Dopo 12 anni il Como è tornato in serie B. La compagine lariana al termine di un campionato vissuto ai piani alti, ha festeggiato la meritata promozione nella serie cadetta conquistata, dopo aver superato nella doppia finale dei playoff, il Bassano. Artefice della promozione, è stato il centrocampista calabrese Ivan Castiglia. Arrivato a gennaio, al biondo centrocampista, sono state affidate le chiavi del centrocampo lariano che, con la sicurezza del veterano, ha preso in mano guidando la squadra fino alla promozione. La redazione di FootballScounting ha avuto il piacere di intervistralo in esclusiva.
A Como sei riuscito a ritrovare minuti, condizione e qualità delle prestazioni. Cosa non aveva funzionato a Salerno e prima ancora a Catanzaro?
A Catanzaro sono andato con una mentalità sbagliata, non pronto a scendere di categoria e a livello mentale questo fattore mi ha condizionato. E’ stata solo colpa mia e me ne prendo la responsabilità. Ci tengo a dire che per quanto riguarda la società, i tifosi e tutto l’ambiente mi sono trovato benissimo. I tifosi mi hanno accolto benissimo, come il presidente Cosentino e il direttore sportivo che mi hanno fatto sentire a casa. Per quanto riguarda Salerno, è mancata la fiducia da parte della società. Avevo accettato il trasferimento alla Salernitana con grande entusiasmo, considerando il prestigio della piazza, ma l’ultimo giorno di mercato, quando mi avevano proposto di andare in prestito a Savoia o ad Arezzo ho capito che non c’era più quella fiducia iniziale. Mi sono sentito sottovalutato.
Considerando che nessuno vi dava tra le favorite per la promozione in serie B, quali sono stati i fattori che hanno permesso di raggiungere la promozione?
Il fattore principale è stato il gruppo. Sin dall’inizio siamo stati uniti, remando tutti verso la stessa direzione. A Como però, oltre ad un gruppo fantastico, al mio arrivo a gennaio ho trovato una società perfetta sotto ogni punto di vista. Inoltre, la scelta di puntare su mister Sabatini, si è rivelata vincente. Nonostante fosse anche lui arrivato a gennaio, in poco tempo, ha saputo dare un’impronta ben precisa alla squadra, permettendoci di conquistare la promozione.
Oltre ad aver stupito in campionato avete anche raggiunto la finale della Coppa Italia di Lega Pro, persa contro il Cosenza. Cosa è mancato al Como in quell’occasione?
È mancata quella rabbia e quella cattiveria agonistica che inevitabilmente ci ha portati a sottovalutare il match d’andata. Era un periodo in cui non riuscivamo a trovare continuità di risultati. Dopo la doppia sconfitta con il Cosenza ci siamo guardati in faccia, abbiamo capito dove sbagliavamo e insieme al mister e a tutto lo staff ci siamo messi a lavoro per ritornare a vincere.
La promozione del Como è anche il frutto del lavoro e dei sacrifici tuoi e di Antonello Giosa, due figli del Sant’Agata che da anni si fanno valere in altre piazze. Perchè siete messi da parte così facilmente dalla Reggina?
Sia io che Antonello dobbiamo ringraziare la Reggina a vita. Siamo arrivati a Reggio Calabria all’età 12 anni e la consideriamo ormai casa nostra. Se abbiamo coronato il sogno di divenatare dei calciatori, lo dobbiamo alla Reggina e al Presidente Foti. La società però ha fatto le su scelte, insieme all’allenatore o al direttore sportivo di turno, decidendo per vari motivi, di mandarci in prestito in giro per l’Italia. Siamo contenti di aver dimostrato il nostro valore in altre piazze.
Nel tuo passato alla Reggina ha avuto l’opportunità di esordire in seria A un mister Mazzarri. Come ricordi quel periodo?
Il ricordo più bello è l’esordio a San Siro. Ho avuto la fortuna di poter esordire nella Scala del calcio e di esaudire il sogno che aveva da bambino.
Pare che il tuo futuro possa ancora essere legato al Como. Cosa puoi e vuoi dirci in merito? Preferiresti rimanere a Como o giocarti le tue carte a Salerno?
Io sono un calciatore della Salernitana e a luglio partirò in ritiro con loro. Vedremo cosa succederà. Il mio procuratore deve ancora parlare con il direttore Fabiani per capire quali sono i loro piani, considerando che a gennaio mi hanno mandato in prestito. Solo in seguito, insieme al mio procuratore, prenderò la decisione migliore per il mio futuro.
Oltre alle tue prestazione, per la promozione del Como, sono stati decisivi i goal di Simone Ganz. Secondo te è pronto per far il salto di qualità?
Simone quest’anno ha dimostrato di esser un talento, avendo dalla sua parte l’età e i goal. Il prossimo anno in serie B, avrà la possibilità di dimostrare ulteriormente il suo valore. Se riuscirà a confermarsi potrà puntare al salto nella massima serie.
Qual’è il sogno di Ivan Castiglia? Il ritorno in serie A?
Sicuramente tornare in serie A, ma il mio sogno più grande sarebbe quello di tornare ad indossare la maglia azzurra. Ci sono arrivato vicino, indossando la maglia della nazionale Under 21, poi ho avuto un brutto infortunio che ha condizionato un periodo della mia carriera. Se devo sognare, sogno in grande.
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