La Spagna Under 21, le squadre B, i giovani talenti: tanti i temi affrontati nell’intervista a Stefano Perna, direttore sportivo professionista diplomato alla RFEF E specializzato nello scouting. Tra le altre cose Perna ha scritto due libri, commercializzato un software di scouting e da qualche mese sta organizzando dei corsi di formazione che uniscono la pratica alla teoria. Ne ha parlato dettagliatamente nel corso del suo intervento.

Stefano Perna e lo scouting: tra libri, app e corsi di formazione

Ciao Stefano. Principalmente ti occupi di scouting. Sul tema hai scritto anche due libri.

Sì, uno è Euroscouting. Metodologie di selezione nel panorama calcistico europeo, che è più un libro didattico siccome tratta delle diverse metodologie utilizzate dai club europei in sede di scouting. L’altro invece, La teoria del Player Trading. Come predefinire il massimo ritorno economico per la vendita di un calciatore in sede di mercato, si occupa in maniera più tecnica della valutazione o svalutazione di un calciatore in sede di mercato sulla base di alcuni parametri. In generale, sono legati entrambi alla parte didattica che approfondiamo durante i corsi.

I corsi, a proposito. Stai provando a fare un tipo di formazione diversa dal solito. Di cosa si tratta?

Sì, parliamo di corsi di scouting non convenzionali che sto organizzando con The Scouting App. Da qualche mese infatti, oltre a mettere a disposizione il software, abbiamo pensato di aggiungere una seconda fase dedicata alla formazione. Una formazione però che presenta sia una parte teorica che una parte pratica, per dare la possibilità agli studenti di poter applicare quello che imparano. La gran parte delle volte infatti lo studente, dopo aver appreso la metodologia, viene lasciato lì, senza sbocchi concreti, senza opportunità. In questo modo invece, oltre a sviluppare dei criteri di valutazione soggettivi, ha la possibilità di gestire i contatti ed entrare nel giusto giro di professionisti, così da poter fare qualcosa di concreto. 

E questi corsi sono adatti a tutti?

Sì, sono organizzati su vari livelli. Il primo livello è quello che ho appena spiegato, poi c’è un secondo più avanzato dove si vanno ad approfondire delle metodologie più specifiche per chi già ha una media preparazione. Infine, un terzo livello dove si vanno a studiare strumenti e tecniche utilizzate dai singoli club europei al fine, poi, di realizzare un proprio modello di scouting. La persona interessata può anche accorpare secondo e terzo livello. Diciamo che si può modellare il tutto in base alla preparazione che si ha ed in base alle singole esigenze.

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Stefano Perna e il calcio spagnolo: “Nazionale U21? Meno forte del solito perché…”

Andiamo sul pratico. Vivendo in Spagna, ti occupi soprattutto di calcio iberico. Proviamo a fare un gioco: fammi il nome di un calciatore Under 20 di cui non si sente tanto parlare ma che secondo te potrebbe emergere nei prossimi anni.

Direi Ivan Azon del Real Saragozza. È una punta centrale che può giocare anche a supporto di un altro centravanti, è molto bravo con i piedi. Ovviamente è alla sua prima esperienza in prima squadra (ha solo 18 anni, ndr.) quindi non si è espresso ancora in maniera concreta, ma si tratta di un ragazzo che a livello qualitativo ha già fatto vedere doti importanti. Credo che, acquisendo esperienza legata ad un calcio diverso rispetto a quello giovanile a cui era abituato, possa fare il salto di qualità.

Al contrario, di quale giovane secondo te si è parlato fin troppo ma in realtà ha meno margini di crescita rispetto a quanto si dice?

Mi viene da pensare subito a Riqui Puig (centrocampista classe 1999 del Barcellona, ndr.). A volte mi chiedo come abbia fatto ad arrivare a giocare a certi livelli, sia come club che in Nazionale. Credo ci siano su di lui aspettative troppo alte. Di sicuro ha una buona tecnica, ma quella è legata al discorso Barça, che favorisce un certo tipo di gioco. Ma, a parte questo, mi sembra un giocatore che difficilmente potrà riconfermarsi, in futuro, ad alti livelli.

Capitolo Nazionali. Sicuramente starai seguendo il percorso della Spagna Under 21 agli Europei di categoria giocati negli ultimi giorni. Quanto è forte e che probabilità ha di vincere la competizione?

Quest’anno la Spagna Under 21 mi sembra inferiore rispetto a tante altre squadre, quantomeno a livello tecnico, ma per il semplice fatto che tutti i migliori sono già passati alla Nazionale maggiore. Penso a Pedri, Ansu Fati, che sarebbero stati l’anima di questa rosa. È comunque un modo di lavorare che apprezzo, il fatto di dare la possibilità a ragazzi di 20 anni o anche meno di giocare tra i big. Sotto questo punto di vista Luis Enrique sa bene come e quando inserire gradualmente i vari talenti nel suo gruppo. Certo, c’è pure da dire che, dall’altro lato, se all’Under 21 togli un giocatore come Pedri, questa perde il 50% dei meccanismi, delle cose che ormai era abituata a fare. Che poi, parlando di Pedri, ho anche dei dubbi su questa scelta.

In che senso?

Credo che sia stato convocato con la Nazionale maggiore piuttosto che con l’Under 21 perché altrimenti, in un momento topico per la stagione del Barcellona, avrebbe dovuto giocare in una competizione dove il dispendio energetico è davvero importante. Dopotutto, parliamo di un ragazzo di 18 anni. Ma era una semplice riflessione, potrei anche sbagliarmi.

L’ANGOLO INTERVISTE DI FOOTBALL SCOUTING

Stefano Perna e le differenze con l’Italia: “Giovani? Si guarda troppo al risultato”

È davvero raro vedere calciatori della formazioni Primavera italiane riuscire ad emergere fino ad arrivare in prima squadra. In Spagna invece succede più spesso, no? Perché? È solo una questione di talento o c’è dell’altro?

Penso sia proprio una questione di mentalità diversa. In Italia si guarda soprattutto al risultato. Questo significa che il ragazzo giovane, pur avendo qualità, pur avendo talento, spesso non si trova a far parte di un ecosistema ideale che gli può permettere di crescere in maniera graduale. Cioè di sbagliare ma al tempo stesso di fare esperienza. A ciò bisogna aggiungere che il contesto non aiuta neanche sotto l’aspetto burocratico: dalla regola della valorizzazione a quella Under, non penso che in questo modo si possano valorizzare i calciatori medi.

Che intendi per calciatore medio?

Mi riferisco non al calciatore che fa un’onesta carriera tra Serie B e Serie C, ma a quello che, pur non avendo un talento purissimo, concentrandosi su quelle due o tre abilità, può costruirsi un buon percorso. Questo per dire che calciatori come Grosso o come Gattuso hanno avuto modo di fare un certo percorso per poi costruire la propria carriera non sulle qualità ma sulle abilità. Questo oggi funziona meno, perché il calciatore medio ad un certo punto non riesce ad allenare quella sua peculiarità perché deve lasciare il posto all’Under. Credo sia questo il vuoto più grande, quello che manca oggi al calcio italiano. Perché poi, se si guarda al discorso in maniera assoluta, io credo che il giocatore talentuoso a prescindere, in un modo o nell’altro, riesce ad emerge. 

Un’altra cosa su cui in Italia siamo indietro sono le squadre U23. Per ora c’è solo la Juventus e difficilmente nei prossimi anni vedremo una crescita importante. Secondo te cosa manca dalle nostre parti per mettere in funzione il meccanismo?

Ma sai, anche il progetto Juventus si è fermato. All’inizio erano partiti con belle idee, facendo una squadra di soli giovani. Poi, quando si sono resi conto che c’era il rischio di non poter mantenere la categoria, hanno aggiunto alla rosa giocatori tra i 30 e i 35 anni. Che senso ha fare una cosa del genere? Al Barcellona B, per dire, non credo succederà mai una cosa di questo tipo. Eppure giocare in certi contesti potrebbe anche accelerare determinati meccanismi: se fai un campionato e punti alla salvezza con giocatori over 30 è un conto. Se riesci a salvarti mettendo in campo tanti giovani, questi ne escono rafforzati dieci volte di più, perché il bagaglio di esperienza che portano a casa è diverso. Il problema, come dicevo prima, è che a livello giovanile il risultato dovrebbe contare zero. Invece in Italia mi sembra l’unico mezzo per poter definire se un giocatore può emergere o meno.

Fonte immagine principale: Stefano Perna
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