Alessandro De Vena, esterno d’attacco classe ’92 in forza alla Fidelis Andria, ha parlato in esclusiva a FootballScouting della sua stagione con la formazione pugliese, del suo passato e dell’imminente futuro.

Che voto dai alla tua stagione? E a quella di squadra?

Dal punto di vista personale mi do un 5. Mi aspettavo sicuramente di più, soprattutto dal punto di vista dello score realizzativo. Ho avuto dei problemi fisici durante l’annata, ho recuperato da poco e ora mi sento al 100% però non è stato così durante l’arco della stagione. Tuttavia non è una scusante, devo fare di più in campo. Dal punto di vista della squadra, penso che meritiamo un 7, l’obiettivo salvezza è ampiamente raggiunto e, purtroppo, i playoff sono irraggiungibili.

Parlando di te, prodotto delle giovanili del Napoli, hai dato il là alla cosiddetta gavetta dopo la Primavera: qual è l’esperienza a te più cara? Con quale allenatore e con quali compagni hai legato maggiormente?

La prima esperienza a Trieste è stata molto significativa perché, in mezza stagione, ho raccolto presenze e siglato 5 gol sotto la gestione Galderisi. Devo tanto a lui perché mi ha lanciato nonostante la giovane età e mi ha dato molti consigli. Poi c’è stato Viareggio, un’esperienza non proprio positiva per colpe un po’ di tutti. Ricordo con piacere, invece, la stagione di Messina quando vincemmo il campionato con un grande gruppo alle spalle. L’anno scorso poi è stato quello della consacrazione con 12 reti con l’Aversa Normanna anche grazie a mister Marra: quest’anno, prima a Santarcangelo e poi ad Andria, speravo di poter fare di più. Con i giocatori del passato ho contatti con Izzo e Guerra ai tempi del Napoli così come Luca Crescenzi ora al Pisa ai tempi del Viareggio. Attualmente con l’Andria sto legando molto con Mauro Bollino anche se mi trovo benissimo con tutti.

Cosa ti manca per poter ambire alla Serie B? Hai già ricevuto qualche offerta?

Quest’anno ho dimostrato parte dei miei limiti. Tuttavia il tempo è dalla mia parte, sto lavorando con molta intensità per poter migliorare sotto porta. L’obiettivo è segnare ogni partita e non sempre ce l’ho fatta. Voglio ancora dare il massimo per l’Andria, poi per il futuro c’è tempo. Non posso negare che in passato ho avuto offerte dalla Serie B come Ternana e Salernitana ma poi non se ne fece nulla. Ovviamente è un mio obiettivo raggiungere grandi livelli ma, per farlo, devo lavorare sodo qui. E poi ho un contratto fino al 2017, per ora sto bene così. Il calciomercato, però, è pazzo e non si possono dare sentenze prima di fine Agosto. Dipende anche dalla società.

Qual è il tuo modello calcistico?

Adriano. Era una forza della natura, quando aveva palla al piede avevi sempre paura che potesse segnare e la maggior parte delle volte era così. Poi, nel corso della sua carriera, ha avuto varie vicissitudini e si è perso ma la forza fisica e lo strapotere in lui era impressionante.

Domanda generale: perché in Italia si fatica a lanciare i giovani? Nell’ultimo anno qualcosa sembra muoversi ma il livello generale sembra immobile…

Sicuramente manca quella sfrontatezza che gli altri paesi anno. In Italia si ha molta paura di fallire e questa cosa frena molto le speranze dei giovani calciatori. Poi, ovviamente, ogni situazione va valutata dall’interno però molti talenti si sono persi nell’arco degli anni perché hanno faticato ad emergere e sono rimasti “compressi” nel loro processo di gavetta.

Pensi che la riforma delle squadre B possa aiutare in tal senso?

Sicuramente sì. Per me no (ride, ndr) però i giovani potrebbero essere agevolati e rimanere nei paraggi della prima squadra. Molte volte, ragazzi di 17/18/19 anni sono lasciati quasi soli al proprio destino ed il loro rendimento in campo ne risente parecchio. Le riforme, però, vanno valutate una volta applicate ma, sulla carta, potrebbe essere una svolta per il calcio giovanile. Certo, poi sta al singolo giocatore meritarsi la promozione in campo.