Intervistato da La Gazzetta dello Sport, Alessandro Plizzari ha così commentato la sua performance decisiva ai Mondiali Under 20 nella finale 3°/4° posto contro l’Uruguay:

“Cosa resta del Mondiale? La crescita come uomo e persona. Ho imparato che servono concentrazione e carisma, serve un uomo sia in campo sia fuori, con l’umiltà e il resto. Prima vedevo il calcio come un gioco, ora è… qualcosa per un uomo. Ho 17 anni, magari non sono ancora uomo ma lo sto diventando. Voglio arrivarci con i tempi giusti, con serietà. Un anno fa il Mondiale Under 20 non era neanche nell’anticamera del cervello. Appena l’ho saputo, ho chiamato mio papà: lui mi accompagna in tutto. Io sono un 2000, alcuni compagni del ’97, ma ringrazio Evani, mi sono trovato benissimo. Giusto qualche scherzetto. Due giovani interessanti? A me sono piaciuti De La Cruz e Bentancur dell’Uruguay. Bentancur è già della Juve, mi ha colpito per tecnica e velocità di pensiero. A volte ti mette una palla nel posto giusto senza guardare. De La Cruz è meno conosciuto ma è intelligente, sa trovare la giocata giusta. Il futuro? Non so, non voglio parlarne. Per me la cosa giusta è solo allenarmi con continuità”.