Fonte: Roberto Nencini – www.calcioscouting.com

Entriamo nello specifico nella figura del Talent Scout.

Quale deve essere il grado di preparazione del Talent Scout?

E’ innegabile che avere trascorsi da giocatore di calcio o da tecnico, in particolar modo di settore giovanile, aiuta molto nell’intraprendere questa attività. Conoscere il calcio per averlo giocato o per aver trasmesso insegnamenti in seguito all’acquisizione di determinati requisiti tecnici, consente di comprendere “da vicino” le dinamiche del gioco del calcio nei suoi aspetti più variegati. Questo però non significa che solo gli ex calciatori o gli allenatori abbiano le competenze per diventare dei bravi Talent Scout!

La base comune è la “conoscenza dei tanti aspetti che fanno di un giovane calciatore un possibile talento”, serve dunque adeguata formazione per poter intraprendere la professione del Talent Scout. Ma non è tutto, alle competenze di natura tecnica, tattica, fisica, motoria, psicologica, evolutiva e via discorrendo, lo scopritore di talenti deve necessariamente andare a cogliere particolari che ad “altri sfuggono”, soprattutto in fase di “identificazione del talento”…,in definitiva, il Talent Scout deve “osservare e vedere” al di la dell’ovvio!

Molti, infatti, si ritengono capaci nell’identificare il giovane che ha qualità tecniche spiccate e un gran senso del gol…, magari, nella stessa partita, non viene osservato/identificato il piccolo difensore esterno che attacca gli spazi con i giusti tempi di gioco e collabora attivamente con il reparto difensivo mantenendo giuste distanze e dando equilibrio all’intero reparto! Tanto per fare un esempio.

Ma essere tecnicamente preparati è sufficiente per diventare un buon Talent Scout?

Come accennato avere un’ampia conoscenza è la base, ma non è la sola condizione per identificare il Talento. C’è bisogno di altro, di qualcosa di più “astratto e creativo”, una sorta di “predisposizione naturale”, fattore questo, che può fare veramente la differenza! Riassumendo con un’addizione:

Tecnica + Predisposizione Naturale = DISCRETE possibilità di identificare un Giovane Calciatore di Prospettiva. 

C’è un “segreto” o una miscela di elementi che possono rendere ancor più predittiva l’identificazione di un giovane calciatore di prospettiva?

L’esperienza è un altro elemento aggiuntivo; vedere tante partite e tanti giovani è una condizione necessaria, magari “specializzandosi” per classi d’età può aiutare ad affinare ancor di più l’osservazione. Utile vedere partite di giovani già selezionati in una squadra professionistica della nostra zona di lavoro abituale, questo può contribuire a dare un termine di confronto di massima con i coetani, per capire il livello dei ragazzi, sempre in riferimento alla classe d’età, s’intende. Riassumendo:

Tecnica + Predisposizione Naturale + Esperienza= DISCRETE/BUONE possibilità di identificare un Giovane Calciatore di Prospettiva. 

Qual’è la novità del vostro modo di fare Scouting?

Grazie ad un modello di lavoro che “osserva il mondo del calcio giovanile”, abbiamo il proposito di unire competenze diverse, integrando l’esperienza “di campo” dell’allenatore di base, la formazione dell’osservatore e la competenza del consulente in psicologia dello Sport e Mental Trainer. L’osservazione si basa su un attento e scrupoloso lavoro di strutturazione e analisi dei vari indici di osservazione necessari all’identificazione del Giovane Calciatore di Prospettiva sul piano Tecnico, Tattico, Fisico-Atletico e Psicologico (Modello di Lavoro TT-CM). L’aspetto mentale, sempre più importante e considerato in sede di selezione, va ad analizzare il comportamento in relazione ad indici attentivi e di concentrazione, ma anche relazionali e reattivi, in particolare andando ad analizzare particolari situazioni di stress psico-fisico. Riassumendo:

Tecnica + Predisposizione Naturale + Esperienza + Integrazione di Competenze diverse (Lavoro di Squadra)= BUONE possibilità di identificare un Giovane Calciatore di Prospettiva.