La redazione di FootballScouting.it ha intervistato il mister dell’Under 15 del Chievo Verona Enrico Belluzzi. Tra i tanti calciatori allenati c’è anche Emanuel Vignato (Leggi scheda), talento classe 2000 che ha già debuttato in Serie A.
Con la stagione appena terminata hai raggiunto il decimo anno nelle file del settore giovanile clivense. Com’è cominciato questo percorso?
A 27 anni ho deciso di smettere con il calcio giocato per dedicarmi alla crescita dei giocatori in ambito professionistico. Ho seguito un progetto tecnico che mi ha portato lontano dall’Emilia ma che mi ha dato modo di migliorare le mie competenze tecniche e professionali da allenatore. Nel frattempo ho conseguito la laurea Specialistica in Scienze e Tecniche dello Sport presso l’Università di Verona. Ho fatto tutta la trafila partendo dai pulcini per arrivare ai Giovanissimi Nazionali, l’attuale under 15. Nei miei primi anni il responsabile del settore giovanile è stato Maurizio Costanzi, poi con il suo successore Marco Fioretto abbiamo portato avanti un progetto tecnico in cui crediamo fermamente e che parte da lontano. Per quanto mi riguarda sono cambiate le categorie ma non l’obiettivo: al primo posto vi è la crescita dei ragazzi del settore giovanile. E’ vero è stato un percorso lungo ma in realtà quando si è concentrati nell’intento di mandare qualche giovane in prima squadra anche il tempo che impieghi per seguire questa vocazione diventa relativo e a volte sembra di non averne mai abbastanza.
In questo tuo percorso hai avuto soddisfazioni anche dal punto di vista dei risultati: due anni fa vi siete aggiudicati il Campionato Regionale Veneto e la Granamica Cup, nelle due partecipazioni al Torneo Pecci di Bellaria un secondo e un terzo posto e lo scorso anno con i Giovanissimi Nazionali vi siete qualificati ai play off e sfiorato la final eight, uscendo con la Roma a Trigoria nella gara di ritorno dopo aver eliminato la Sampdoria al primo turno.
Credo che nel settore giovanile i risultati siano la conseguenza del lavoro sul campo e della qualità dei ragazzi che si hanno a disposizione ma non sono l’obiettivo principale, anche se spesso è più facile guardare i numeri con il rischio di dare valutazioni approssimative. Non è detto che i risultati quantifichino la crescita tecnica e di tattica individuale dei singoli ragazzi. Anzi la ricerca della vittoria ad ogni costo può spingere l’allenatore a fare delle richieste ai ragazzi che limitano il loro potenziale. E’ giusto scendere in campo per vincere senza rinunciare al gioco. Quest’anno ad esempio abbiamo fatto, a mio modo di vedere, un grande percorso di crescita disputando il campionato U/15 A e B con alcuni ragazzi di un anno in meno rispetto alla categoria con l’obiettivo di accelerare il loro processo di miglioramento tecnico e l’intento di “far bruciare loro le tappe”. La stessa scelta è stata fatta anche per le altre nostre categorie nazionali.
Hai avuto soddisfazioni in questi anni che vi hanno ripagato di tanti sforzi profusi ad allenare i giovani?
Motivo di grande soddisfazione per tutto il settore giovanile è stato lo spazio che si è guadagnato un giovane come De Paoli in prima squadra nella stagione appena terminata. E poi il debutto nelle ultime partite di serie A di Emanuel Vignato, classe 2000, che ha fatto tutte le categorie giovanili nel Chievo. L’ ho allenato per un biennio e ricordo che al Pecci perdemmo una finale ma Vignato fu premiato con il titolo di capocannoniere del torneo e con il premio di miglior giocatore, nonostante fisicamente fosse da aspettare. Quella è stata l’ennesima conferma che nel settore giovanile i valori tecnici e i miglioramenti individuali rappresentano le soddisfazioni più grandi.
Come vedi il futuro dei settori giovanili?
Il Settore Giovanile è il futuro. In Italia sarebbe incoraggiante vedere sempre più società di realtà giovanili meno sensibili ai successi e agli insuccessi e più determinate a lanciare in prima squadra le individualità migliori provenienti dal proprio vivaio. I mister e i collaboratori dovrebbero essere apprezzati e valorizzati per la ricerca del perfezionamento tecnico dei giovani e perché scelgono di non offrire loro scorciatoie. Spesso le frustrazioni personali dell’allenatore, le pressioni dell’ambiente esterno e a volte le famiglie stesse rappresentano un ostacolo per i ragazzi, ai quali non viene concesso di esprimere tutto il loro potenziale. C’è sempre più bisogno di figure specializzate che allenino con la coerenza e consapevolezza di mettere loro stessi a disposizione di un progetto e della crescita dei giovani.
Come hai mantenuto legami con il territorio emiliano e come il Settore Giovanile del Chievo è presente in queste zone?
C’è un progetto tecnico con il metodo Chievo presso la Polisportiva Nonantola Calcio del Presidente Fabrizio Fiorini che crede fortemente che i giovani siano il futuro per una società di calcio e che investire sulla formazione tecnica sia l’unica strada percorribile. Ricopro il ruolo di responsabile tecnico e organizzativo del Chievo Summer Camp ufficiale di Bomporto, in collaborazione con l’Atletic River,che vede come presidente Andrea Azzali e responsabile organizzativo Davide Seidenari. Quest’ultimo si svolgerà dal 26 giugno al 1 luglio. Entrambe queste realtà dilettantistiche presentano una caratteristica importante che le accomuna: hanno puntato tanto sul settore giovanile. Anche la “vicina” Poggese ci offre la sua preziosa collaborazione per un Summer Camp ufficiale dal 3 all’8 luglio. Infine la presenza del Chievo è rappresentata sul territorio dall’attenta osservazione di Francesco De Luca, che da un paio d’anni ricopre l’incarico di osservatore nelle zone dell’ Emilia.
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