Mentre sono ancora in corso di svolgimento le qualificazioni all’Europeo Under 17 – iniziate a fine settembre e destinate a concludersi a metà novembre – abbiamo deciso di regalarvi una chiacchierata con Pietro Distefano, giovane e brillante consulente per lo scouting. Molteplici le sue intuizioni, soprattutto in Est Europa, ma – badate bene – non parlategli di <<scoperte>> perché “dietro si celano il lavoro enorme e i molteplici sacrifici dei club, dei ragazzi e delle loro famiglie” .

Distefano, le nazionali Under 17 stanno offrendo grande spettacolo. E’ d’accordo?
“Sì, assolutamente. Prevale la tendenza alla costruzione del gioco dal basso, la voglia di giocare la palla e di proporre un calcio offensivo. I ritmi sono alti e la palla non viene quasi mai buttata via. Questi ragazzi dimostrano personalità e bisogna fare i complimenti a tutti loro e ai club di appartenenza, oltre che ai selezionatori”.

Chissà quanti talenti voi addetti ai lavori state scoprendo…
“Non credo sia giusto parlare di scoperte. Noi assistiamo ad uno spettacolo dietro il quale si celano il lavoro enorme e i molteplici sacrifici dei club, dei ragazzi e delle loro famiglie. A ciò si aggiunga l’impareggiabile lavoro dei selezionatori”.

Ma oltre a godersi lo spettacolo, avrà annotato anche qualche talento. Ci dica tre nomi da seguire assolutamente.
“Direi Yusuf Demir, Kacper Kozłowski e Pierre Dwomoh”.

Ce li racconta?
“Non li scopro certo io. Sono tre talenti fuori dal comune. Yusuf Demir incanta nel Rapid Vienna da diversi anni. È una seconda punta, un giocatore di fantasia. Ha doti tecniche eccezionali e viene impiegato ovunque possa metterle meglio al servizio della squadra, considerate le caratteristiche degli avversari. Quindi non è difficile vederlo utilizzato anche da trequartista o giocare la palla lungo tutto il fronte offensivo. Non va mai in difficoltà grazie alla sua classe. È veramente bello da vedere”.

Ci piace il modo in cui ne parla e l’assenza di tecnicismi, perché ci sembra che nel calcio si parli ormai eccessivamente di dati, numeri, statistiche…
“Non stiamo certo redigendo una scheda, che necessiterebbe chiaramente di tecnicismi. Però, concordo: a volte ci sono troppi lustrini, troppa scientificità. Uno come Demir non va spiegato, bisogna guardarlo e apparirà subito evidente che il futuro sia nelle sue mani”.

Concludiamo con gli altri due, Kozłowski e Dwomoh.
“Kozłowski può occupare diversi ruoli, mediano metodista ma anche mezzala. È un giocatore dotato di una grandissima intelligenza tattica unita ad eccezionale rapidità nel passaggio da una fase all’altra. È sempre vicino alla palla, nel vivo della lotta. Dwomoh è impiegato da
mezzala, ma è riduttivo definirlo tale. Il belga è un centrocampista totale, dotato di qualità tecniche e atletiche fuori dal comune. È un giocatore moderno, completo. Primeggia nei contrasti, ha una grande visione di gioco e una grandissima rapidità di gambe”.

Il talento li accomuna, non l’età...
“Dwomoh è il più piccolo, è nato nel 2004. E questo fa ancora più impressione, se si pensa che a quell’età non è facile offrire una simile continuità di prestazioni di livello assoluto, figuriamoci con ragazzi più grandi di un anno. A dire il vero, però, già lo scorso anno Kozłowski e Demir primeggiavano, anche loro “sotto età”, con i 2002″.

Quindi non è la prima volta che li vede giocare?
“Non farei bene il mio lavoro se non li conoscessi da almeno un paio di anni (ride ndr)“.

Adesso la lasciamo, ma prima ci dica se possiamo ritenere Dwomoh il nuovo Pogba.
“Ogni ragazzo è unico, ha la sua storia. Gli auguro certamente quella carriera. Ha tutto per diventare un centrocampista di livello mondiale e nel Genk può crescere ancora tanto. Buona domenica”.