbero mantenute. L’ampia autonomia nel recepimento della nuova normativa  Fifa in capo alle singole federazioni nazionali mi fa pensare che in fin dei conti non ci saranno stravolgimenti eclatanti, vedremo. Seppur vantaggiosa dal mio personale punto di vista, in linea generale non credo che la possibilità di rappresentare nella stessa operazione la società ed il calciatore, oggi vietata, possa considerarsi una miglioria nel sistema, così come credo che bloccare il tetto delle commissioni al 3% con relativa pubblicazione da parte della Federazione, in primis non va a ripagare la qualità del lavoro in determinate operazioni di mercato complesse, equiparando tra loro tutte le operazioni di mercato, ed inoltre non si coordina con diverse norme di diritto interno dal quale l’ordinamento sportivo non può discostarsi.

Si deregolamenta la figura dei procuratori, mentre c’è chi spinge per un Albo degli osservatori. Cosa ne pensa?

“In merito alla figura degli osservatori ritengo che la previsione di un apposito Albo in generale non porti a migliorare la qualità dell’attività di scouting, potrebbe al più essere un vantaggio per consentire all’osservatore di regolarizzare la propria attività professione, anche dal punto di vista fiscale.  Per il resto credo che l’osservatore operi grazie ad un rapporto di stretta fiducia che si instaura con le Società o gli Agenti di calciatori che esula dall’appartenenza ad un Albo. Trovo che per un osservatore siano al momento molto utili i corsi di aggiornamento, non per imparare il mestiere (in quanto come per i calciatori una certa predisposizione naturale non la si apprende sui banchi), ma per far in modo che tutti “parlino la stessa lingua” anche da un punto di vista tecnico, ad esempio al momento della stesura di una relazione sul calciatore, importante per conformarsi a determinati standard comuni nei rapporti con società estere”
Lo scouting è materia molto dibattuta, ma spesso poco praticata nel concreto. In Sardegna la situazione è ancora carente? Ci sono talenti tra i Dilettanti pronti al salto nel professionismo?

“In Sardegna in effetti si percepisce ancora una carenza da questo punto di vista. La carenza delle infrastrutture rende poco agevole il lavoro sul campo agli osservatori, in altre regioni è possibile assistere nella stessa giornata anche a due o tre partite di primario interesse con brevi spostamenti in auto, dunque c’è una maggiore concentrazione sugli spalti di operatori del settore. Essendo costoso per le società della penisola mandare i propri osservatori in Sardegna è per loro importante ricevere le segnalazioni di chi opera sul posto, un valido esponente di questa figura in Sardegna credo sia Andrea Colombino, con il quale ho avuto modo di lavorare per alcune recenti operazioni di mercato. Stesso discorso per Valerio Mocci, ex allenatore del settore giovanile. Tra i dilettanti sardi, per non dilungarmi, vorrei citare due giocatori che ritengo già pronti per il professionismo: Alessandro Pusceddu, classe ’95, cresciuto calcisticamente nel Cagliari Calcio dove ha giocato dai Giovanissimi nazionali fino alla Primavera, questa estate si è trasferito alla Nuorese militante nel girone G di Serie D, è un giocatore che sta affrontando il campionato con piglio da veterano, ritengo che giocherebbe indipendentemente dalla carta d’identità e dall’obbligo di schierare gli under, è un esterno d’attacco molto tecnico e rapido, si trova a suo agio indifferentemente sul forte destro o sinistro dello schieramento. L’altro giocatore è un buon esempio per comprendere come la carenza nello scouting in Sardegna delle volte rallenti l’affermazione ad alti livelli di certi talenti. Si tratta di Sergio Nurchi, classe ’90, seconda punta o esterno d’attacco, è un giocatore molto generoso e al tempo stesso estremamente prolifico. Gioca attualmente al Muravera nel campionato di eccellenza regionale, mantiene da ormai 3 stagioni la media di un goal a partita, capocannoniere degli ultimi due campionati di eccellenza e promozione, già posizionato in vetta alla classifica dei marcatori del campionato in corso e già prolifico marcatore nei tre precedenti campionati di Serie D disputati con la maglia del Selargius dal 2009 al 2012. Si è avvicinato al professionismo qualche anno fa quando chiese di lui personalmente mister Allegri con l’intento di portarlo al Cagliari Calcio. L’ultimo allenatore avuto al Muravera, Luis Oliveira da questa stagione è nei “Pro” con la Pro Patria, non mi stupirei se si aprisse la porta dei professionisti già dalla prossima sessione di calciomercato, sarebbe una occasione più che meritata.

Le difficoltà del calcio italiano non sono certamente solo economiche. Il gap con l’estero è più questione di mentalità o di organizzazione?

“Condivido pienamente, la contrazione del potere di spesa da parte delle società dovrebbe far orientare queste ultime ad investire nello scouting, attività che, se ben strutturata, non si realizza certamente a costo zero ma consente di giocare d’anticipo rispetto ad operazioni di mercato importanti generando successivamente plusvalenze in bilancio che ripagano ampiamente l’investimento iniziale. Allo stesso tempo non è sufficiente strutturarsi bene a livello di settore giovanile e scouting se poi difetta il coraggio di presentare in prima squadra il prodotto finale di questa attività.
Troppo spesso i giovani talenti italiani devono attendere anni prima di avere la chance di entrare in pianta stabile nella rosa della prima squadra, sappiamo che al contrario all’estero la giovane età è considerata una virtù non un limite. In questo auspicio di cambiamento mi piace citare l’esempio del Cagliari Calcio 2014-2015 del nuovo Presidente Giulini, che con coraggio e grazie al sapiente lavoro del direttore sportivo Francesco Marroccu ha chiuso la campagna trasferimenti estiva consegnando a mister Zeman la rosa più giovane dell’intera Serie A. La strada giusta credo sia questa..