Lo sport, tutto, è in pausa in quasi tutto il mondo. Una situazione più unica che rara nell’ultimo secolo, che ha visto più di un milione di persone al mondo sicure di aver contratto il Covid-19 tramite gli appositi tamponi.

La situazione è, a maggior ragione, strana per chi tra trasferte e allenamenti passa spesso il proprio tempo fuori dalle mura di casa. Ce lo conferma anche il portiere italo-albanese del Lecco Ferat Jusufi, classe ’99 e con un passato in diversi settori giovanili professionistici di formazioni del Sud Italia. Footballscouting.it lo ha intervistato per chiedergli come sta affrontando questo momento particolare per tutti, calciatori compresi ovviamente.

Ciao Ferat, cosa si prova in questo momento particolarissimo per tutta la società? Da sportivo come la situazione?

E’ una situazione che indubbiamente sbilancia molto, perchè noi siamo sempre abituati a lavorare all’aperto e “sentire l’odore dell’erba”. Lavorare in casa è diverso e non è certamente la stessa cosa, anche perchè noi durante l’anno abbiamo sempre la testa al massimo e concentrata a quelli che sono i nostri obiettivi. In questo momento io mi sto comunque allenando due volte al giorno e cerco di passare le giornate concentrato sul calcio.

La situazione non ti permette nemmeno di tornare dalla tua famiglia in Calabria. Sei solo in casa a quasi 2mila chilometri da casa…

Si, è una situazione che dà abbastanza tristezza. La mia ragazza è addirittura a Milano: è salita ultimamente ma non ci possiamo vedere per via di questa situazione. Tornare a casa mia in Calabria è ovviamente impossibile per via delle normative.

Per la situazione legata all’eventuale riduzione degli stipendi quale ritieni possa essere la soluzione più opportuna?

Ci sono più soluzioni, non è compito mio decidere ovviamente. Di certo c’è che non guadagniamo tantissimo: una soluzione potrebbe essere la cassa integrazione anche per permettere di poter devolvere alcune cifre in aiuto all’emergenza-Coronavirus. E’ chiaro che non è facile trovare una soluzione. So che non è una situazione facile, ma sono sicuro che la Lega di Serie C e l’AIC sapranno giungere a soluzione.

Veniamo a argomenti più leggeri e quindi al calcio giocato. Come giudichi la stagione del Lecco fino a quando si è giocato? Come è stato vissuto il cambio di allenatore dopo l’esonero di Gaburro?

Abbiamo iniziato con un rendimento non assimilabile al massimo dei voti. Il cambio di allenatore tutto sommato l’abbiamo vissuto bene e abbiamo acquisito ottime metodologie, visto che D’Agostino è un ottimo tecnico.

Se si ricominciasse a giocare quali sensazioni pensi che potrai provare?

Se si riaprirà la stagione sarà un’esperienza ancora più entusiasmante. Anche solo il fatto di fare una passeggiata assumerà un significato diverso.

Nel corso della tua esperienza nel settore giovanile della Salernitana hai avuto modo di conoscere Thomas Strakosha, che ancora ogni tanto senti. Oggi è uno dei portieri più importanti in Italia, te lo aspettavi? Già allora si intuivano determinate potenzialità?

Thomas non è mai contento di sè stesso, è un perfezionista. Dopo gli allenamenti spesso mi chiedeva di andare con lui in palestra. Si impegna sempre, tutto quello che ha è meritato. Da lui puoi imparare tanto, anche perchè è uno che trasmette energia e positività.

Chiudiamo con il bel gesto dell’Albania verso l’Italia con l’invio di medici e infermieri nel corso dei giorni scorsi. Hai visto il discorso discorso del premier albanese Rama, peraltro in perfetto italiano? Cosa hai provato a vedere questa connessione tra due i due tuoi Paesi del cuore?

E’ stato toccante. L’Albania non è un Paese molto ricco, però questo ti fa capire la relazione umana tra i due Paesi. In passato era avvenuto il contrario con terremoti e conflitti interni, è giusto così.

Un grosso grazie a Ferat Jusufi per la disponibilità e alla società Lecco per aver concesso l’intervista