Per il nostro angolo interviste quest’oggi trovate Daniele Pagani, ex calciatore ed ora esperto in storytelling sportivo. È il fondatore di La Gazzetta di Don Flaco, un blog che vuole narrare di calcio in maniera epica, insolita, certamente non banale. El Flaco (questo è il suo soprannome) ha deciso di raccontarsi ai microfoni di Football Scouting, network con cui ha già collaborato in passato. A seguire leggerete le sue parole, raccolte dal nostro collaboratore Nicola Chiacchio.
Daniele Pagani a FS: l’amore per il Sud America e l’etimologia di un soprannome assai particolare
Ciao Daniele. Parto subito col chiederti: come mai El Flaco?
“Quella de El Flaco è una storia curiosa. Innanzitutto è ispirato al mio tipico atteggiamento in campo, quando ancora giocavo. Nel tempo ha assunto un significato bivalente. Quando ero sul rettangolo di gioco, anche a causa della stazza, avevo sempre un modo di fare ciondolante. In un anno passai da prima punta a difensore centrale ed il mio allenatore, un po’ per questa mia indole, un po’ per la testa calda, mi volle esageratamente paragonare a Diego Godín: Flaco, per l’appunto. Nello stesso anno, essendo diabetico, avevo sempre bisogno di curarmi in maniera puntigliosa prima di allenamenti e partite. Proprio per questo Flaco si collegò anche al termine “emaciato”. Mi porto dietro questo nome con fierezza, mi ricorda un bel periodo della mia adolescenza”.
Perché questo amore assiduo per il calcio sudamericano? C’è stato un episodio, un calciatore o una partita particolare che ti ha portato su questa strada?
“Per uno come me, cresciuto nel mito del Chino Recoba e Adriano Emperador, non poteva che essere amore a prima vista col calcio sudamericano. Ho sempre avuto un legame assai viscerale con il fútbol argentino. Probabilmente sono stato influenzato dai tanti calciatori dell’albiceleste che sono passati da Milano. In Argentina sono tifoso del Boca Juniors da sempre, ma curiosamente il mio idolo è sempre stato El Payaso Aimar del River Plate. Già per questo qualcuno potrebbe odiarmi e farebbe bene (ride, ndr), ma al cuor non si comanda”.
Daniele Pagani a FS: qualche anticipazione sul libro ed il giudizio su alcuni possibili craques sudamericani
Vuoi consigliarci qualche talento che proviene da quelle parti? Che non sia il solito nome che troviamo facilmente raccontato dai media, un volto nuovo insomma.
“Sarebbe troppo facile fare il nome di talenti come Lautaro Martínez, Maycon del Corinthians ed Arthur del Grêmio. In questo caso si parla di giocatori già pronti per calcare determinati palcoscenici. Personalmente impazzisco per Argentina ed Uruguay. In terra albiceleste sto seguendo con molta attenzione la maturazione di Tomás Conechny del San Lorenzo e Matías Vargas del Vélez, che sotto la guida filo-bielsista di Heinze può davvero diventare un craque. Occhio anche a Cristian Romero del Belgrano e Gonzalo Montiel. In Uruguay mi sento un po’ lo scopritore di Marcelo Saracchi del River Plate, di cui ho parlato nel dicembre 2015, e ho un debole per Nicolás Schiappacasse dell’Atlético. Per quanto riguarda i brasiliani invece, faccio i nomi di Éder Militão del São Paulo e Lincoln del Flamengo. Quest’ultimo può diventare anche più forte di Vinicius Junior. Altri nomi sparsi sono Wuilker Faríñez, José Godínez e Carlos Cuesta“.
Stai scrivendo anche un libro. Puoi darci qualche anticipazione in esclusiva?
“Sì, confermo. C’è un progetto definito e avviato per un libro. Per ora posso svelarvi che il protagonista sarà un calciatore sudamericano molto amato in Italia e che avrò come collaboratore il mio inseparabile amico e collega Matteo Albanese, che peraltro a breve esordirà in libreria con un bel lavoro sul calcio greco. La speranza di entrambi è quella di consegnare il prodotto finito entro l’ottobre prossimo”.
Daniele Pagani a FS: un pensiero sul mondo del giornalismo, lo storytelling ed i progetti futuri
Ti occupi soprattutto di storytelling, come si nota facilmente dando un’occhiata al tuo sito web “La Gazzetta di Don Flaco” (che trovate qui). C’è una motivazione particolare? E soprattutto, collabori con qualcuno attualmente?
“Sì, sulla GdDF ci occupiamo principalmente di storytelling e analisi. Il progetto è nato in collaborazione con Fabio Simonelli, mio vice e amico di vecchia data. Attualmente ci siamo allargati: siamo undici scrittori, quattro grafici ed un PR che si occupa di trovare collaborazioni con altri siti/blog come noi. Ho iniziato a scrivere di pallone a 19 anni, in un periodo molto complicato della mia vita. Ero appena stato costretto a rinunciare per sempre al calcio giocato, su consiglio dei medici dopo il terzo, grave infortunio al legamento crociato. La scrittura è stata un’ancora di salvezza dalla depressione. Da lì mi sono ripromesso che avrei provato a dare qualcosa al calcio, come lui ha dato tutto a me. Al momento sto collaborando con Urbone Publishing, a breve sarà disponibile la rivista UK 5 dove parlerò di un campione come Éric Cantona“.
Ma perché proprio lo storytelling, questa linea editoriale così settoriale?
“Semplicemente credo negli ideali di un giornalismo più pulito e basato sul binomio tra pallone e cultura. Ho trovato tante realtà oltre alla mia, come Contrasti, Uomo nel Pallone e Blog Calcio Cina, che condividono questo modello. Come del resto ho trovato anche tanti siti interessati al puro clickbait. Credo sia oltremodo necessaria una rivoluzione culturale ed allo stesso tempo un netto ricambio generazionale. Diciamo, senza troppa arroganza, che l’era dei “dinosauri” e del giornalismo campato per la sola notiziabilità dovrebbe finire. E questo va oltre al solo mondo del calcio”.
Ci sono altri progetti in vista, escludendo il libro?
“Innanzitutto laurearmi (ride, ndr). Sicuramente l’obiettivo principale è portare avanti il progetto della GdDF (che potete seguire a questo indirizzo) e scrivere altri libri. Preferisco la definizione di storyteller, piuttosto che giornalista sportivo. In ogni caso sì, ci sono un paio di progetti in cantiere che spero possano nascere e prendere il via. Per uno di questi avrò un colloquio a breve con chi di diritto”.
Daniele Pagani a FS: un cuore nerazzurro che ammette la superiorità della Juventus
Ami il calcio sudamericano, certo. Ma sarai anche tifoso di una squadra italiana, no?
“Sicuramente ti ho già fornito un paio d’indizi che valgono quanto una prova, in una delle domande di prima. Sono tifoso interista da sempre grazie all’influenza di mio padre, di Recoba e Adriano. Siamo in un periodo un po’ complicato, ma credo alla qualificazione in Champions League. Rafinha potrebbe essere l’uomo in più, a mio avviso. Non ti nego comunque che mi piacerebbe vedere Xian Emmers e Zaniolo in prima squadra. Sono di un altro livello rispetto ai loro coetanei. Ovviamente anche Facundo Colidio“.
Siamo in chiusura. Un tuo pensiero sul campionato di Serie A.
“Da agosto sostengo che la Juventus di Massimiliano Allegri sia ancora la squadra da battere e resto convinto che anche quest’anno i bianconeri vinceranno lo Scudetto, purtroppo (ride, ndr). Il Napoli di Maurizio Sarri avrebbe il potenziale per spezzare questa egemonia, ma il campionato non è solo questione di bien jouer. È una guerra di nervi, in cui Allegri è un maestro. Dietro vedo Lazio, Inter e Roma. Ma non escludo il Milan di Gattuso, anche se la tenuta mentale e atletica potrebbe venire un po’ a mancare verso il finale di stagione. Un po’ come successe per l’Inter di Pioli, tanto per intenderci. In zona retrocessione spero vivamente che si salvi la SPAL, gli abbiamo anche regalato un punto (ride, ndr). In realtà mister Semplici merita tanto”.
Daniele Pagani a FS: impossibile non parlare anche di Davide Astori
Esaustivo al massimo. Vuoi aggiungere altro?
“Sì, colgo a volo l’occasione anche per ringraziare i tantissimi tifosi della Fiorentina che mi hanno scritto un messaggio in privato nei giorni scorsi dopo la dipartita di Davide Astori. La sua scomparsa è una perdita molto grave per il calcio italiano. Se ne va un cuore viola, di sangue blu. Un ragazzo dagli scarpini sporchi ed il viso pulito. Al 13esimo minuto di ogni partita, in ogni stadio, mi piacerebbe vedere i tifosi di ogni squadra alzarsi in piedi e applaudire per un minuto in sua memoria”.
Sarebbe un’iniziativa meravigliosa… Direi che può bastare così. Ringrazio Daniele Pagani (che vi invito a seguire) a nome di tutta la redazione di Football Scouting!
“Grazie a te, è stato un piacere!”.
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