Footballscouting.it ha intervistato in esclusiva Demetrio Steffè, centrocampista nell’ultima stagione al Trapani che ora è in cerca di una nuova sistemazione

In esclusiva ai nostri microfoni ha parlato Demetrio Steffè, centrocampista centrale classe 1996 con un passato anche nelle Nazionali giovanili e nel settore giovanili dell’Inter.
Triestino, nell’ultimo anno ha militato tra le fila del Trapani. La difficile situazione societaria del club, che addirittura potrebbe non iscriversi al campionato, dovrebbe far sì che Steffè l’anno prossimo si giocherà le sue carte altrove.

Ciao Demetrio. Partiamo da un’analisi della tua ultima stagione. Nonostante tua abbia giocato in poche occasioni dal 1′ la reputerei positiva. Sbaglio?

Si è stata la stagione, tra queste tre passate nei professionisti, più importante. Anche a livello di gruppo. In generale è stata l’annata che mi ha lasciato quel qualcosa in più. Non è finita come tutti speravano ma possiamo ritenerci abbastanza soddisfatti. Chiaramente l’obiettivo era un altro…

Ci sarà stato anche un po’ di amaro in bocca dopo la duplice sconfitta con il Cosenza...

Eh, quello resta e c’è ancora. Però noi abbiamo fatto il possibile…

All’inizio la stagione era stata un pochino difficile, poi il gruppo è esploso in tutti i suoi valori e facevate veramente paura a tutti.

All’inizio c’era un po’ di fatica. Siamo partiti con un modulo e poi abbiamo trovato l’assetto giusto. C’erano solo 4-5 elementi dall’anno prima e due ragazzi si sono anche fatti male.
Ci siamo conosciuti bene e velocemente. Purtroppo non siamo mai stati in grado mai di fare quel passettino in più che mancava per andare avanti.

Colpisce come tu dica sia stata la tua stagione più importante nonostante le non tante presenze dall’inizio. Conta di più giocare più spesso da titolari o crescere in un contesto di squadra più importante senza riuscire a giocare sempre dal 1′?

Quando sei più ragazzo voglia di giocare c’è sempre e alcune volte fai fatica ad accettare certe scelte. Però poi sai che fai parte di un gruppo importante con gente con più esperienza di te. L’importante è essere considerato come uno di loro. Quando poi tutti ti aiutano e hai la loro approvazione è importante.
Secondo me, anche se poi giocare è sempre bello, è meglio fare 20 presenze (non tutte da titolare) in una squadra importante che 35 in una squadra senza particolari obiettivi.

Aiuta la riforma dei 5 cambi per dar la possibilità di mettersi in mostra a più calciatori?

Diciamo che dà la possibilità. Poi non sempre venivano fatti 5 cambi, perchè spesso il mister fa fatica a farlo. Se stai perdendo puoi cambiare mezza squadra e aver 5 calciatori nuovi, ma in partite in cui sei “lilì” diventa più complicato.

Da ex Inter Primavera ti chiedo cosa pensi della situazione legata alla vendita in massa della Primavera nerazzurra per avere plusvalenze? Scelta obbligata o evitabile, vista la situazione?

Penso che in questo momento sia quasi obbligata come strada. Sono ragazzi pagati tanti soldi, se consideri che la Juventus ha pagato 12 milioni Perin dal Genoa.
Quando io ero all’Inter con l’avvento dei cinesi la situazione era più complicata, ma anche ora non è una situazione facile.
Un giocatore che firma altrove per un altro club di A ha comunque il piacere di andare in un’altra realtà importante.

Quando ti ha dato, a livello di formazione, crescere nel vivaio dell’Inter?

Mah, sono esperienze di formazione grandissima e che mi porterò sempre dietro. Sono però portato a non pensarci più e a mettere tutto nel cassetto, perchè a volte in C giochi su campi in cui qualche anno fa non avresti mai pensato di dover combattere

Quando fai parte della Primavera e vai poi in prestito, quanto è duro metabolizzare il percorso che solo in alcuni casi ti porterà a diventare quello che speravi e ti sembrava potesse essere più facile e a portata di mano?

Ti dirò che non è una cosa facile. Io sono uscito dalla Primavera avendo vinto il Viareggio e l’anno prima col Chievo avevo vinto il campionato. Sono arrivato a Savona a fine mercato in una situazione particolare.
All’inizio non pensi “Sono qui e mi adatto”, ma pensi un po’ alle cose vecchie. Poi se vuoi risalire devi mettere tutto da parte e tirar avanti per la tua strada e continuare.
Per uno che “ha studiato” ad alti livelli più bassa è la categoria più è difficile esprimersi. Un ragazzo deve esser bravo ad accantonare questi ricordi e pensare che se era all’Inter, evidentemente, qualche qualità l’ha.

Sei favorevole al progetto delle seconde squadre, di cui magari qualche anno fa avresti potuto far parte?

Mah, per certi aspetti può anche essere una cosa favorevole. Si può dare la possibilità a certi ragazzi che escono dalla Primavera che però non sono proprio prontissimi al salto tra i professionisti. Tenerli in società, gestirli e controllarli, inserendoli nel mondo dei professionisti può essere una buona idea.
Spesso i ragazzi di Milan, Inter, Juve ecc. faticano ad avere spazio nei vari prestiti.

Parliamo un po’ della tua esperienza di Europeo e Mondiale Under 17 nel 2013

Avevamo un gruppo bellissimo. Eravamo tutti uniti, c’era un rapporto fantastico col mister, con lo staff tecnico. Si era creato un gruppo bello ed è stata una fregatura perdere la finale ai rigori senza supplementari. E’ stata un’esperienza bella e meritata, anche se magari inizialmente non ti aspettavi di arrivare lì.
Il Mondiale a Dubai è stato fuori dal normale. Anche solo per il fatto di stare in un posto bellissimo. Negli Ottavi siamo usciti con la squadra che è andata in Finale.
Eravamo in quel momento, se non sbaglio, addirittura la difesa più forte del mondo.

Il fatto che nessuno di quel gruppo sia ad oggi un giocatore di livello internazionale (tolto Pellegrini, che non faceva parte di quel gruppo) ti fa dispiacere? E soprattutto, a cosa può essere dovuto? Come mai in Italia non c’è un Alli o un Werner?

Prima del flop Mondiale molti la pensavano diversamente. Ora secondo me le nostre squadre inizieranno a puntare un po’ di più sui nostri giovani. Un giovane che esce da un Milan o da un Inter difficilmente sbaglia tutto. La società deve dargli un po’ fiducia. Certo, non è facile magari per chi si gioca la salvezza.
Tutti, però, puntando di più sui giovani potrebbero contribuire.

E’ un problema legato al coraggio?

Il percorso di maturazione di un ragazzo è importante. Sul destino di ognuno di noi c’è scritto dove circa uno potrà arrivare. Se uno a 19/20 è protagonista in A o in B poi a 24/25 scompare.
Uno che a 23/24 non è a grandi livelli poi può uscire alla distanza. E’ giusto che ognuno faccia il percorso.

Chiudiamo col futuro. Sarà ancora a Trapani?

Non penso, perchè io avevo firmato per un anno con opzione per gli altri due. A Trapani oltretutto c’è una situazione complicata in questo momento.
Ho parlato con il procuratore e qualche squadra sembrerebbe interessata (una dal Sud e una dal Nord), speriamo il prima possibile si possa sapere qualcosa in modo da poter partire bene sin dal primo giorno di ritiro.

Footballscouting ringrazia Demetrio Steffè per la simpatia e disponibilità. Al ragazzo auguriamo ogni bene in vista delle stagioni a venire, per poter coronare al meglio quel percorso che il destino calcistico segna che ci parlava nel corso della nostra chiacchierata