di Daniele Pagani
Partiamo dal fatto che il sottoscritto è uno stronzo conclamato. Cosa voglio dire? Bene, vi spiego. Io non sono il classico stronzo. Tradotto: io sono uno stronzo, più stronzo. Se devo dire una cosa, la dico subito nel modo più onesto possibile, ma la dico da stronzo. E sapete perché? Ovvio, perchè sono stronzo. E seguendo il “Manuale del buon stronzo” mi piace rimarcare il fatto che difficilmente sbaglio pronostico. Ma sapete chi è ancora più stronzo di me? Il calciomercato. Lo odio, tantissimo. Il problema è sempre quello: il mercato, signori miei, è come due ragazze che si odiano. Appunto, si odiano. Eppure non smettono mai di seguirsi, spiarsi e insultarsi. Per me è la stessa cosa: quando questa disgrazia lunga tutta l’estate inizia, mi riprometto di rintanarmi dentro una caverna per non uscirne più fino a Settembre – un esilio totale e del tutto volontario – e poi finisce che puntualmente (per sbaglio eh, ovvio) mi ritrovo su TMW per capire se Theo Bongonda andrà al Trabzonspor (Ah, a proposito, è ufficiale).
Ci siamo, è successo davvero. L’incontro tra Mino Raiola, agente di Gigio Donnarumma, e Marco Fassone per discutere del portiere classe 1999 è durato circa un’ora. É arrivata la sentenza definitiva: il portiere nativo di Castellammare di Stabia non rinnoverà il suo contratto col Diavolo. Or dunque preparatevi signori, perché l’ashtag “#Gigioinfame” sta per conquistare il mondo social. E per certi risvolti che la vicenda ha assunto, che io azzarderei definire grotteschi, i tifosi rossoneri hanno tutte le ragioni per essere molto arrabbiati. Per prima cosa, premetto che non sta parlando un tifoso milanista.
Punto due: sarò all’antica, ma non baci lo stemma sulla maglia per caso, nemmeno d’istinto, agendo di pancia, perchè un simile gesto significa giurare amore eterno per due colori. Sì, e ora che la frittata è fatta si parla giustamente d’incoerenza da parte del ragazzo. E biasimateli ‘sti tifosi! In molti ci credevano: una nuova bandiera, peraltro nello stesso anno in cui l’ultima si è ritirata in quel di Roma (dovevo dare toni poetici alla cosa, non scordiamo Hamsik).
In ogni caso, Mino Raiola in sede di mercato detta legge: non è un osso duro, è l’iceberg che ha affondato il Titanic. O gli dai ciò che vuole (perchè lui non chiede, pretende), oppure si porta via i suoi assistiti. I ricatti sono vani. Una soluzione, una scappatoia, la trova sempre. Però fermiamoci un attimo, rabbia del momento a parte: perchè Raiola ha tentato, apparentemente riuscendoci, ad allontanare Gigio dal Milan? Lo disse mesi fa “O il Milan ci propone un progetto tecnico serio, oppure ce ne andiamo”. Detto, fatto. Bisogna tener conto di tutte le sfaccettature derivanti dal contesto creatosi negli ultimi mesi. Il Milan, come ho spiegato più di una volta, è in una situazione economica delicata. La verità fa male, ma questi sono i fatti. La società nelle ultime tre stagioni ha chiuso il mercato in passivo di bilancio e inoltre, dovrà restituire il prestito pari a 300 milioni di euro ottenuto dagli imprenditori americani del fondo Elliott entro due anni, e con un tasso d’interesse all’11,8% (più di 340 milioni). Più in breve? Il Milan deve tornare subito in Champions, perchè entro il biennio, non centrasse gli obiettivi prestabiliti, il rischio è di finire tra le mani di una società a cui del Diavolo frega ben poco.
Altra premessa prima di concludere: Raiola non è uno stinco di santo, non lo è mai stato e mai lo sarà. Un suo giocatore difficilmente potrà diventare una bandiera di una società. Lui è semplicemente un grande businessman, che ben si adatta a ciò che il gioco del calcio è diventato ai giorni nostri. Adapt or Perish, l’ho sentito dire più d’una volta. Lo è stato con Ibra e Maxwell, lo è con Paul Pogba e lo stesso Donnarumma… e lo sarà con Kean (juventini preparatevi). Cosa fare con una persona simile? Nulla, perchè tutte le società calcistiche potrebbero anche mettersi d’accordo e decidere di non tesserare più i suoi assistiti secondo una visione utopico-rivoluzionaria… che Marx, scostate! Eppure il problema sussiste, perchè nella scuderia di Mino ci sono sempre quei 5/6 campioni che vorremmo nella nostra squadra del cuore. Questo non cambia, Mino ha il fiuto per gli affari, e di conseguenza pare non fidarsi del progetto intrapreso dal Milan con il passaggio di proprietà da Berlusconi a Yonghong Li. Ci vede sotto qualcosa che non gli piace, dei risvolti futuri a lui poco graditi.
Chi delle due parti ha ragione? Lo sapremo entro un paio d’anni. La cosa certa è che la verità sta sempre nel mezzo. Ora scusate, ma devo scoprire la prossima destinazione di Scozzarella. Saluti.
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