Il Venezia Primavera sta ben figurando nel Girone A del Campionato Primavera 2 e, nella rosa del tecnico Stefano Daniel si sta mettendo in luce Alexandre Pimenta, giovane esterno portoghese classe ’99. La redazione di FootballScouting ha intervistato in esclusiva l’agente, Marco Oliveira.
Le prime giornate di campionato sono andate in archivio, qual è il giudizio sul rendimento di Pimenta?
Alexandre si sta trovando molto bene. Si sta adattando ad un nuovo calcio più sviluppato dal punto di vista tattico rispetto a quello portoghese e, chiaramente, ci vuole tempo. Siamo comunque soddisfatti dell’inizio di stagione anche se ovviamente c’è tanto da lavorare per migliorare.
Vi siete posti obiettivi particolari?
Sinceramente con la società non abbiamo fissato nessun obiettivo. L’obiettivo di Alexandre è dare il massimo per aiutare la squadra a raggiungere le prime posizioni e, perché no, ambire all’arrivo in prima squadra che, alla fine, è l’obiettivo di tutti i giovani ragazzi che giocano in Primavera. È stato chiamato varie volte da Inzaghi per allenarsi con la prima squadra e questo è già una dimostrazione di come la società lo stia osservando.
Il suo arrivo dal Portogallo è stato un po’ travagliato: nel giorno fissato per il provino con il Venezia c’è stato l’attentato di Bruxelles…
Grazie a Dio non si è accorto della gravità della situazione in quanto il fatto è successo a pochissima distanza da dove si trovava. Per fortuna non è successo nulla e Alexandre non si è nemmeno accorto del pericolo. In tutto questo voglio ringraziare ancora una volta il Venezia. Il provino era già stato fissato ma loro sono venuti incontro alle esigenze del ragazzo. Ringrazio la società perché si è dimostrata sempre molto vicina.
Quali sono i punti forti di Alexandre Pimenta? E, invece, dove può migliorare?
Sicuramente ha i numeri per diventare un giocatore importante. Ha classe, eleganza ed una struttura fisica importante. Dovrà chiaramente migliorare dal punto di vista dell’intensità difensiva. L’Italia, in questo aspetto, fa scuola e Alexandre sta facendo di tutto per crescere e maturare. In questo senso, il calcio portoghese è meno tattico ma più tecnico, abbiamo scelto l’Italia anche per crescere in tutti i fondamentali.
A proposito di Italia, c’erano altre proposte oltre al Venezia?
Sì, ci sono stati vari contatti con club portoghesi e italiani prima e dopo l’arrivo a Venezia. Però abbiamo scelto Venezia per il progetto molto forte, vogliamo rimanere qui a prescindere dal fatto che la prima squadra possa andare in Serie A o restare in B. Sono partiti dalla Serie D e in due anni sono ad alti livelli in Cadetteria, si vede che è un progetto ben costruito. Vorrei anche precisare una cosa: siamo venuti a Venezia anche perché c’era la figura di Perinetti che è un dirigente eccezionale. Ora che è andato via non vuol dire che il progetto si ferma, anzi. La squadra di Inzaghi funziona e c’è fiducia in tutto l’ambiente e questa è una cosa estremamente indicativa.
Qual è la posizione più congeniale del giocatore? Ed il suo idolo?
Lui è un esterno d’attacco mancino che preferisce partire dalla destra per accentrarsi. Nel suo percorso in Portogallo ha giocato anche da trequartista o da esterno sinistro. Si può adattare in molti ruoli ed è questo che lo fa piacere a molte squadre. Il suo idolo è Cristiano Ronaldo. Sembra banale ma non lo è. È un simbolo per tutti i giovani portoghesi.
Pensi che la rivoluzione del Campionato Primavera sia stata utile o dannosa?
Personalmente parlando, io sono favorevole alla riforma. Il Campionato Primavera deve preparare i giovani alla Prima squadra. I gironi, adesso, secondo me sono più competitivi rispetto alle precedenti stagioni perché si incontrano squadre simili. I giovani, poi, possono confrontarsi con avversari, più o meno, dello stesso livello. È una cosa positiva.
Da addetto ai lavori, come giudichi l’eliminazione dell’Italia. Si è parlato di una scarsa attenzione ai settori giovanili…
Un Mondiale senza Italia è contro-natura, mi dispiace tantissimo. Uno dei paesi con più Mondiali vinti che non partecipa fa male. Io credo ci sia stata confusione nella scelta del CT perché con il modulo di Conte l’Italia girava. Ventura ha fatto scelte sue che poco si sposavano con il gruppo. Il CT non ha mai avuto un’idea unica: da Conte a Ventura c’è troppa differenza anche dal punto di vista del modulo per far funzionare la stessa Nazionale. In più credo che portare qualità nei settori giovanili vada sempre bene. L’Inghilterra ne è l’esempio. Hanno un’alta percentuale di stranieri anche nelle giovanili. Però i giovani crescono bene ed i risultati tra Europei e Mondiali sono dalla loro parte.
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