I colleghi di Football Next Generation hanno fatto una piacevole chiacchierata con il fondatore di una delle pagine più importanti sul calcio nordico. Le parole di Alessandro Musumeci

Salve, la conosciamo come il creatore della pagina facebook “Il Calcio Nordico” ma chi si nasconde concretamente dietro questo progetto? Ci parli un po’ di lei

“Salve, mi chiamo Alessandro Musumeci, ho 28 anni e nonostante possa sembrare in contrasto con il nome della pagina, sono nato e cresciuto a Messina anche se ormai vivo in Francia da 5 anni. Come facilmente intuibile sono un grande appassionato del Calcio del Nord Europa oltre che di tutti gli altri aspetti legati a queste nazioni. Questo progetto che comprende anche il sito internet www.ilcalcionordico.com mi ha dato la possibilità di approfondire la mia passione, conoscere personalmente protagonisti e vivere direttamente esperienze davvero interessanti. In questi 2 anni de ”Il Calcio Nordico” ho infatti avuto la possibilità di essere ospite della Gialappa’s Band per Mai dire Mondiali dove intervenivo durante la loro telecronaca degli incontri di Svezia e Danimarca, sono stato invitato dal club che tifo (Lyngby BK) per assistere al derby contro il Nordsjælland oltre che per visitare le strutture e conoscere il modo in cui lavorano, ho avuto il piacere di scrivere un capitolo sui grandi Nordici del Milan per il libro ”L’altra faccia del Milan” di Enrico Fonte con l’intero incasso devoluto in beneficenza a Fondazione Milan e tante altre situazioni che vi risparmio per non annoiarvi. Oltretutto questa visibilità ed il fatto che facessi già scouting in maniera indipendente, mi hanno permesso di essere notato da diverse agenzie e far nascere delle stimolanti collaborazioni”

Come è nata la passione per il calcio scandinavo e cosa l’ha spinto a creare la pagina?

“Sono stati due i fattori a spingermi verso il Calcio Nordico. Il primo è la repulsione nei confronti del Calcio moderno e del business fatto a tutti i costi. Per come vivo lo sport, certe cifre, certe situazioni legate al denaro sono insostenibili, per cui ero alla ricerca di un Calcio più puro, avevo bisogno di tornare alle origini. Seguivo già il Calcio del Nord Europa anche se in modo superficiale. A far scattare la scintilla è stato il fatto che ho sempre amato questi Paesi, la loro storia e la loro cultura. Sono un Siciliano atipico, ho sempre sentito il richiamo del Nord seppur sia fiero delle mie origini. Lo considero un percorso naturale e adesso riesco a godermi davvero questo sport senza nessun tipo di limite. La pagina è nata inizialmente per gioco ma con il passare del tempo il seguito aumentava e di conseguenza il mio lavoro veniva apprezzato maggiormente, in quel momento ho capito che avrei potuto fare decisamente meglio ed ho iniziato ad impegnarmi sul serio, seppur resti molto limitato dal fatto di non avere praticamente mai il tempo di lavorare come vorrei”

Dopo Milan-Bodo Glimt, addetti ai lavori e non sono impazziti per Jens Petter Hauge. Il classe ’99 è anche diventato un giocatore rossonero nell’ultima sessione di mercato. Che giudizio dà a questa operazione di mercato e le chiedo un parere personale sul norvegese?

“Di Hauge ho parlato praticamente per un anno, l’avevo anche segnalato in tempi non sospetti a quella che all’epoca era la mia agenzia ma non si sono mai realmente attivati. Non mi stupisce il fatto che sia arrivato al Milan anche se ha probabilmente saltato un’importante tappa intermedia. Lo ritengo un calciatore fisicamente e tecnicamente importante ma al tempo stesso, non pretendo nulla da lui in questo primo anno. Il fatto che arrivi da una grandissima stagione e che abbia giocato una ventina di partite con il Bodø/Glimt, gli offre un vantaggio non indifferente dal punto di vista della preparazione rispetto ai suoi diretti avversari e questo mi fa pensare che potrebbe rivelarsi decisivo già dalle prime uscite. Ancora pecca dal punto di vista decisionale, spesso la foga lo porta a non decidere con lucidità e sprecare occasioni importanti ma imputo questo alla sua età. Abituarsi alla Serie A non sarà semplice, molta più tattica, avversari di altissimo livello e prima esperienza lontano da casa, questi sono fattori rilevanti soprattutto per i ragazzi che arrivano dal Nord Europa. Nel complesso la considero una buona operazione ma sarà importante non metterlo subito sotto pressione. Uno degli aspetti che mi rende fiducioso è la presenza di Ibrahimovic, vera icona per i ragazzi del’età di Hauge, avrà un ruolo fondamentale per il suo sviluppo”

Al Bologna Skov Olsen, nelle ultime due gare, sembra aver scalzato dall’undici titolare Riccardo Orsolini. Pensa che possa essere l’anno della consacrazione del danese?

“A me Skov Olsen piace tantissimo. L’infortunio alla schiena ovviamente lo penalizza ma inizia ad avere la fiducia di Mihajlovic ed è già tantissimo. Quello con Orsolini è un dualismo che nella scorsa stagione gli ha fatto male. Partito dal Nordsjælland, questo ragazzo aveva bisogno di giocare e la prospettiva della panchina è stata una delle ragioni principali dei suoi tentennamenti al momento della firma. Ho visto queste ultime esclusioni di Orsolini più come una punizione (per motivarlo) che una reale promozione per Skov Olsen, per cui è difficile giudicare. Nella scorsa stagione le prestazioni del danese sono state deludenti. Negli spezzoni in cui è sceso in campo si è sempre mostrato teso, confuso ed egoista. Quest’ansia dovuta al fatto di avere poco tempo e dover dimostrare tutto in una volta, non ha fatto altro che farlo sbagliare continuamente. Penso che questo sarà un anno importante per lui ma non necessariamente quello della consacrazione. Non deve avere fretta. Mihajlovic è un ottimo allenatore ed ha sempre avuto un occhio di riguardo per i giovani di qualità quindi se Skov Olsen si mostrerà forte anche dal punto di vista caratteriale, si toglierà tante soddisfazioni al Bologna”

Tra i migliori under 21 osservati, chi secondo lei è già pronto per fare il grande salto in un top club europeo?

“Personalmente ai tempi del Viking impazzivo per Kristian Thorstvedt, adesso al Genk. Tenuto conto che Fredrik Bjørkan seppur in Nazionale U21 ha 22 anni, ti dico Emil Bohinen dello Stabæk ad esempio. Al Nordsjælland invece sono molto curioso di seguire la crescita di Tochi Chukwuani, ragazzo che rischia di essere uno dei grandi protagonisti delle prossime stagioni del FCN, come Kamaldeen. I nomi dei ragazzi interessanti sono tantissimi, potrei fartene davvero una ventina. Magari quelli da top club Europeo si contano sulle dita di una mano ma molti potrebbero integrare uno dei top 5 campionati senza alcun dubbio”

In Italia si ha poca considerazione del calcio scandinavo e quindi anche dei talenti stessi provenienti da quelle nazioni. Le chiedo un parere personale a riguardo e che cosa secondo lei contraddistingue il calcio nordico dalle altre competizioni.

 “Beh dipende cosa si cerca. Dal punto di vista del tifoso abituato solo al Calcio ”mainstream” il livello tecnico è ovviamente più basso, gli stadi meno imponenti ed il rischio di trovarlo semplicemente inferiore esiste. Se lo guardi però con gli occhi di qualcuno che ha voglia di andare oltre le apparenze, trovi un mondo fantastico. Cosa lo contraddistingue dagli altri? I club, i calciatori sono molto più vicini ai tifosi, li coinvolgono in diverse attività e spesso offrono loro la possibilità di passare del tempo con i propri idoli. I calciatori seppur pronti a scoprire il Calcio lontano dai propri confini sono spesso legati in modo viscerale al club d’origine e spesso tornano a fine carriera per la felicità dei propri sostenitori. Spesso addirittura, calciatori di altissimo livello aiutano anche finanziariamente il club d’origine in caso di grossi problemi di bilancio.Se sei appassionato di scouting ti trovi catapultato in campionati che non hanno paura di lanciare in prima squadra ragazzini ritenuti validi. Se ami le tifoserie calde con i match di AIK, Brøndby, Hammarby e tante altre non rischierai mai di annoiarti, se preferisci un’atmosfera tranquilla per portare i tuoi figli allo stadio sarai sempre tutelato da un ambiente tranquillo e civile. A fare la differenza è il concetto di sport nel Nord Europa. Lo sport è vissuto come un’occasione per riunirsi, vivere un’esperienza positiva e arricchirsi come persona, non è una questione di vita o di morte come in Italia (tranne in rari casi). Ripeto, tutto dipende da cosa cerchi in questo sport. Se preferisci vivere nella polemica costante, nel dubbio del complotto e nella necessità di tifare contro qualcuno a tutti i costi, resta dove sei. Se hai voglia di scoprire un mondo in cui lo sport è solo una parte della vita ma che è soprattutto veicolo di valori positivi, benvenuto nel Calcio Nordico”